L’Italia non è in ritardo sulla business intelligence

Secondo un’analisi del Politecnico di Milano le imprese sono pronte a incrementare i propri investimenti

Dati, profili, scenari, previsioni, clienti schedati per target: per le imprese è sempre più difficile districarsi tra l’enorme mole di dati che il mercato mette a disposizione (o pretende) senza un aiuto tecnologico. Per questo motivo anche in Italia i diversi strumenti di Business intelligence (che utilizzano tecnologie Ict e metodologie di analisi dei dati per estrarre informazioni e conoscenze rivolte a ottimizzare l’efficacia e la tempestività dei processi decisionali) stanno prendendo sempre più piede, anche tra le Pmi. A differenza di altri settori tecnologici nei quali l’Italia lamenta gap significativi rispetto alle altre nazioni «nella Business intelligence (Bi) la situazione del nostro paese non appare arretrata rispetto al resto del mondo», ha affermato Carlo Vercelliss, responsabile scientifico dell’Osservatorio Business intelligence del Politecnico di Milano. La conferma della crescente attenzione verso questi strumenti arriva da un’indagine condotta dall’Osservatorio su 250 grandi e medie aziende già attive nella Bi. Le imprese interpellate prevedono infatti un incremento medio del proprio investimento in Business intelligence a un tasso superiore al 5% annuo per il quinquennio 2009-2013. La crisi economica, insomma, non sembra aver intaccato la fiducia verso questi strumenti: «In un momento di crisi – ha spiegato Vercellis – bisogna essere più competitivi rispetto ai periodi di sviluppo. In questa situazione i sistemi di Business intelligence diventano ancora più importanti perché accrescono e migliorano la capacità decisionale dei responsabili aziendali».
 
Quattro differenti gradi di intensità  
Lo studio del Politecnico ha messo in evidenza come le aziende adottino i sistemi di Business intelligence secondo differenti gradi di intensità: nel livello considerato iniziale sono incluse le imprese che utilizzano esclusivamente le funzionalità di query e reporting per accedere in modo flessibile e tempestivo ai dati contenuti nei data warehouse e nei data mart. Al secondo stadio (Bi mirata) appartengono quelle imprese che si spingono su un impiego sofisticato delle funzionalità di Business intelligence (scorecard, forecasting, metodi predittivi, data mining, ecc), riservando però l’impiego questi strumenti a un’unica funzione aziendale (ad esempio solo nel marketing). Una buona fetta delle imprese applica invece una Business intelligence di tipo integrata: l’utilizzo pervasivo degli strumenti di Bi è diffuso nella maggior parte delle funzioni aziendali. Infine, una quota consistente di aziende adotta una Business intelligence di tipo strategico, adoperando tutte le funzionalità in modo pervasivo per acquistare un vantaggio di tipo competitivo.

Diffusione delle funzionalità di Bi per settore secondo l’indagine del Politecnico
(file. Pdf)

L’esperienza di Vodafone Italia
Paola Cagliani, customer intelligence e decision manager di Vodafone Italia, nel corso della presentazione del rapporto del Politecnico ha illustrato l’impatto della Business intelligence nella realtà di una grande multinazionale. «Come Vodafone Italia ci troviamo a competere in un mercato di altissima complessità: avere quasi 30 milioni di clienti significa che dobbiamo essere in grado di gestire miliardi di informazioni». In questa situazione intricata il ruolo della Bi è fondamentale: «Quando un cliente acquista una nostra sim o aderisce a un’offerta Adsl – spiega la Cagliani – grazie ai sistemi di business intelligence siamo in grado di studiarne il comportamento. I sistemi di data mining ci consentono ad esempio di capire quali possono essere le sue esigenze e, dunque, quali dei nostri prodotti possano interessargli. La Bi ci consente inoltre di gestire il cliente nelle diverse fasi: siamo in grado di accorgerci in tempo reale se un’utenza non è più utilizzata e possiamo quindi cercare di intervenire». Azioni di questo tipo potrebbero sembrare poco rispettose della privacy ma in realtà, secondo la Cagliani, per i sistemi di Business intelligence ogni utente è una semplice sigla, ed è perciò impossibile sapere cosa o verso chi telefona o scrive.

I vantaggi per le aziende
Ma anche imprese di minore dimensione rispetto a una multinazionale possono ottenere dei benefici importanti grazie all’adozione di questi sistemi. Secondo Vercellis le società interpellate non tornano mai indietro rispetto all’adozione di soluzioni di Business intelligence e manifestano anzi un buon grado di soddisfazione. Tra i principali vantaggi segnalati delle imprese ci sono la capacità di reagire in tempi più rapidi, la maggiore efficacia del processo decisionale (fattori segnalati da quasi tutti gli intervistati), la visione univoca delle informazioni (soprattutto per le grandi aziende) e la riduzione del tempo/costo di analisi dei dati (in particolare per le Pmi). I fattori critici che ne ostacolano l’adozione sono invece individuati nella scarsa qualità dei dati, nella difficoltà di integrazione e nelle difficoltà culturali e organizzative. Il futuro della Bi, segnala in conclusione l’analisi del Politecnico, è la Business intelligence 2.0, ovvero l’integrazione tra dati strutturati e non strutturati che, in larga misura provengono dal web e, in particolare dal web 2.0.

I vantaggi legati all’introduzione di un sistema di Bi  (file. Pdf)

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