Semplificata la procedura di installazione delle applicazioni e aggiornate le funzionalità di sicurezza. Debutta la sincronizzazione “in the cloud”
Così come da programma, ieri è stata rilasciata la versione definitiva di Ubuntu 9.10, conosciuto anche con il nome in codice di “Karmic Koala”.
Tra le novità “estetiche”, una schermata di avvio più “alla moda” ed un tema di default per il desktop realizzato sui toni del marrone scuro.
Per impostazione predefinita, il sistema operativo utilizza adesso il file system Ext4: la scelta è stata operata in forza dell’esperienza maturata e grazie ai test convincenti che sono stati condotti nei mesi scorsi. Come “desktop environment” Ubuntu 9.10 propone GNOME 2.28 e GRUB 2 come “boot manager”.
La versione 2.6.31 del kernel, grazie alla modalità KMS (kernel-based mode setting), permette l’utilizzo dei più recenti driver grafici per chipset Intel: in questo modo, le brutte esperienze vissute dai possessori di sistemi che utilizzano, ad esempio, schede grafiche Intel integrate nella scheda madre dovrebbero essere finalmente – d’ora in avanti – un lontano ricordo.
Il nuovo “Ubuntu Software Center” – che rimpiazza la funzionalità “Aggiungi/rimuovi” – è stato pensato per semplificare ulteriormente l’installazione delle applicazioni offrendo una finestra per la gestione dei pacchetti più “amichevole”.
AppArmor, software che permette all’amministratore di sistema di associare ad ogni programma un profilo di sicurezza atto a limitarne la libertà d’azione, appare ottimizzato grazie ad un sistema di caching dei file che ne sveltisce l’inizializzazione. Sono stati poi aggiunti nuovi profili che consentono di estendere le potenzialità e la flessibilità dello strumento.
Ubuntu 9.10 attiva inoltre la funzionalità “Non eXecutable Emulation” anche se la CPU non la supporta direttamente: l’obiettivo è quello di rendere ancora più efficace la protezione nei confronti di software maligni e di attacchi di tipo “buffer overflow”.
Per sincronizzare file e cartelle tra diversi sistemi, Ubuntu 9.10 porta al debutto “Ubuntu One”, servizio “in-the-cloud” messo a disposizione da Canonical. Il componente “CouchDB”, installato sul sistema, si farà carico di sincronizzare – in background – i dati memorizzati localmente con i server remoti.
Come sempre, Canonical mette a disposizione sul sito di Ubuntu diverse versioni del sistema operativo: quella destinata a computer desktop e notebook, la “server edition” oltre alla “netbook remix” (un’edizione di Ubuntu ottimizzata per i dispositivi ultracompatti come i netbook, concepita in particolare per i modelli che montano un processore Intel Atom).
Per coloro che preferiscono il “desktop environment” KDE rispetto a GNOME, è a disposizione “KUbuntu 9.10”.
Il download di una delle versioni di Ubuntu (a 32 o 64 bit) può essere avviato facendo riferimento al sito ufficiale. Tutte le immagini ISO sono multilingua (è compreso, ovviamente, anche l’italiano).