I cittadini “normali” della Rete, quelli che non sono già passati armi e
bagagli ai soli social media come mezzo di comunicazione, cominciano a
lamentarsi di quanto sia diventato frustrante gestire i messaggi di
posta elettronica, sia per la difficoltà di districarsi tra messaggi
utili, inutili e dannosi, sia per il sistema obsoleto di funzionamento.
Annoveriamo tra i messaggi utili tutti quelli che contengono
informazioni necessarie come l’orario di un appuntamento, la lista della
spesa della moglie, un ordine del giorno o l’appuntamento per la
partita di calcetto: insomma tutto ciò che in passato richiedeva una
telefonata, un fax o una lettera.
Poi ci sono i messaggi inutili, che
possono anche essere piacevoli, come gli auguri di compleanno, il
suggerimento di un nuovo film da vedere o di un libro da leggere, ossia
tutto quello che in passato ci si diceva al telefono o durante la
passeggiata in centro. Tra i messaggi inutili e non piacevoli
annoveriamo le catene di Sant’Antonio e la maggior parte dello spam.
Infine tra i messaggi dannosi metteremmo, oltre agli spam pericolosi e
contenenti virus e cavalli di Troia, tutte quelle e-mail che il mittente
poteva tranquillamente risparmiarsi e che hanno l’unico effetto di far
perdere tempo al destinatario.
Vista in questi termini, la questione
assume una serie di sfaccettature che ci sembra interessante analizzare.
Qualcuno definisce l’e-mail come “quella piattaforma che usiamo tutti i
giorni”, mentre più di recente c’è chi la vede come “quella piattaforma
che ci usa tutti i giorni”. In effetti per molti di noi non c’è
abbastanza tempo per rispondere a tutte le e-mail ricevute e questa
condizione di sentirsi inadeguati – o comunque di non essere in grado di
fare ciò che solo pochi anni fa non solo era piacevole, ma soprattutto
era fattibile – può essere fonte di stress. Tranquilli, la colpa non è
né nostra, né dell’e-mail. Bisogna infatti tenere conto del fatto che
l’e-mail è stata ideata in un periodo in cui non eravamo connessi alla
rete con l’intensità e la frequenza con cui lo facciamo oggi.
L’e-mail
era usata in ambito lavorativo come alternativa veloce al fax o come
promemoria successivo ad una telefonata: “Appena chiudiamo la
telefonata, ti mando per e-mail l’elenco delle cose che ci siamo detti,
così magari ci riflettiamo sopra” era il classico approccio degli anni
‘90. Nei primi anni 2000, invece, già si cominciava ad assistere alla
deriva del tipo: “Hai visto che carino quel link che ti ho mandato per
e-mail?”, oppure, più di recente: “Ma le hai lette le 34 e-mail che ti
ho mandato un’ora fa?”.
Quindi i metodi classici di comunicazione, il
telefono o la chiacchierata faccia a faccia, da propedeutici all’invio
dell’e-mail sono diventati successivi, ossia oggi vengono usati come
controllo dell’effettiva lettura e comprensione del messaggio inviato. E
non potrebbe essere diversamente: oggi inviare un messaggio di posta
elettronica non significa avere la certezza che il destinatario se ne
accorgerà prima che la casella in entrata si riempia di dozzine di altre
comunicazioni, alcune utili e inutili all’apparenza, alcune inutili ma
all’apparenza utili, e altre dannose o fastidiose da cancellare subito.
Anzi, va detto che molti di noi non hanno neanche il tempo di cancellare
i messaggi indesiderati. È vero che gli algoritmi per la
classificazione dei messaggi come spam o junk sono migliorati e che,
anche settando il filtro sulla massima protezione, la probabilità che un
messaggio veramente importante sia classificato come indesiderato è
bassa.
Molti utenti, però, magari proprio quelli in attesa di una
risposta ai numerosi curriculum inviati per un posto di lavoro, non
possono assolutamente rischiare di perdere un messaggio perché il filtro
del client ha deciso che la proposta lavorativa ricevuta dalla ditta
dei nostri sogni è spam. È anche vero che c’è sempre la possibilità di
andare a scorrere l’elenco dei messaggi indesiderati alla ricerca di
quelli buoni, ma allora il tempo perso è lo stesso di quello dedicato da
chi scorre la casella di posta in entrata per cancellare i messaggi che
il nostro cervello, e non un misterioso algoritmo, classifica come
indesiderati. In questa seconda ipotesi, tra l’altro, nel corso della
sessione di “pulizia” è anche possibile eliminare ciò che spam non è, ma
che noi annoveriamo tra i messaggi inutili o dannosi. Così, di primo
acchito, ci vengono in mente le richieste del collega petulante,
l’ennesimo “save the date” per un evento al quale abbiamo già deciso di
non andare e quella messe di messaggi di auguri impersonali corredati di
improbabili immagini scaricate da Internet.
Un mondo che cambia
Come
sta evolvendo il mondo delle applicazioni, andando nel senso di una
applicazione specifica per ogni funzione, anche quello della
messaggistica sta cambiando e gli sviluppatori si stanno applicando per
darci le soluzioni alle nostre esigenze. L’e-mail così come la
conosciamo ci accompagnerà ancora per un bel po’ di tempo, ma per usi
specifici ci sono già delle interessanti alternative.
La posta
elettronica, nata ufficialmente nel 1971 quando Ray Tomlinson installò
su ARPANET un sistema in grado di scambiare messaggi fra le varie
università (sebbene chi ne abbia realmente definito il funzionamento sia
stato Jon Postel), è stata probabilmente, prima ancora del boom del
Web, l’innovazione informatica più interessante del XX secolo. Con i
primi client, rigorosamente con interfaccia a linea di comando bastava
una modesta connessione alla rete anche a soli 14 Kb per guadagnare una
libertà di comunicazione con il mondo inimmaginabile solo pochi anni
prima.
Nel tempo l’e-mail è cambiata perdendo lentamente molto dello
spirito iniziale per trasformarsi in uno strumento non solo residente
nel computer, ma accessibile con qualsiasi browser. In questo modo
l’utenza risulta svincolata dalla necessità di possedere un computer e
di installarci un client di posta elettronica. Vi sono estimatori di uno
e dell’altro approccio, ma se per coloro che hanno abbracciato
completamente la soluzione online non mancano proposte alternative, i
duri e puri dell’e-mail su programmi residenti hanno qualche difficoltà
nel trovare un valido sostituto a Mail. I motivi che spingono un utente a
trovare alternative alla sicurezza che infonde Apple con i suoi
prodotti sono molteplici, si va dal semplice desiderio di usare qualcosa
comunque diverso alla necessità di funzioni specifiche non possedute
dalle soluzioni standard.
Tanto per fare un esempio citiamo lo
storico client Eudora che ha accompagnato molti di noi a partire dalla
fine degli anni ‘80.
Lo sviluppo di Eudora è stato sospeso
alcuni di anni fa e nessuna software house ha potuto acquisire il codice
sorgente anche a causa di questioni legali e di diritti di autore. La
capacità di applicare filtri, salvare le mailbox ed effettuare ricerche
restano dei must di Eudora, al punto che molti utenti che necessitano di
simili funzioni non sono ancora passati a Lion e Mountain Lion dove,
per l’assenza di Rosetta, Eudora non funziona. Ai nostalgici utenti di
Eudora non sono bastate le funzioni del progetto Thunderbird, con cui si
è cercato di replicare l’interfaccia di Eudora, e l’unica speranza è al
momento riposta in una giovanissima software house, Macsimize Software (www.macsimizesoftware.com),
che ha rilevato il codice sorgente di MailForge dalla ormai estinta
Infinity Data Systems. MailForge è un interessante progetto, nato
diversi anni fa col nome di Odysseus, che si prefigge lo scopo di
sviluppare un vero sostituto di Eudora, replicandone le funzioni più
richieste dagli utenti. Per dare un’idea della reale necessità di un
simile programma, basti considerare che è persino sorto un gruppo su
Facebook (www.facebook.com/WeWantEudora), come petizione genericamente indirizzata verso potenziali sviluppatori affinché si adoprino per proporci valide soluzioni.
Qualche suggerimento
Che
siate entusiasti estimatori dell’approccio web-based o che apparteniate
alla meno folta schiera dei duri e puri dei client professionali,
seguiteci in questa rassegna delle soluzioni offerte ai quei Mac-user
che per diletto o per necessità vogliono provare qualcosa di alternativo
ad Apple Mail o a iCloud. In questa prima puntata ci interesseremo
delle alternative all’e-mail in toto, mentre nella seconda puntata
passeremo in rassega i client alternativi.
Yammer (http://www.yammer.com)
Immaginiamo un Facebook
privato dove invece che scambiarsi foto e commenti sulla politica si possa
comunicare con i colleghi con la certezza che il messaggio non finirà nello
spam. Se compagnie come DHL, Shell, 7-Eleven e Telefonica O2 hanno scelto
Yammer, c’è da fidarsi. Ancora poco diffuso in Italia, sta facendo breccia
negli ambienti universitari dove lo spam collegato all’e-mail tradizionale ha
raggiunto livelli non più sostenibili. L’interfaccia è molto simile a quella di
Facebook e non poteva essere diversamente, visto che investitori e parte del
management sono gli stessi. Per i duri e puri delle applicazioni residenti c’è
anche un client per OS X Mountain Lion. È evidente che se ci si registra con un
dominio commerciale c’è poco di privato, e l’intera esperienza diventa molto
simile a Facebook, ma limitandosi all’uso con domini aziendali è possibile
creare rapidamente gruppi di lavoro da gestire con pochi clic. Provare per
credere.
Shortmail (http://www.shortmail.com)
Come Facebook sta a Yammer,
Shortmail sta a Twitter. Con il limite imposto di 500 caratteri, l’applicazione
viene incontro a chi considera le lunghe e-mail controproducenti e preferisce
messaggi concisi ed educati. Gli sviluppatori affermano di voler rendere la
comunicazione più divertente, veloce, efficiente e sociale. In pratica
Shortmail combina il meglio di Twitter, dell’e-mail e degli SMS. C’è la
possibilità di inviare i messaggi privati come regolari e-mail oppure di
renderli pubblici, alla stregua di Facebook e Twitter, così che di volta in
volta l’utente possa scegliere il livello di privacy. Un valore aggiunto è la
possibilità di configurare sia il client sul Mac che sui dispositivi iOS.
L’idea è intrigante e di sicuro sarà apprezzata dagli amanti delle e-mail corte
e dirette, ma potrebbe mettere in difficoltà chi ha necessità di inviare lunghi
messaggi o messaggi con allegati, che shortmail non supporta, sempre per la
scelta minimalista. Interessante la possibilità di sapere se l’utente (che però
deve essere un utente di shortmail.com) ha letto il nostro messaggio: basta
aprire la conversazione e indugiare per un attimo col puntatore del mouse
sull’icona dell’occhio, sulla destra, fino a far apparire il nome di chi ha letto
il nostro messaggio. In pratica Shortmail inserisce un’immagine di pochi pixel
nel corpo del messaggio: quando il destinatario apre l’e-mail, il server
registra l’accesso e invia al programma il dato, per una statistica a prova di
errore. Se in futuro gli sviluppatori fossero in grado di garantire un rapido
accesso a servizi cloud, come Dropbox o Google Drive, per permettere comunque
di gestire agevolmente gli allegati senza perdere le promesse semplicità e brevità,
forse Shortmail potrebbe rappresentare il futuro della posta elettronica.
Facebook (http://www.facebook.com)
Come gli altri è gratuito,
accessibile da tutti i moderni browser e dai dispositivi iOS, anche con App
specifica e conosciuto da tutti. Anche se Facebook è solitamente considerato
uno strumento per lo svago, le potenzialità per un uso anche professionale non
mancano. Dai settaggi dell’applicazione è possibile configurare l’accesso alle
nostre pagine in maniera maniacale fino al punto di impedire qualsiasi tipo di
interazione (né nuovi post, né commenti ai nostri), così da rendere di fatto la
bacheca un sito web. Per inviare un messaggio dalla sezione Messaggi, in alto a sinistra, si
seleziona il comando Invia un nuovo
messaggio e il gioco è fatto: il testo sarà inviato ai destinatari e ciascuna
risposta resterà nella memoria di Facebook, per essere visualizzata in futuro,
senza necessità di quotare i precedenti messaggi. Facebook non pone limiti alla
lunghezza del messaggio, ecco perché alcuni suggeriscono di passare oltre e di
valutare Twitter, come sostituto minimalista dell’e-mail.
Twitter (http://www.twitter.com)
Anche Twitter, se usato
per inviare i cosiddetti DM (direct message), rappresenta una valida alternativa
all’e-mail, soprattutto alle scelte minimaliste. Twitter, col suo limite di 140
caratteri, è il sostituto degli sms. Molte aziende, soprattutto quelle che
pongono in primo piano la soddisfazione del cliente in rapporto alla velocità
di risposta ai quesiti, stanno affiancando Twitter ai più classici form su
pagine web o al supporto clienti per e-mail. Con Twitter per inviare un
messaggio diretto è sufficiente selezionare, dal menu a tendina a fianco dell’utente
da contattare, l’opzione Invia un
messaggio diretto, per far apparire un campo col conto alla rovescia
settato a 140 caratteri. Anche con Twitter, come visto per Facebook, è
possibile inviare il messaggio a più utenti, sebbene qui manchi la possibilità
di spedire allegati, che eventualmente vanno caricati in un server cloud e
linkati nel messaggio. Come commentato nel paragrafo su Shortmail, anche qui auspichiamo
in un prossimo futuro l’inserimento di una rapida funzione per fare
contestualmente l’upload degli allegati e l’inserimento dei link nel testo.
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