Superare l’alternativa del make or buy. L’esperienza del Consorzio Operativo Gruppo Monte dei Paschi di Siena.
Da più parti arriva il messaggio che l’outsourcing si sta evolvendo,
che sta cambiando pelle. Che da semplice delega di attività non core, sta
diventando sempre più una strategia da perseguire insieme ai partner (si
badi bene, non all’outsourcer), per raggiungere nuovi livelli di eccellenza
aziendali.
Il problema è che se sul principio, molti si trovano d’accordo,
più difficile risulta tradurre in modo operativo quanto deciso ai grandi
vertici. E questo per due motivi: il primo è che non esiste una strategia
uguale per tutti, ciascuna azienda è una storia a sé e la replicabilità
delle strategie non porta agli stessi risultati. Secondariamente, interpretare
in azioni operative le strategie messe a punto a tavolino per progetti di sourcing
non è affatto facile.
Disegnare una strategia di sourcing richiede una fase di analisi ed una esecutiva
ben distinte fra loro. “Nella fase di analisi – spiega Francesco
Ortesta, responsabile del processo di definizione e governo delle politiche
di sourcing del Consorzio Operativo Gruppo Monte Paschi di Siena – bisogna
sapere rispondere in modo coerente, non episodico e soddisfacente alle seguenti
domande“:
- Possiamo farlo con le risorse interne?
- E’ conveniente farlo con le risorse interne?
- Quali sono i rischi connessi all’esternalizzazione/accentramento?
- Quali sono i vantaggi?
- E’ possibile tornare indietro?
A questo punto, solo dopo aver disegnato la mappa delle possibili alternative
si può passare alla fase esecutiva e rispondere alle seguenti domande:
- Che cosa?
- A chi?
- Dove?
- Come?
Ortesta sottolinea come la nuova relazione con i fornitori deve superare la
natura puramente commerciale per arrivare a un rapporto basato sullo scambio
di know how e di competenze. I fornitori insomma devono essere strategici per
la crescita e la competitività aziendale. “La partnership
– conclude Ortesta – va inquadrata come un programma di cambiamento per
ottenere la creazione di un valore prolungato nel tempo invece di un benificio
una tantum“.