Il Rapporto Assinform sul primo semestre dice che va meglio l’It delle Tlc. Bene il middleware (+6%)
I dati del rapporto Assinform sul mercato dell’Ict in Italia nel primo semestre 2007, elaborati da Netconsulting, sono in linea con l’andamento finora registrato, con un una crescita dell’1,7% per quanto riguarda la sola parte It.
Il mercato complessivo dell’Ict, invece, è cresciuto solo dello 0,8%, evidenziando una sofferenza degli investimenti in Tlc. Positivo il segnale che arriva dal software, che aumenta del 3% grazie alla domanda delle imprese, ma sono le famiglie a trainare la crescita con un più 25,8% nella spesa per informatica, focalizzata soprattutto sull’acquisto dell’hardware, mercato che nel primo semestre del 2007 è cresciuto del 4,1%, soprattutto grazie alla vendita di notebook, in controtendenza rispetto alle previsioni.
«Un trend che sottolinea un nuovo modo di lavorare e un maggiore utilizzo della tecnologia da parte delle nuove generazioni – sottolinea Giancarlo Capitani, Ad di Netconsulting -. Pensavamo che ci sarebbe stato un rallentamento in questo segmento ma è cresciuto il livello di ricambio hardware a livello di famiglie». Crescono anche i servizi, con un più 1% rispetto allo 0,6% dello stesso periodo dello scorso anno, ma i tassi di crescita rimangono non soddisfacenti, ancor meno la spesa in manutenzione e assistenza.
Il decollo del middleware
Ma è il middleware, che sta crescendo a tassi del 6%, a rappresentare il segnale più positivo, evidenziando come le aziende stiano realizzando progetti innovativi, soprattutto a livello di Service oriented architecture, sicurezza, consolidamento e Web service.
«Un indicatore che mette in luce un forte gap tra aziende che innovano e non innovano, indipendentemente dalle dimensioni – continua Capitani -. La componente servizi è penalizzata dall’incertezza del contesto economico che tende a far rinviare gli investimenti innovativi nelle imprese. Sussiste inoltre un down pricing delle tariffe professionali, anche nei contratti esistenti, con rinegoziazioni riviste al ribasso. Vediamo però dinamiche singole e differenziate che premiamo l’outsourcing, specialmente nelle soluzioni applicative, nella consulenza, nella sistem integration, tutti servizi ad alto valore aggiunto. Questo sottolinea come stia aumentato il livello di qualità che la domanda rivolge ai fornitori».
Il ristagno del fisso nelle Tlc
Le Tlc crescono poco, solo dello 0,5% rispetto allo stesso periodo del 2006, con dinamiche diverse tra fisso e mobile. Il mercato del fisso ha visto una flessione del 3,1%, quello del mobile un incremento del 4% specialmente per i mobile Vas (più 17,6%), che valgono il 25% del fatturato totale dei servizi di telefonia mobile.
«Un trend che si confermerà per il futuro – dice ancora Capitani – vista anche la situazione di incertezza e ristrutturazione in cui si trovano le aziende di Tlc fissa (Telecom Italia in particolare con la questione dello scorporo della rete, ndr). Gli investimenti in infrastrutture diminuiscono viste le politiche di riduzione delle tariffe e una minore redditività per i carrier. Le Tlc sono entrate in un’onda di crescita simile a quella che conosce l’It da anni».
Sono 86 milioni le sim attive in Italia, di cui 19 milioni sono sim Umts. Cresce anche il numero di sim possedute da ogni singolo utente. Anche l’accesso alla banda larga diventa più diffuso, raggiungendo quota 9,5 milioni di accessi.
«Un dato importante ma che ci relega ancora a fanalino di coda in Europa – puntualizza Capitani -. Non ci sono elementi di discontinuità rispetto al passato ma le aziende devono muoversi perché perdiamo quote di mercato, specialmente a causa del deficit di innovazione delle singole aziende e del sistema paese. Le imprese sono molto focalizzate sul back office, nella razionalizzazione dei processi e delle riforme, sul risparmio dei costi ma stanno trascurando l’innovazione verso l’esterno come l’e-commerce, uno strumento efficace per la conquista dei mercati emergenti, che compreranno sempre di più on line».
Solo lo 0,8% del fatturato delle aziende italiane proviene dalle vendite on line, contro il 3,5% della media europea. Gran parte delle vendite on line, secondo Eurostat, è effettuata nel settore del turismo (49% del totale), nel “Business to consumer” verso l’estero è l’abbigliamento a farla da padrone con un 63% sulle vendite totali.
Dalla Pa risorse sempre più scarse
Analizzando il settore della Pa, dell’e-government in particolare, la situazione è speculare rispetto al mondo imprenditoriale: investimenti nel front office e pochi nel back office. Il numero dei servizi on line per i cittadini è cresciuto, rispetto alla quota totale dei servizi della Pa, dal 53 del 2005 al 58% del 2006, per il 2007 la stima è del 70% (dati Eurostat) ma la domanda non cresce: solo il 16% dei cittadini usa i servizi on line della Pa.
«Un gap da attribuire a più fattori – spiega Capitani -. Un cultural divide che porta a preferire il contatto umano, che si somma a un digital divide ancora non superato; in Italia non si fa marketing e promozione, né si educano i cittadini all’utilizzo dei nuovi servizi in rete; le risorse destinate all’informatica da parte della Pa sono sempre più scarse».
Negli ultimi sei anni la spesa in It della Pac è diminuita del 20-22%, oggi in Italia la Pa spende in informatica una somma pari a 55 euro per cittadino, contro i 280 euro della Svezia. A livello di Pal si investe di più, nel 2006 sono stati spesi 1.383.000 euro in It, il 2,9% in più rispetto al 2005, specialmente in sanità e utility.
Previsioni a breve tremine
«Prevediamo una crescita futura in linea con i dati appena rilasciati, con un più 2% per la spesa It nel 2007 e un incremento del 2,2% per il 2008 – conclude Capitani -. Ma per intraprendere un percorso di ristrutturazione occorre operare a più livelli in modo sistematico.
Serve una cabina di regia per un coordinamento a livello centrale e locale. Potrebbe essere un’idea buona avere un unico Ceo. Occorre partire dai processi, razionalizzare e soprattutto cambiare la testa dei dipendenti pubblici, rendendoli proattivi e instillando un modo di lavorare seguendo criteri di velocità e flessibilità. Soprattutto serve investire nel marketing e nell’educazione di cittadini e imprese».