Il mercato dei semiconduttori è cresciuto del 18% su base annua, grazie all’ottima performance della distribuzione
Dopo un 2010 di ripresa il 2011 si apre all’insegna di dati record per il mercato italiano dei semiconduttori: è quanto evidenziano i numeri relativi al primo trimestre 2011 rilasciati da Confindustria Anie e Assodel. Il settore ha registrato un giro d’affari complessivo di 317,7 milioni di euro, per un aumento del 25,8% rispetto al quarto trimestre 2010 e del 18% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Secondo le associazioni di categoria si tratta di un livello che, nonostante la ripartenza del 2010, non si riscontrava dal 2008. Per quanto riguarda le singole famiglie di prodotto, il comparto è stato trainato dai componenti discreti (+34,7% su base annua) e dai componenti lineari (+32,2%). Bene anche i microcontrollori che hanno segnato un + 20,8%.
I diversi andamenti di distribuzione e Oem
Nel complesso il trimestre è stato più favorevole per la distribuzione (+28,3%) che non per i produttori (Oem): il canale, con 228,7 milioni di euro di fatturato complessivo, copre il 72% del giro d’affari dei semiconduttori. In questo biennio, però, la distribuzione è stata più esposta alle conseguenze della crisi internazionale, arrivando anche a toccare nel 2009 picchi del -41%. Più costante invece il cammino della produzione italiana, a cui poi occorre aggiungere il cosiddetto offshore, ovvero quella parte concepita e sviluppata nel nostro paese ma poi effettivamente assemblata in paesi extracomunitari. La delocalizzazione produttiva delle imprese italiane dell’elettronica è in costante aumento: nel 2009 valeva 160 milioni di euro, nel 2010 è arrivata a pesare 210 milioni di euro, il 31% in più.
La crescita della delocalizzazione
I motivi che spingono le aziende produttrici a questa scelta non sono legati soltanto al costo del lavoro, come spiega Pierluigi Biondi, presidente Anie e manager di Magneti Marelli: “Nel nostro caso l’Italia rimane il principale centro di sviluppo, dove ideiamo oltre il 70% dei nostri prodotti, ma la produzione è sempre più su scala globale. Questo non avviene per motivi opportunistici, ma per l’esigenza di seguire i produttori automotive. Le moderne linee di produzione delle autovetture non dispongono di grandi stock ed i nostri camion carichi di componenti elettronici devono muoversi quotidianamente per alimentarle”. L’automotive però è solo una fetta, per quanto importante, del mercato di destinazione dell’elettronica nazionale: il 64% del giro d’affari è determinato dalle commesse industriali, il 18% per l’appunto dall’automotive, il 12% dalle Telecom (12%), il resto da smart card, settore militare, ecc, con percentuali residuali attorno all’1%.
Le prospettive per il 2011
Le prospettive dell’intero comparto sono positive per tutto il 2011, anche se il rapporto tra ordini e fatturato (book to bill) è sceso ora sotto quota 1 per la prima volta dal terzo trimestre 2009, segno che la ripresa è destinata un po’ a frenare nei prossimi mesi. Inoltre le conseguenze del terremoto giapponese, patria dell’elettronica, dovrebbero contribuire al rallentamento del ciclo di espansione. Anche per questo motivo il consiglio di Anie e Assodel alle piccole realtà è di privilegiare, quando possibile, le aggregazioni e le reti d’impresa.