Lisa: un’invasione degli ultracorpi per lo sviluppo software

Ca Technologies ci parla di service virtualization come propulsore dell’Application lifecycle management. E la Proof of Concept può tornare di moda.

Quella di Lisa è una una storia che comincia nel 2000, quando due consulenti furono chiamati a rifare il sito di British Airways. Operazione difficoltosa: il sito cadeva in continuazione. Motivo: non c’era modo di replicare la più che complessa infrastruttura di produzione nell’ambiente di test. Quei due consulenti presero l’aire per creare una tecnologia che lo consentisse. E nacque Itko, società che quasi un anno fa Ca Technologies acquistò per 330 milioni di dollari.

Ricapitolando: il ciclo del software enterprise moderno deve poter aprire la propria visuale a tutto ciò che c’è prima e dopo la creazione. Difficile, quasi impossibile fare le cose precisamente, senza intoppi, con un’infrastruttura che ha accumulato un elevato livello di complessità.

Corre in soccorso il concetto di service virtualization, incarnato proprio dalla piattaforma, Lisa.

Cosa faccia Lisa ce lo ha spiegato con Gabriele Provinciali Senior solution architect di Ca Technologies che ha preso in carico la divulgazione della piattaforma

D:Cos’è Lisa?

P: Una piattaforma che rimuove gli ostacoli allo sviluppo software enterprise, ossia risolve il problema basilare della mancanza di tutti i componenti necessari.

D: Come fa a prendere ciò che non c’è?

P: Si mette in mezzo fra le applicazioni e apprende. Osserva come lavorano e costruisce un servizio virtualizzato sullo stato e il comportamento delle applicazioni nell’infrastruttura.
Assimila, mima, diventa parte del sistema.

Una cosa importantissima per lo stack dei datacenter. È un servizio che virtualizza l’essenza comportamentale del software.
Aggiunge qualità nel senso che azzera i difetti e fa risparmiare sull’infrastruttura.

Sposta a sinistra nella linea temporale la risoluzione dei problemi.

D: Si tratta di fare Alm?

P: Di ottimizzarlo, riducendo il tempo di sviluppo e di implementazione, agendo a supporto dell’intero ciclo del software, specie per le applicazioni composite. In questo senso Lisa è un companion dell’Alm.
Pensiamo ai regression test, dove è difficile avere tutte le licenze di test del middleware.

D: Come si propone alle aziende?

P: Il ciclo di vendita è ben strutturato. Il target sono le grandi aziende, con centinaia di developer.
L’approccio è con assessment che valuta anche l’area di impatto con il valore del software.
Lisa è valido anche per i service provider, che magari propongono i servizi in try and buy, o per gli outsourcer, per fare stack e test di regressione.

D: Fa migrare?

P: Anche. Un famoso carrier americano ha lanciato con successo i servizi per l’iPhone 4s, mentre quando lanciò quelli per il 3 e il 3Gs ebbe grandi problemi. La differenza è che nel primo caso ha usato Lisa per il performance test dell’infrastruttura.

D: Si usa on premise?

P: Si. È un’architettura distribuita, usata per supportare volumi industriali. Parliamo di 1000 Tps, ambienti transazionali spinti.

D: E Il Roi?

P: Variabile. I risparmi sono nell’ordine delle decine di milioni, dato che si agisce sul framework.
E poi, è distonica rispetto a una realtà ormai consolidata in cui si tende a evitare la Proof of Concept per motivi di opportunità, economici. Con Lisa si fa, si torna a farla liberamente e con soddisfazione dell’utente

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