Le Voci dell’AI – Episodio 50: 10 trend dell’AI

Ciao a tutti, sono Vincenzo Lomonaco, un ricercatore all’Università di Pisa.

Nella puntata di oggi discuteremo dei trend fondamentali dell’ultimo anno nel mondo dell’intelligenza artificiale, a seguito della recente pubblicazione dell’AI Index Report 2024, uno degli studi più attesi ogni anno, prodotto dallo Human-Centered Artificial Intelligence Institute di Stanford.

In questo episodio di Le Voci dell’AI discuteremo dieci take aways, dieci evidenze fondamentali che sono risultate da questo importante studio.

Che cos’è l’AI Index Report e che cos’è lo Stanford Human-Centered Artificial Intelligence Institute? Lo Stanford Institute for Human-Centered Artificial Intelligence è un centro di eccellenza per la ricerca, l’insegnamento, la teoria e la pratica dell’intelligenza artificiale Il centro è guidato da docenti afferenti a diversi dipartimenti di Stanford e si concentra sullo sviluppo di tecnologie di AI ispirate all’intelligenza umana o comunque che vengono sviluppate all’interno di un’infrastruttura valoriale e culturale umana. Ma si occupa anche dello studio, della previsione e della guida dell’impatto umano e sociale dell’AI e della progettazione e creazione di applicazioni che potenziano le facoltà e le capacità umane.

L’Index Report, pubblicato annualmente, è invece un’iniziativa indipendente presso lo Human-Centered Institute, un rapporto che traccia, raccoglie, sintetizza e visualizza dati relativi all’evoluzione dell’intelligenza artificiale.

È davvero molto utile per tutti gli appassionati di questa disciplina, quindi vi invito davvero a leggerlo. È fatto davvero molto bene.

Questo report permette ai decisori soprattutto di agire in modo significativo per promuovere l’AI in modo responsabile ed etico, tenendo sempre presente l’essere umano, mettendolo al centro.

Questo report è il frutto della collaborazione tra diverse organizzazioni, tra cui il Center for Security and Emerging Technology presso Georgetown University e aziende come ad esempio Linkedin, LightCast e McKinsey.

Tra le tante, dal rapporto del 2023 sono anche stati inclusi nuovi dati e analisi originali su temi come i modelli fondazionali, l’impatto ambientale dei sistemi, l’educazione nelle scuole, le tendenze dell’opinione pubblica sull’AI che vedremo presto.

Cerchiamo quindi di riassumere quelle che possono essere le novità più interessanti elencate nel report di quest’anno in relazione all’evoluzione rispetto all’anno scorso. Il report è stato pubblicato qualche giorno fa, il 15 aprile del 2024.

Partiamo dal primo punto: l’intelligenza artificiale supera gli esseri umani in alcune attività, ma non in tutte. Ha superato le prestazioni umane in diversi benchmark, tra cui la classificazione di immagini, il ragionamento visivo e la comprensione dell’inglese, per esempio, ma rimane indietro su compiti più complessi come la matematica di livello competitivo, il ragionamento visivo comune e la pianificazione.

Secondo punto: l’industria continua a dominare la ricerca in AI di frontiera. Nel 2023 l’industria ha prodotto 51 modelli di apprendimento automatico allo stato dell’arte di tipo fondazionali, mentre l’Accademia ne ha contribuiti solo 15. Inoltre, sono stati sviluppati 21 modelli fondazionali grazie alla collaborazione tra industria e Accademia nel 2023, che costituisce un nuovo record.

Terzo punto: i modelli fondazionali diventano sempre più costosi. Secondo le stime dell’AI Index, i costi per l’addestramento di modelli all’avanguardia allo stato dell’arte hanno raggiunto livelli senza precedenti. Ad esempio, il modello GPT-4 di OpenAI ha utilizzato un valore stimato di circa 78 milioni di dollari per le risorse di calcolo per il suo addestramento, mentre il modello Gemini Ultra di Google è addirittura arrivato a 191 milioni di dollari.

Quarto punto: gli Stati Uniti conducono su Cina, Unione Europea e Regno Unito come principale fonte di modelli di intelligenza artificiale di punta. Nel 2023, Gli Stati Uniti sono stati i più forti in questo senso, con 61 modelli allo stato dell’arte originati da istituzioni statunitensi, l’Unione Europea ne ha prodotti soltanto 21, mentre la Cina 15. E in questa immagine vediamo come la distribuzione geografica nella creazione di questi modelli fondazionali, importantissimi per applicazioni di frontiera, sia altamente sbilanciata, suggerendo un serio problema in termini di rappresentatività e inclusione del progetto nel processo di sviluppo di questa tecnologia abilitante.

Quinto punto: mancano valutazioni solide e standardizzate per stimare la responsabilità, l’affidabilità di questi modelli fondazionali e Large Language Model. Nelle nuove indagini delI’AI Index si rivela infatti come vi sia una significativa mancanza di standardizzazione nella valutazione dell’AI Responsabile. I principali sviluppatori, tra cui OpenAI, Google e Anthropic, testano principalmente i loro modelli in questo senso su diversi benchmark e questa pratica complica gli sforzi per confrontare sistematicamente i rischi e i limiti dei migliori modelli di intelligenza artificiale.

Sesto punto: gli investimenti in AI Generativa, quindi l’ultima accezione di punta dell’intelligenza artificiale alla base di strumenti come GPT oppure DALL·E per la generazione di immagini, sono in forte crescita. Nonostante una diminuzione anche piuttosto inattesa degli investimenti privati in AI nel complesso l’anno scorso che in realtà sottolinea una maturità del mercato a seguito di una iniziale bolla speculativa, i finanziamenti per la Generative AI sono aumentati notevolmente – quasi otto volte dal 2022 per raggiungere circa 25 miliardi di dollari nel 2023. I grandi attori nello spazio della Generative AI, tra cui OpenAI, Anthropic, InPhase e Inflection, hanno segnato consistenti round di finanziamento.

Settimo punto: l’AI aumenta la produttività dei lavoratori. Nel 2023 diversi studi hanno valutato l’impatto dell’intelligenza artificiale sul lavoro, suggerendo che l’AI consente ai lavoratori di completare le attività più rapidamente e migliorare la qualità dei loro risultati. Questi studi hanno anche dimostrato il potenziale dell’AI nel colmare il divario che sussiste a livello di competenze tra lavoratori poco qualificati e altamente qualificato. Quindi, l’intelligenza artificiale non inibisce soltanto l’occupazione da parte degli uomini, ma ci dà anche la possibilità di migliorare l’occupabilità. Tuttavia, altri studi mettono in guardia sull’uso delle ICT senza adeguata supervisione, che potrebbe portare ad una performance funzionale nel compito di riferimento addirittura ridotta.

Infatti, ottavo punto di rilievo, l’AI accelera il processo scientifico. Nel 2022 l’AI ha iniziato a promuovere la scoperta scientifica di per sé, quindi come tecnologia abilitante per la scienza. Nel 2023 sono stati lanciati ancor più significative applicazioni e legate alla scienza come AlphaDev, che rende l’ordinamento algoritmico più efficiente e GNoME, che facilita il processo di scoperta di nuovi materiali.

Nono punto: le normative sull’AI sono in forte aumento. Pensate che il numero di regolamentazioni legate all’AI negli Stati Uniti è aumentato nel 2003 con l’introduzione di 25 regolamentazioni sull’AI rispetto a una sola nel 2016. Solo l’anno scorso il totale delle regolamentazioni sull’AI è cresciuto del 56%.

Infine, il decimo punto e take away che vale la pena ricordare di questo AI Index Report: le persone di tutto il mondo sono più consapevoli dell’impatto potenziale dell’AI e anche più nervose. Un sondaggio Ipsos mostra che nell’ultimo anno la proporzione di coloro che pensano che l’AI avrà un impatto significativo nelle loro vite nei prossimi tre/cinque anni è aumentata dal 60% al 66%. Inoltre, il 52% esprime nervosismo nei confronti dei prodotti e dei servizi basati su intelligenza artificiale, segnando un aumento del 13% rispetto al 2022. Negli Stati Uniti i dati di Pew Research Center suggeriscono che il 52% degli americani dichiara di sentirsi più preoccupato che entusiasta rispetto all’AI rispetto al 38% del 2022.

Ciao! Alla prossima puntata di Le Voci dell’AI.

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