L’intervento di Emanuele Della Valle, del Cefriel – Politecnico di Milano
Il principale limite dei Web service, come ha evidenziato nel suo intervento anche Emanuele Della Valle, del Cefriel – Politecnico di Milano, rimane la mancanza di semantica elaborabile dalle macchine. Questo problema, Della Valle lha ben sintetizzato riportando un intervento di Lerry Ellison, chairman e Ceo di Oracle, che ha dichiarato: "Leterogeneità semantica rimane il principale intoppo allintegrazione di applicazioni, un intoppo che i Web service da soli non risolveranno. Finché qualcuno non troverà il modo di far sì che le applicazioni si capiscano, gli effetti dei Web service resteranno limitati. Quando si passano i dati di un utente in un certo formato usando un Web service come interfaccia, il programma che li riceve deve comunque sapere in che formato sono. Occorre, dunque, accordarsi sulla struttura di ciascun business object. Fino ad ora nessuno ha ancora trovato una soluzione attuabile…".
La semantica, ha sottolineato a sua volta Della Valle, può essere resa elaborabile dalle macchine tramite le "ontologie", che sono quelle che abilitano la comprensione dei simboli da parte delle persone e allo stesso tempo la loro elaborabilità. Oggi ci sono processi di standardizzazione in corso che stanno per essere trasmessi al W3C (World Wide Web Consortium che ha lo scopo di migliorare i protocolli e i linguaggi esistenti per il Www). Infatti, in aggiunta a un linguaggio che serve per esprimere le ontologie, linteroperabilità semantica richiede la definizione di un modello concettuale per i Web service. Per il momento Owl-S e Wsmo sono le due principali iniziative attive nel contesto dei Semantic Web service.
Owl-S è unontologia dei servizi definita in Owl (Ontology Web language) che mette a disposizione dei service provider un insieme di costrutti per descrivere le proprietà e le funzionalità offerte dai loro Web service, in modo che tali descrizioni siano "comprensibili" alle macchine. Questa ontologia è già stata sottoposta al W3C nel novembre del 2004. Wsmo (Web service modeling ontology) affronta, invece, il problema da un punto di vista più ampio, introducendo quattro elementi: le ontologie, che permettono di descrivere il significato dei simboli necessari a tutti gli altri elementi; i goal, che descrivono la funzionalità richiesta da chi intende utilizzare i Web service disponibili; le descrizioni dei servizi veri e propri e i mediatori per aggirare i problemi di interoperabilità. Anche per questa ontologia è in preparazione la sottomissione al W3C ed è attesa per il prossimo giugno. Limpegno di base con queste iniziative, come ha osservato Della Valle, è quello di completare gli standard esistenti e non competere con nuovi, per cui è auspicabile che i vari provider si mettano daccordo sulle diverse ontologie. Ma quando questo non è possibile, si possono introdurre dei mediatori.
Nelle soluzioni di Eai (Enterprise application integration), che usano i Web service come soluzioni di integrazione, la semantica è in parte codificata negli standard (Xsd, Soap, Wsdl, Bpel4Ws, Bpml e via dicendo) usati per definire i formati dei dati scambiati e le modalità di scambio, ma buona parte rimane nella testa di chi realizza la soluzione di integrazione. Per cui, le soluzioni Eai del futuro potrebbereo essere basate sui risultati dei working group che oggi stanno lavorando per aggiungere semantica (direttamente elaborabile dalle macchine) ai Web service. Così facendo la semantica potrà essere condivisa tra utenti e macchine, consentendo unintegrazione flessibile, in grado di seguire le esigenze di business di un mercato caratterizzato da forte specializzazione e dinamismo.
"È necessario codificare la semantica per ridurre il gap tra business e It e dimostrare che quanto detto si può realizzare" ha concluso Della Valle.