Le Voci dell’AI – Episodio 38: OpenAI, le ragioni di un dramma

Ciao a tutti! Oggi, a grande richiesta, parliamo del dramma di OpenAI che si è consumato nelle ultime due settimane.

Ma non preoccupatevi: l’ultima cosa che faremo è il settecentesimo riassunto di tutto quello che è successo.

Infatti, se non avete tutti i dettagli di quello che è successo, vi consiglio di sospendere questo video e andare a leggere 01net e poi tornare qui per quello che segue.

Cominciamo: la cosa in assoluto più importante da dire è questa: niente, assolutamente niente di tutto quello che è stato detto ha alcuna importanza, eccetto una cosa, una cosa sola su cui l’attenzione pubblica non si è focalizzata affatto.

La cosa da cui dipendono tutte le altre cose e la cosa su cui non si è concentrato quasi nessuno con mia grande sorpresa è questa.

Che cosa ha visto il board di OpenAI per giustificare il licenziamento in tronco del Ceo Sam Altman? Che cos’è che i membri del board hanno visto per giustificare la decisione di informare il Ceo di Microsoft solo sessanta secondi prima di rilasciare un comunicato stampa, non lasciando nessuno spazio di manovra? L’opinione pubblica ha immediatamente bollato il board di OpenAI come una banda di incompetenti e quindi questa domanda cruciale è passata in secondo piano e poi è finita nel dimenticatoio.

E questo è un errore gravissimo nell’analisi della strategia di un’azienda.

Ripeto la domanda e continuerò a ripeterla fino allo sfinimento. Che cosa ha visto il board di OpenAI per giustificare il licenziamento in tronco del Ceo? E nonostante questo rifiutarsi categoricamente di spiegare le motivazioni della decisione ai dipendenti dell’azienda, a Microsoft, ai partner e ai clienti.

Ecco quello che era sul piatto della bilancia di fronte ai membri del board.

Primo elemento sul piatto della bilancia: il deragliamento dell’imminente vendita secondaria delle azioni in mano ai dipendenti di OpenAI per un valore stimato di ottantasei miliardi di dollari. Non è tanto il valore assoluto che il board ha rischiato di distruggere, quanto il fatto che molti dei dipendenti che lavorano per OpenAI sono lì da anni, anche nella speranza di arricchirsi e fare una vita migliore.

Una volta eliminata quella possibilità, ci sarebbero state molte meno motivazioni per rimanere in azienda e i dipendenti avrebbero avuto un risentimento enorme verso il board e qualunque dirigente avesse facilitato la decisione, che in questo caso è il chief scientist di OpenAI.

Quindi immaginate non tanto una situazione dove ottantasei miliardi di dollari sono andati in fumo anziché nelle tasche dei dipendenti, ma una situazione dove tutti i dipendenti di un’azienda di ricerca e sviluppo ce l’hanno a morte con il capo della ricerca per aver precluso la possibilità di diventare ricchi o almeno benestanti.

Che possibilità ha un’azienda di ricerca e sviluppo di sopravvivere in un clima del genere?

Secondo elemento sul piatto della bilancia di fronte al board: Microsoft che si è impegnata ad investire dieci miliardi in OpenAI e si ritrova improvvisamente con un’azienda, senza il proprio leader carismatico, in rivolta contro il proprio capo della ricerca, contro il board e contro qualunque nuovo Ceo il board decida di assumere. E in tutto questo Microsoft, che non ha nemmeno avuto la chance di dire una parola, deve ancora versare una gran parte dell’investimento nelle casse di OpenAI.

Quindi immaginate non tanto una situazione dove l’investitore primario di un’azienda di ricerca e sviluppo ha fatto la figura dell’idiota e si trova con il fantasma dell’azienda in cui ha investito. Pensate invece a una situazione dove l’investitore primario ha mille modi per ritardare il rilascio dei fondi di investimento promessi o addirittura cancellare l’accordo per vie legali, riducendo a zero la possibilità dell’azienda di ottenere le enormi risorse computazionali necessarie per lo sviluppo dei nuovi modelli di AI, di fatto distruggendo il futuro dell’azienda finché non ha avuto un ritorno soddisfacente sull’investimento fatto fino a quel momento.

Terzo elemento sul piatto della bilancia di fronte al board: il Ceo appena licenziato, potenzialmente crea una nuova azienda in appena un weekend e nel giro di nove, dodici mesi è in grado di rilasciare dei modelli di AI in grado di competere con quelli di OpenAI, che nel frattempo ha rallentato o completamente arrestato lo sviluppo di nuova tecnologia.

Immaginate non tanto una situazione dove il leader che avete appena licenziato mette in piedi un concorrente temibile in meno di un anno, ma piuttosto una situazione dove la stragrande maggioranza dei dipendenti di OpenAI, che odiano il capo della ricerca, il board e il futuro Ceo lasciano l’azienda in massa per unirsi al proprio capo, non avendo più un incentivo economico per rimanere e non avendo alcun vincolo legale secondo le leggi della California.

Quarto elemento sul piatto della bilancia di fronte al board: le centinaia di clienti enterprise che hanno firmato accordi vincolanti pluriennali con OpenAI per la fornitura di modelli di AI via via più competitivi, negli anni si ritrovano intrappolati in una partnership con un’azienda, che inevitabilmente è svuotata del talento necessario alla ricerca e delle risorse economiche e computazionali per eseguire quella ricerca.

Immaginate non tanto una situazione dove un cliente enterprise di prima grandezza, per esempio nel settore finanziario come Citadel o nel settore legale come Allen & Overy si ritrova all’improvviso a pagare una tecnologia che probabilmente non evolverà mai oltre quello che GPT-4 Turbo fa oggi.

Immaginate invece una situazione dove quel cliente che è intrappolato nella partnership con OpenAI vede la nuova start up creata da Sam Altman produrre nuovi modelli di AI più competitivi e performanti, adottati in massa dai propri concorrenti.

Quinto elemento sul piatto della bilancia di fronte al board: le migliaia di start up in tutto il mondo che hanno costruito e stanno costruendo i propri prodotti sulla tecnologia di OpenAI che all’improvviso si ritrovano con una fondazione tecnologica che inevitabilmente diventerà obsoleta.

Immaginate non tanto una situazione dove questo oceano di startup abbandona OpenAI in massa perché è costretto a ridimensionare le proprie aspettative in termini di funzionalità e velocità di rilascio.

Immaginate invece una situazione dove questo oceano di start up abbandonando OpenAI di fatto distrugge l’ecosistema che rende l’intelligenza artificiale di quell’azienda disponibili per i clienti di tutto il mondo in una miriade di software diversi.

Ci sono altri elementi su quel piatto della bilancia, ma questi cinque sono i più importanti e ognuno è enorme.

Sull’altro piatto della bilancia c’è quello che il board ha visto prima di licenziare Sam Altman. Cosa c’è su quel piatto? Questa è l’unica domanda che conta.

Il board di OpenAI aveva chiarissimi davanti a sé gli elementi su entrambi i piatti della bilancia e nonostante la magnitudine della distruzione che uno dei due piatti avrebbe causato, ha scelto comunque di andare avanti con il licenziamento.

Che cosa c’è sull’altro piatto che è più rischioso dei cinque elementi e molti altri di cui abbiamo parlato finora?

A questa domanda l’opinione pubblica ha risposto in un secondo senza pensarci troppo: non c’è niente sull’altro piatto. Semplicemente il board è composto da un branco di incompetenti con poca esperienza che ha agito impulsivamente.

Questa è una posizione piuttosto arrogante e supponente che non tiene conto di vari elementi critici.

Primo, il board di OpenAI è stata scelto da Altman e quindi l’opinione pubblica deve decidere se Altman è un genio o no. È troppo facile decidere selettivamente che Altman è un genio quando si tratta di scegliere e convincere le persone per sviluppare la più grande invenzione della storia umana, ma un inetto quando si tratta di scegliere il board che supervisiona quell’invenzione è possibile, ma improbabile rispetto alle alternative.

Secondo, l’opinione pubblica ha considerato l’operato del board come una serie di azioni impulsive.

Ma se avete lavorato come dirigente in una grossa azienda pubblica, come ho fatto io per oltre un decennio, sapete che non c’è niente di impulsivo nel rilascio di un annuncio stampa. Al contrario, il processo è laborioso, coinvolge molteplici persone e richiede premeditazione.

L’annuncio del licenziamento di Altman, rilasciato sessanta secondi dopo avere informato il Ceo di Microsoft, non suona assolutamente come un atto impulsivo, ma come un’azione premeditata che non lascia spazio di manovra a un investitore potente e influente come Microsoft.

Se il board fosse stato semplicemente incompetente, non si sarebbe rifiutato categoricamente di divulgare le ragioni della propria decisione, anche dopo che tutti i dipendenti hanno chiesto spiegazioni in merito, anche dopo che l’intera industria informatica ha invocato a gran voce l’abbandono del ruolo in favore di un nuov board.

Un incompetente non protegge le ragioni di una scelta drastica, sapendo perfettamente che gli costerà la carriera per sempre.

Questa asimmetria di informazione tra il board e l’opinione pubblica è l’indizio che avrebbe dovuto guidare l’attenzione nella direzione giusta, e invece non è stato così.

Se l’attenzione pubblica si fosse focalizzata nella direzione giusta, avrebbe prestato più attenzione ai commenti criptici fatti da Altman durante una serie di eventi pubblici appena un paio di giorni prima di essere licenziato.

Se l’attenzione pubblica si fosse focalizzata nella direzione giusta, avrebbe messo nel contesto giusto la risposta di Altman all’ultima domanda ricevuta in questo video pubblicato appena due giorni prima di essere licenziato.

Qual è la cosa che il board ha visto nascosta dietro il velo dell’ignoranza che ha portato i membri a sacrificare l’intera azienda e le proprie carriere professionali?

Mentre cercate la risposta, chiedetevi anche perché OpenAI ha registrato il trademark di GPT-5, GPT-6 e GPT-7, ma non oltre.

Assumendo che ogni nuovo modello venga rilasciato ogni due anni, che cosa OpenAI stima succederà entro il 2030? Perché non registrare anche GPT-8? Cosa c’è su quel piatto della bilancia? Cominciamo a farci delle domande più difficili.

Ciao.

 

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