L’innovazione cresce nonostante il Sistema Paese

Il settore dei Servizi innovativi ha registrato uno sviluppo a cifra doppia nell’ultimo quinquennio, ma le problematicità dell’economia italiana rischiano di frenarne la corsa

Il mondo dei servizi innovativi e tecnologici ha registrato negli ultimi anni in Italia una crescita a doppia cifra, ma l’economia nazionale sconta ancora un gap, in termini di innovazione e ricerca e sviluppo, di circa il 20% inferiore rispetto a quello dei principali paesi europei. Sono queste le principali conclusioni della prima Conferenza nazionale del settore, organizzata da Confindustria: la definizione “servizi innovativi e tecnologici” fa riferimento a una serie di ambiti molto diversi tra loro, come le Tecnologie dell’informazione (compresi i nuovi media), le Comunicazioni e il marketing, la Consulenza e Formazione, la Qualità e certificazione e persino l’Ingegneria.

Un settore che comprende un quinto delle imprese italiane
Per le ultime elaborazioni Istat e Eurostat, stiamo parlando di circa 1 milione di imprese (20% circa del totale nazionale), 2,5 milioni di addetti (13% del totale nazionale) per 324 miliardi di fatturato annuo (12% del totale nazionale), 143 miliardi di valore aggiunto (13% del totale nazionale) e 24 miliardi l’anno di investimenti (8% del totale nazionale).

Le caratteristiche dei servizi innovativi in Italia

Secondo i dati presentati in occasione della Conferenza, questo settore appare in ottima salute: nell’ultimo quinquennio, l’incremento del valore aggiunto è stato del 50% a fronte del +12% registrato dall’economia nazionale, quello dell’occupazione è stato del 24% (contro il 5%), gli investimenti fissi sono aumentati del 52% (a fronte del 17% nazionale), mentre la spesa in sviluppo delle conoscenze e qualificazione del personale è cresciuta del 44%, giungendo nel 2007 a quasi 50 miliardi di euro, a fronte di un incremento nazionale del 18%.
A livello macroregionale il 38% del valore aggiunto totale creato dai Servizi Innovativi e Tecnologici in Italia è concentrato nel Nord-Ovest, segue il Centro con il 25%, il Nord-Est con il 20% e il Mezzogiorno con il 17,5%. Praticamente la metà del valore aggiunto creato dai Servizi Innovativi e Tecnologici in Italia è realizzato in sole 3 regioni: la Lombardia (25,6%), il Lazio (15,6%) e il Piemonte (8,8%), ma anche il Mezzogiorno, nel biennio 2003-05, ha dimostrato una buona capacità di crescita, con un incremento del valore aggiunto del 23,3%, inferiore solo a quello del Nord Ovest (26,4%).

Incidenza regionale degli addetti ai Servizi Innovativi e Tecnologici

Le criticità: la scarsa fiducia e la ridotta dimensione
Nonostante i numeri positivi, il comparto dei Servizi innovativi lamenta alcune criticità: le elaborazioni condotte dall’inchiesta mensile dell’ISAE sul “clima di fiducia“ degli imprenditori del settore dei “Servizi alle imprese”, indicano chiaramente che l’ultimo trimestre del 2007 è stato il peggiore degli ultimi 2 anni (era dal III trimestre del 2005 che non si registrava un indice così basso). Inoltre, la minore dimensione media dell’impresa italiana del settore (2,4 addetti per impresa, contro gli 8 del Regno Unito, i 7,4 della Germania, i 5,7 della Francia, i 4,4 della Spagna) potrebbe rappresentare, nei prossimi anni, un freno non da poco in un mercato europeo sempre più competitivo.

I servizi innovativi nei principali Paesi europei

La scarsa innovazione del Sistema Italia
Ma l’ostacolo maggiore allo sviluppo del settore è costituito dal Sistema Italia nel suo complesso: secondo alcune stime condotte dall’ufficio studi di Confindustria Servizi, tredici importanti variabili (come grado di istruzione, innovazione, investimenti in ricerca e sviluppo, il valore aggiunto dei servizi, ecc) hanno un impatto sulla crescita italiana del 24% inferiore a quello che accade nel Regno Unito, del 18% inferiore alla Spagna, del 17% in meno rispetto alla Germania, del 10% minore della Francia. In altri termini, per ogni punto percentuale di PIL prodotto, quello italiano contiene circa il 20% in meno di innovazione, di istruzione, di ricerca e sviluppo, di servizio, ecc. rispetto a quello degli altri Paesi europei più importanti. Per questi motivi le aspettative per il prossimo triennio non sono eccessivamente ottimistiche: nel periodo 2008- 2011, la crescita del valore aggiunto e degli addetti del settore dovrebbe essere, rispettivamente, del 18% e del 12%.

Il decalogo di Confindustria Servizi
Con l’obiettivo di colmare questo divario e per rilanciare il Paese nella competizione globale, Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici ha avanzato un documento di 10 proposte, denominato Tabella di Corsa: tra i punti principali, la richiesta di una maggiore liberalizzazione dei mercati (superando gli affidamenti diretti della Pubblica Amministrazione), la necessità di equiparare gli oneri fiscali con quelli dei Paesi con cui l’Italia compete, insistere su merito, eccellenza e innovazione in tutto il sistema formativo, predisporre strumenti finanziari e di accesso al credito pubblici e privati.

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