Le tecnologie: Tracciabilità, business per molti ma non per tutti

La legge c’è, le tecnologie anche, ora si tratta di proporre la soluzione al cliente con competenza e pazienza

Ancora una volta le opportunità di vendita per gli operatori Ict arrivano
dalla normativa. Il regolamento n.178/2002 dell’Unione europea, a cui
le aziende devono adeguarsi entro il 2005, stabilisce i principi e i requisiti
generali per regolamentare la produzione alimentare. In particolare, il regolamento
definisce le norme sulla “tracciabilità di filiera”. Per
tracciabilità si intende la necessità di reperire le informazioni
relative ai diversi lotti produttivi, a quelli degli ingredienti utilizzati
per fabbricarli e ai clienti a cui sono stati consegnati. Questi tre gruppi
di informazioni devono essere legati tra loro in modo da poter risalire, lotto
per lotto, da un gruppo agli altri due. Attraverso la tracciabilità,
dunque, si intende risolvere il problema di lotti difettosi e degli ingredienti
dannosi, ottimizzando le procedure di resa.
La soluzione tecnologica da proporre al cliente del mercato del food&beverage
ruota intorno al concetto di Rfid, il sistema di localizzazione degli oggetti
in radiofrequenza. Di Rfid se ne parla da tempo. Se il 2004 è stato l’anno
di preparazione delle soluzione da parte dei vendor, il 2005 sarà l’anno
dell’implementazione della tecnologia da parte degli operatori di canale.
I vantaggi di un sistema di tracciabilità basato su Rfid sono: la semplicità
della tecnologia, l’ottimizzazione della supply chain e un conseguente
risparmio, sia in termini di spese che di risorse. Un sistema Rfid è,
tecnologicamente, semplice e facile da integrare all’interno dell’infrastruttura
It dell’azienda cliente. Il fornitore può decidere di proporre
una soluzione onnicomprensiva, che preveda hardware o software, come per esempio
quella presentata da Intel, Siemens e Sap, oppure può costruirne una
sua, scegliendo il meglio dalle offerte dei vendor. Ancora una volta, però,
il lavoro preliminare di consulenza è fondamentale. Il fornitore deve
avere ben presente: la procedura di produzione, la struttura del sistema informativo
preesistente, le necessità del cliente e la sua capacità di spesa.
È importante, inoltre, illustrare al prospect che, a fronte di un investimento
iniziale, il cliente registrerà un reale beneficio dopo un certo tempo
e a patto che la tecnologia sia stata ben integrata all’interno dell’architettura
software già presente. Per questo, può essere utile partire con
una sperimentazione che coinvolga solo una parte della produzione, una divisione
o un gruppo ben definito di lotti. Le tecnologie, le appliance e i software
coinvolti in una architettura Rfid, come dicevamo, sono "semplici",
ma questo non legittima l’operatore di canale a una vendita "mordi
e fuggi", visto che la parte di consulenza e servizio richiederà
tempo e risorse e solo chi si propone con la giusta competenza può fare
fronte a un simile impegno.

Opportunità in pillole
A chi: Mercato food&beverage, ma anche il retail
Che cosa: Una soluzione basata su Rfid, ma anche software di
Supply chain, Business intelligence, Customer relationship management, Product
lifecycle management o Erp di seconda generazione che integrino questi moduli
Perché: Il regolamento n.178/2002 dell’Unione europea
sulla tracciabilità alimentare chiede l’adeguamento a tutte le aziende
entro il 2005

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