Dura replica dell’Open Source Initiative alle prese di posizione di Sco sia nei confronti di Ibm sia nei confronti della comunità open source.
20 maggio 2003 Dopo le dichiarazioni dei giorni
scorsi, ora tocca all’Osi (Open Source Iniatitive) prendere
posizione ufficiale rispetto alle denunce di Sco.
E
l’organizzazione con molta decisione sottolinea che qualora venisse emesso un
giudizio a favore di Sco nella causa contro Ibm, la cosa
porterebbe serio danno alla comunità open source nel suo complesso.
Testualmente Osi dichiara che: “tutto ciò trasformerebbe Linux in un
campo minato dai diritti intellettuali, con utenti e alleati costantemente a
rischio di essere chiamati in causa per questioni di proprietà intellettuale mai
dichiarate in precedenza“.
Soprattutto, sottolinea l’Osi, il
rischio sarà rappresentato dalle ipotesi di “entitlement” avanzate da soggetti
con poche o nulle relazioni con chi effettivamente ha scritto il
codice.
La presa di posizione si fa poi pesante, quando l’Osi, per
mano del suo presidente Eric Raymond ,dichiara che per otto anni la comunità ha
lavorato a titolo gratuito, concedendo il frutto del proprio lavoro per
qualsiasi utilizzo lecito, sia a fini di lucro sia per finalità non-profut.
Sicuramente, sono sempre le parole di Raymond, non era intenzione di Osi
lavorare per chi dopo aver utilizzato il suo lavoro per otto anni, ora le si
rivolta contro.
La speranza di osi è che la causa contro Ibm si chiuda a
favore di Ibm e sopratutto metta fine in modo definitivo a ogni possibile futura
richiesta di controllo sulla proprietà intellettuale di tecnologie che
hanno contribuito allo sviluppo di Linux. E spera che sia chiarito in via
definitiva che la proprietà detenuta da Sco su quanto a suo tempo era
stato sviluppato dai Bell Labs non dà alla società alcun titolo sul
lavoro svolto in questi anni dalla comunità open source.