L’Italia ha il primo studio sul mondo dei propri software: si chiama Italian Tech Landscape ed è un progetto che nasce dalla visione dell’imprenditore Max Brigida, fondatore dell’ecosistema Software Italiani – con il patrocinio di AssoSoftware, la collaborazione di Cerpem (il Centro Ricerche per il Mezzogiorno) e importanti player del settore della tecnologia come TeamSystem –, per raccontare il mercato dei software nati in Italia.
Dallo studio, che ha mappato oltre 1.500 software Made in Italy, divisi in 16 macrocategorie, emerge che il fatturato totale delle software house italiane è di 3,48 miliardi di euro, con una media per azienda di 6,78 milioni di euro, e un’incidenza totale sul Pil del Paese dello 0,18%. Le aziende del software danno inoltre lavoro ad un totale di 23.109 dipendenti, con una media di 42 persone per singola realtà.
Fra le categorie individuate, la più rilevante in termini numerici è quella dei software gestionali, con il 40,2% del totale, seguita a una certa distanza dal comparto dei servizi (15,7%), del Martech (15,2%), delle HR (9,8%) e dai software ERP (6%). Nonostante le grandi potenzialità, resta per adesso fermo al 3,6% il settore dei software italiani basati sull’Intelligenza Artificiale, come conseguenza dell’ancora difficile accessibilità di queste soluzioni per le micro, piccole e medie imprese – tanto in termini di investimento iniziale, quanto di competenze richieste.
A livello di distribuzione territoriale, guida la Lombardia, con il 36,6% dei software italiani sviluppati nella Regione. Seguono Piemonte (11,1%), Emilia-Romagna (9,4%), Veneto (8,3%), Toscana (7,3%) e Lazio (5%). La Lombardia si posiziona sul primo gradino del podio anche per quanto riguarda fatturato complessivo e dipendenti, con 1.451 milioni di euro di fatturato totale delle sue aziende del software (41,7% del totale nazionale) e con 8.091 dipendenti (35%). Medaglia d’argento in entrambi i casi per l’Emilia-Romagna, con 401 milioni di fatturato totale e 2.639 dipendenti. Terzo posto rispettivamente per Umbria (343 mln €) e Toscana (2.047 dipendenti).
Incoraggianti i numeri anche per quel che riguarda le Start-up italiane del software, che raggiungono un fatturato complessivo di 172 milioni di euro (1,36 mln € in media), occupando 1.652 persone (12 dipendenti in media).
“La tecnologia e l’innovazione saranno i motori della crescita del prossimo secolo e trascurarli sarebbe un grave errore” – ha dichiarato Max Brigida, Founder di Software Italiani e ideatore del progetto. “La crescita del mondo Start-up evidenziata nello studio rappresenta il momento del mercato italiano, propenso alla crescita, con talenti e soluzioni all’avanguardia che ci assicurano che il futuro del Tech italiano sarà in buone mani.
Sebbene le grandi realtà facciano da traino, infatti, le Start-up sono quelle che ‘aggiungono benzina’. Se vogliamo crescere, anche rispetto agli altri Paesi d’Europa e del Mondo, dobbiamo creare ecosistemi con iniziative che si retro-alimentino fra loro, facendo sistema per sostenere sempre più queste realtà e tutto l’ecosistema del software Made in Italy”.
Per quanto riguarda nello specifico i software sviluppati in Italia, infine, la principale evidenza che emerge dall’Italian Tech Landscape è che si tratta per la maggior parte di soluzioni “giovani”: il 58% è sul mercato da meno di 5 anni, mentre solo il 16% ha fra i 5 e i 10 anni, il 18% ha fra i 10 e i 25 anni e il 4% raggiunge il record di longevità di più di 25 anni.