Per gli Stati Uniti la società è pressochè sconosciuta, ma in Italia è presente da qualche anno. E sarà sponsor di Torino 2006.
Se per il mercato italiano Lenovo non è
propriamente un nome sconosciuto, visto che la società è presente da qualche
anno se pure con brand diversi (Lenovo, Qdi, Legend) attraverso la rete di
distribuzione indiretta, per gli Stati Uniti si tratta di una realtà quasi
sconosciuta.
Comprensibile dunque la perplessità di fronte all’eventualità
meno remota che mai che prodotti storici, come i pc Ibm, possano passare sotto
l’egida di un nuovo e sconosciuto proprietario.
Eppure, Lenovo non solo è il
più grande produttore cinese di personal computer, ma è anche la realtà che al
momento mostra i tassi di crescita più significativi.
Partecipata dal Governo
cinese, la società ha chiuso lo scorso esercizio fiscale con circa 3 miliardi di
dollari di fatturato.
Negli ultimi due anni ha cambiato politica di marketing
e di branding, con l’obiettivo di sollevarsi dallo status di produttore
low-cost.
Ha cambiato il brand name con il quale era presente sui mercati
internazionali, abbandonando dunque Legend per Lenovo.
E soprattutto ha
ingaggiato con alterne fortune una forte competizione con marchi storici come
Hp, Dell e, per l’appunto, Ibm, per strappare loro un po’ di market share.
E, visto che
il marketing non è una opinione, sarà sponsor sia delle Olimpiadi invernali di
Torino 2006, sia dei Giochi Olimpici di Pechino del 2008.
Gli osservatori
americani fanno notare – forse con un po’ di scaramanzia – che se anche Lenovo
non riuscisse nell’operazione, in fin dei conti c’è almeno
un altro offerente e altri potrebbero saltar fuori nelle ultime ore, l’aver partecipato
alla gara è comunque più che un attestato per il brand
cinese.