Ciao a tutti, siamo all’episodio 11 di Le Voci dell’AI.
Oggi parliamo di AI, open source e competizione.
Mi sto riferendo al promemoria intitolato “We Have No Moat, And Neither Does OpenAI”, apparentemente scritto da un dipendente Google per uso interno, ma divulgato su internet.
Sono certo che, come me, avrete letto vari articoli su questo documento.
Ma se non lo avete fatto, il succo del promemoria è questo: né Google, né OpenAI, con i loro modelli di AI generativa proprietari hanno un vantaggio competitivo sostenibile contro l’AI generativa open source che sta per arrivare.
Dopo quasi un decennio passato a occuparmi di strategie di business e prodotto in Red Hat, devo dire che il promemoria presenta una visione un po’ miope di quello che costituisce un vantaggio competitivo open-source o meno e alcuni assunti sono piuttosto discutibili.
Tre punti prima di cominciare.
Il primo punto: perché ci interessa questo argomento? Se la nostra azienda si prepara ad adottare una soluzione basata sui modelli di AI forniti da OpenAI o Google direttamente o da terze parti o se siamo un partner che sviluppa una soluzione basata sull’intelligenza artificiale di OpenAI o Google o se siamo un competitor di OpenAI o Google, in tutte queste situazioni vogliamo capire qual è la probabilità di successo di queste aziende in base al modello di business che stanno adottando e al potenziale delle tecnologie che stanno offrendo.
Secondo punto: non è molto importante se il promemoria è reale o inventato, è stato scritto di proposito per una divulgazione “non autorizzata” o meno. Questi sono gossip che non ci interessano.
Quello che ci interessa è il fatto che questo promemoria ci dà l’opportunità di ragionare su una serie di punti strategici di enorme importanza, esattamente nel momento critico in cui le aziende di tutto il mondo stanno prendendo delle decisioni sulle AI che influenzeranno il loro business per i prossimi anni.
Terzo punto: anche se il promemoria non lo menziona direttamente, quando parliamo di OpenAI non possiamo non parlare di Microsoft, giacché è principalmente attraverso Microsoft che OpenAI sta distribuendo la sua tecnologia.
Ed è grazie al feedback di milioni di utenti Microsoft che l’intelligenza artificiale di OpenAI diventa sempre più accurata nel rispondere alle nostre domande.
Nel grande schema delle cose non conta solo quello che OpenAI offre o offrirà sulla sua piattaforma, ma anche il fatto che Microsoft sta offrendo le tecnologie di OpenAI su scala planetaria attraverso l’integrazione con Microsoft 365.
Ok, vediamo dov’è che il promemoria va trattato con estrema cautela.
Non abbiamo un ingrediente segreto, scrive l’autore.
Questo è vero: al momento la matematica e le tecniche che sono alla base degli ultimissimi modelli di intelligenza artificiale vengono pubblicati in ricerche accademiche aperte a tutti. Chiunque abbia la competenza per implementare queste tecniche può farlo immediatamente.
Infatti, molte delle tecniche che hanno rivoluzionato l’AI moderna sono state inventate e pubblicate online dal dipartimento di Google chiamato Google Brain, quello che è stato appena fuso con la divisione di Google chiamata DeepMind.
C’è un problema enorme con questo assunto.
Innanzitutto, la condivisione delle tecniche di intelligenza artificiale che vediamo oggi non è necessariamente per sempre.
Abbiamo già visto che, con il rilascio di GPT-4, OpenAI ha smesso di divulgare i dettagli architetturali del suo nuovo modello o i dettagli del data set che ha usato per istruire quel modello o come ha istruito quel modello, mentre le aziende che sviluppano AI open source, come Stability AI, continueranno a divulgare tutti i dettagli necessari per replicare il loro lavoro.
È improbabile che OpenAI e Google facciano lo stesso in futuro.
Ma il problema più grande di questo assunto è che un ingrediente segreto nella competizione di mercato non è necessariamente nella tecnologia in sé.
Anche se OpenAI e Google continuassero a divulgare le tecniche alla base della loro intelligenza artificiale e tutti i fornitori tecnologici in ballo abbracciassero, il modello open-source, ci sono due cose che contano infinitamente di più della tecnologia che sta alla base di un prodotto.
La prima cosa è l’esperienza che il prodotto offre: una tecnologia straordinaria e irriproducibile dai concorrenti, che sta alla base di un prodotto che nessuno vuole usare non offre nessun vantaggio competitivo. Due concorrenti che usano la stessa identica tecnologia di base, open source o meno, ma offrono due esperienze utente drammaticamente diverse, non cattureranno la stessa porzione di mercato.
Una esperienza utente eccezionale è in sé un ingrediente non segreto che fa un’enorme differenza nella competizione.
Il fatto che aziende come Stability AI o MosaicML o Databricks offrano un’AI open-source altamente competitiva con l’intelligenza artificiale di OpenAI e Google non è una garanzia di successo.
Infatti gli ultimi venti anni sono stati costellati da migliaia di progetti open-source tecnicamente eccellenti, con un’esperienza utente terribile, che non hanno mai raggiunto un’adozione di massa.
La seconda cosa che fa un’enorme differenza dal punto di vista competitivo è il meccanismo di distribuzione di un prodotto.
Una tecnologia straordinaria e irriproducibile dai concorrenti che sta alla base di un prodotto che nessuno ha l’opportunità di usare non offre un vantaggio competitivo.
Due concorrenti che usano la stessa identica tecnologia di base, open source o meno, ma hanno due modelli di distribuzione drammaticamente diversi, non cattureranno la stessa porzione di mercato.
Un’eccellente capacità di distribuire i propri prodotti è in sé un ingrediente non segreto che fa un’enorme differenza nella competizione.
Quindi vale lo stesso discorso fatto prima.
Il fatto che Stability AI o MosaicML o Databricks offrano un’AI open-source altamente competitiva non è sufficiente per competere contro una società come Microsoft, che è in grado di esporre la tecnologia di OpenAI in ogni singola installazione di Microsoft 365 nel mondo o contro una società come Google che è in grado di esporre la propria AI nella home page.
Questo è vero, soprattutto se l’AI open-source, altamente competitiva, ci chiede delle acrobazie tecniche per essere installata.
Tutto questo ci porta al secondo assunto, che è altamente problematico in questo promemoria.
L’autore dice: le persone non pagheranno per un modello limitato quando ci sono delle alternative non limitate open source di qualità comparabile.
L’assunto tipico di un tecnologo è che la qualità tecnica di una soluzione e tutto quello che conta e quella qualità tecnica sarà così evidente a tutti i potenziali compratori che non potranno che scegliere quella soluzione.
Il mondo va raramente così, e anche se i tecnologi di Google la pensano diversamente, ammesso che il promemoria sia vero, gli esseri umani comprano spesso cose che sono più facili da ottenere, più facili da usare e che altre persone nel loro circolo sociale già posseggono.
L’open source, da solo, non è mai un vantaggio competitivo.
Ci sarebbe molto altro da dire a proposito di questo promemoria, ma ci fermiamo qui per questa settimana.
Come sempre, scrivetemi i vostri commenti e domande.
Ciao!