Quaranta minuti di tilt per il motore di ricerca: tutti i siti taggati come potenzialmente pericolosi.
Quaranta, cinquanta minuti di tilt. Poi tutto è tornato normale. Ma in quella finestra che in Italia va tra le 15.30 e le 16.25, chiunque effettuasse una ricerca con Google otteneva un’unica, omogenea risposta: attenzione, questo sito potrebbe danneggiare il tuo computer.
L’intera rete colpita da malware, la prima impressione. Poi la logica conclusione: qualcosa non va in Google. Chi fosse stato collegato, durante quel lasso di tempo, a FaceBook o a Twitter avrebbe potuto seguire in tempo reale le reazioni e le discussioni degli utenti.
E’ solo google.it; no anche il .com dà lo stesso risultato; con Linux funziona; non è vero, a me si blocca anche con Linux. Con Mac invece va.
In realtà, non era colpa del sistema operativo, nè del browser: la risposta ingannevole veniva proprio da Google, che già dopo qualche minuto rilasciava una nota ufficiale nella quale rassicurava gli utenti:i suoi tecnici erano al lavoro per risolvere il problema nel più breve tempo possibile.
Cosa che in effetti è accaduta.
Restava da comprendere la causa del blackout. Sul proprio sito Google l’ha poi spiegata: errore umano nell’aggiornamento della lista degli Url potenzialmente pericolosi.