Approvato il disegno di legge che rivede i tempi di pagamento (attualmente la media è di 7 mesi), ma che esclude i crediti verso la Pubblica amministrazione, la quale impiega spesso anche un anno prima di saldare i debiti con i fornitori.
La commissione delle Attività produttive ha approvato un disegno
di legge in cui si stabilisce che le imprese debbano rispettare
il limite di 30 giorni nella liquidazione dei pagamenti.
Si tratta di un ulteriore passo verso il recepimento della Direttiva
UE del 2011 sui pagamenti,
che impone tempi di liquidazione di 30 giorni
estendibili, su deroga, a un massimo a 60 giorni. Il
disegno di legge riguarda però esclusivamente i pagamenti
tra imprese ed esclude quindi i ritardi di pagamento da
parte della Pubblica Amministrazione.
Si tratta di un provvedimento di grande rilevanza se si
considera che in Italia attualmente il tempo
medio di pagamento tra imprese si aggira sui 7 mesi, con punte di 10 mesi al sud della Penisola e con
casi di “eccellenza” al nord dove si scende a 5 mesi. La situazione peggiore riguarda però la Pa, che rimane
esclusa dal provvedimento, che non è insolito superi i 12 mesi prima di saldare un debito verso i fornitori.
La rilevanza del provvedimento è ulteriormente rafforzata
dai dati forniti dalla Cgia di Mestre: secondo l’Associazione alla base dei quasi il 33% dei fallimenti
verificatesi nel 2011 c’è stata proprio l’impossibilità
di incassare in tempi ragionevoli le cifre pattuite.
Il testo, che ora richiede l’approvazione
dell’Aula, prevede anche un meccanismo per non congestionare la
Giustizia civile. In tal senso, come riportato dall’Ansa,
le associazioni di categoria rappresentate nelle Camere di Commercio, o nel Cnel
”sono legittimate a proporre azioni in
giudizio, per promuovere la dichiarazione di illegittimità di tali clausole e
prassi e la loro sanzione”, come prevede anche lo Statuto delle imprese.
Inoltre, l’impresa creditrice può
chiedere alla Camera di commercio la certificazione del proprio credito
che, una volta ottenuto secondo una ben precisa procedura, è titolo
valido per chiedere al giudice competente l’ingiunzione di pagamento.
La ditta debitrice, una volta ricevuta l’ingiunzione può
rivolgersi alla Camera di commercio affinché svolga una mediazione con
l’impresa creditrice. In questo tentativo di composizione la Camera di
commercio ”può, e, ove una delle parti
ne faccia richiesta, deve invitare a partecipare alla procedura di mediazione
un’istituzione finanziaria che possa concorrere a un intervento economico utile
alla definizione positiva della procedura stessa”.