Agostino Santoni rilegge i contenuti della Sap Executive Conference 2011 alla luce degli sviluppi sociali e professionali che stanno ridefinendo i modelli organizzativi e partecipativi del business e della creazione del valore
C’è un tema che sta un po’ sottotraccia nelle imprese e
nelle istituzioni ma che è potenzialmente destinato a cambiare la fisionomia
organizzativa e i modelli di relazione e di sviluppo del business.
È un tema
che nasce ad esempio dalla disponibilità di device, di applicazioni, di tools che
consentono un maggiore e più rapido accesso alle risorse, ai dati e alla
condivisione degli stessi.
È un fenomeno sociale che fa riferimento ai temi della It Democracy e che parte dalla tecnologie in quanto fattore abilitante ma che va ben oltre ed è un fenomeno che sta entrando nelle aziende, e che si
può identificare come una forma di empowerment dal basso. Cambiano o si avvertono i segnali di cambiamento nelle
forme di relazione tra impresa e personale, nello sviluppo di nuove forme di creatività
e di partecipazione che nello stesso tempo pongono nuovi importanti temi a livello di gestione
e di organizzazione di questa atraordinaria potenzialità.
Un tema questo che assume i
connotati dell’It Democracy, che Sap ha voluto approfondire nel corso della sua
Executive Conference 2011 e sul quale abbiamo raccolto la testimonianza di Agostino
Santoni, amministratore delegato di Sap Italia.
«Nel 2010 – esordisce Santoni – abbiamo dedicato la
nostra attenzione e il nostro evento al tema della sostenibilità che era e
continua ad essere centrale per le attività di sviluppo delle imprese, a prescindere
naturalmente dai temi dell’Ict. Quest’anno si è deciso di fare il punto su
quella nuova straordinaria spinta che la tecnologia sta dando al “modo di
fare impresa” che parte dall’Ict o forse meglio ancora dall’adozione di
device, strumenti e applicazioni che abilitano forme di collaboratione e
organizzazione innovative attraverso l’Ict».
Santoni ricorda come la piattaforma di conoscenza e di
riflessione rispetto al tema è stata costruita su un evento che ha visto la
partecipazione di oltre ottanta decisori dell’It aziendale, naturalmente e soprattutto Cio ma anche Cfo o
executive con diverse forme di responsabilità e delega, che tra l’altro sono stati sollecitati attraverso
gli stimoli di un instant survey sui temi hanno fornito qualche importante
indicazione sulle loro aspettattive e sulla loro visione dei fenomeni del
mercato.
E dalle instant survey sono usciti alcune indicazioni interessanti. Un po’ sorprende, con piacere, che interrogati sulle possibilità di
sviluppo degli investimenti in Ict, più della metà dei presenti dichiara di
prevedere un aumento di questi budget e la maggioranza addirittura pensa a un aumento di forti dimensioni.
Alla
richiesta di individuare le aree di maggior interesse, la Business
Intelligence risulta decisamente una priorità, mentre si evidenzia una grande
attenzione per la collaboration, il mobile, il Crm e l’Erp esteso. Un altro
segnale importante arriva dalla valutazione che viene attribuita ai progetti di
tipo 2.0. I maggiori benefici di queste esperienze vengono individuati
nell’impatto sui prodotti e sui servizi dal sostegno delle comunità tematiche e
in parallelo dalla soddisfazione e dalla retention dei clienti. E non va trascurata una
fetta significativa di scettici o delusi che dichiarano di non aver percepito
nessun beneficio.
Santoni tiene a sottolineare
come si avverta nelle imprese la necessità di valorizzare questa ricchezza
creativa e questa spinta alla partecipazione attiva cercando nel contempo di
gestire i rischi collegati, vale a dire i temi dell’accesso alle risorse
aziendali, il controllo sui dati, i temi della condivisione allargati agli
asset aziendali.
Per questo il manager sottolinea l’urgenza di un nuovo profilo
di quella che Sap definisce la Personal Business Responsability. Sotto questo aspetto Santoni sottolinea anche come la piattaforma dei contenuti dell’evento abbia
voluto avviare un confronto su questi temi con un filosofo come Umberto
Galimebrti, professore e filosofo presso l’Università Ca’ Foscari e uno
studioso come Domenico de Masi, sociologo e professore di sociologia del lavoro
all’Università degli Studi di Roma La Sapienza.
«Sono emerse due
interpretazioni contrapposte – osserva Santoni – Da una parte la visione
ottimistica e positiva di De Masi che legge nello sviluppo delle tecnologie e
della partecipazione una delle spinte alla crescita e al concreto miglioramento
sia delle condizioni sociali sia di quelle legate alle relazioni e al lavoro.
Dall’altra i segnali di allarme del filosofo Galimberti che avverte sui rischi
di emarginazione culturale, di individualismo, di meccanizzazione dei processi
creativi».
Ma forse la conclusione, come Santoni stesso sottolinea, sta
nella capacità di creare, ancora una volta, un nuovo equilibrio che prima di
tutto e soprattutto può arrivare da una It Democracy che sappia sostenere gli spazi di creatività personale all’interno di una nuova governance, forse ancora tutta da inventare, ma che dalla quale esce l’organizzazione e il profilo dell’azienda del futuro.
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