L’It in Italia? Il più grande comparto artigianale

A Ict Trade 2010 la provocazione di Maurizio Cuzari: un comparto privo di logiche industriali e che non deve più pensarsi in ottica di hardware, software e servizi.

“L’It non è un comparto industriale. È piuttosto il più grande comparto artigianale organizzato”.
In apertura di Ict Trade, Maurizio Cuzari lancia la sua provocazione, che in questo incontro dedicato alle terze parti del comparto Ict offre comunque uno spunto di riflessione importante.

”Non ci sono criteri logici per cui possa essere definito industriale nemmeno nella fascia più alta dei suoi fornitori. È un mondo fatto di 97.000 imprese, ciascuna delle quali si ingegna a modo suo”.
Per questo è il momento di ripensarne la struttura.

”Bisogna capire come creare sinergie su quei 2.200 clienti che oggi attraggono il 53% della spessa, e, soprattutto, bisogna fare in modo che il restante mercato non venga considerato residuale, così da poter attrarre investimenti”
E’ uno scenario di profonda trasformazione, quello disegnato in questo convegno inaugurale, intesa come evoluzione di un comparto che sta decisamente cambiando fisionomia.
Scaramanticamente Cuzari si augura che non di morphing si tratti, così come Dario Bucci, amministratore delegato di Intel Italia e Svizzera dal canto suo spera che sia trasformazione e non trasformismo.
La crisi, l’horribilis 2009, hanno giocato il loro ruolo, in questo processo, che è comunque strutturale.

”Il mondo è cambiato perché gli utenti fanno da soli e perché i nuovi paradigmi del cloud ci stanno portando finalmente alla realizzazione di una digital technology always on”,
prosegue Cuzari, che lancia l’affondo ”In fondo, la fine di un ciclo può rappresentare anche l’inizio di un ciclo differente”.

Così, ecco la sfida: smettiamo di segmentare questo comparto in software, hardware, servizi di sviluppo, servizi di gestione e introduciamo tecniche nuove di segmentazione.
Così Cuzari parla di googlification, di ipodification, addirittura di una Jericho Style Security, pronta a tutto, ma capace di crollare la primo squillo di tromba.

In realtà, iperboli a parte, il concetto è chiaro e rimanda a paradigmi ormai entrati nel quotidiano di molti, se non tutti, tra i presenti in sala: virtualizzazione, information management diffusivo, SaaS, device non tradizionali.
E le prospettive?
Per questo 2010 la buona notizia è che se non si può realmente parlare di crescita, per lo meno si può dire che si è smesso di scivolare pesantemente all’indietro. Per il resto, Cuzari è categorico: ”Ipercompetizione, tensione folle sulle tariffe professionali, disintermediazione dei fornitori minori”, il tutto accompagnato da una revisione dei ruoli.
”Gli It manager sono sempre più manager e sempre meno It: nelle loro agende ci sono strategy, management, governance, compliance, security. Parimenti i buyer si destreggiano in equilibrismi da ragionieri, tra riduzione dei costi, gestione degli sconti, equilibri tra fornitori, gestione delle procedure”.

Ci si trova a fronteggiare una complessità che forse non ci si aspettava. Per questo, in prospettiva, Cuzari parla di una possibile riduzione dei player strategici.
”Ci aspetta una grande stagione di aggregazioni, di affermazione di un modello federativo, ma anche di rarefazione”.
Ed è qui che scatta però l’allarme: ”Attenzione, però. La rarefazione abbassa la luminosità complessiva dell’universo di riferimento”.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome