Secondo una ricerca condotta da Capgemini, il 20% è di troppo. E secondo l’8%% dei CIO il portafoglio applicativo va razionalizzato.
Posti di fronte alla questione, i CIO ritengono che potrebbero dismettere un’applicazione su cinque.
Un dato medio che emerge da una ricerca, l’Application Landscape report, che Capgemini ha condotto per conto di HP sentendo 100 CIO di imprese europee e statunitensi, che lavorano in aziende considerate piccole (sotto i mille dipendenti), medie (fra mille e cinquemila), grandi (fra cinquemila e diecimila), enterprise (fra diecimila e centomila persone).
Tradotta in cifre, la percentuale significa milioni di applicazioni non più utili per fare business.
La ricerca, condotta da Capgemini con interviste dirette, ha rivelato altri dati interessanti.
Come quello per cui per l’85% dei Cio i portafogli applicativi vanno razionalizzati.
O come quello, relativo alle grandissime realtà, in cui nel 60% dei casi si supportano molte più applicazioni di quante necessarie.
Dato che fa il paio con quello per il quale solo il 4% degli intervistati ha detto che tutte le applicazioni in uso sono realmente business critical.
E per il 56% delle grandi aziende un’applicazione su due è frutto di sviluppo personalizzato, il che significa ulteriore complessità nella gestione e manutenzione.
Considerazione che trova conferma nel fatto che solamente il 13% riesce ad allineare le attività dei gruppi di sviluppo e di manutenzione applicativa.
In sintesi, dalla ricerca emerge che il fattore Roi delle applicazioni è ancora lungi dall’essere ottimizzato, nonostante i ripetuti inviti effettuati in questi ultimi anni.