Si è allontana di qualche km da Bologna, dove era nata nel 1971 in via Saffi come negozio di abbigliamento sportivo: oggi il quartier generale della Macron, il cui nome deriva dal prefisso greco makro (grande), si trova nelle campagne di Valsamoggia, comune che fa parte della città metropolitana del capoluogo dell’Emilia-Romagna.
La nuova sede è stata inaugurata nel 2020, lo stesso anno in cui, facendo leva sulla propria filiera produttiva e logistica in Asia, Macron ha “deviato” dal proprio core business principale – la fornitura di abbigliamento sportivo per club e società dilettantistiche – per distribuire in Italia 53 milioni di DPI che comprendevano 36 milioni di mascherine, 15 milioni di tute e 1,5 milioni di camici. Il gruppo ha chiuso il 2023 con un fatturato consolidato di 196,6 milioni di euro e un incremento del 15,7% rispetto all’esercizio precedente.
La sede di Valsamoggia è costituita da 22 mila mq tra uffici e centro di distribuzione collocati all’interno di un parco di 55 mila mq. È una sede certificata BREEAM Excellent che attesta gli standard elevati di sostenibilità, in cui l’energia è prodotta da fonti rinnovabili e l’acqua proviene dal riutilizzo di quella meteorica. Nel parco vivono anche 180 mila api suddivise in tre arnie, a dimostrazione del fatto che la propensione verso sostenibilità e biodiversità non è di facciata.
Nel corpo centrale gli spazi sono stati concepiti in un’ottica di welfare che fa leva sul benessere dei circa 200 dipendenti che possono usufruire delle due palestre messe loro a disposizione e di un ristorante gratuito che si chiama “La cucina”, a rimarcare il fatto che non si tratta della classica mensa.
Le tre linee di business della Macrom
Paolo Guizzardi, Chief Operating Officer di Macron, spiega quali sono le tre linee di business della società: “Teamwear, cioè le forniture delle società sportive dilettantistiche, Pro Clubs per le squadre del mondo professionistico. Oggi sono 98 quelle servite in svariate discipline. Oltre al calcio, c’è il rugby, di cui Macron è primo brand al mondo, poi il basket, il volley, fino a sport di nicchia come il cricket o il football australiano.
La terza linea è l’individual, votata al consumatore finale: “Pur non essendo il nostro core business, vi stiamo investendo molto. Ad esempio stiamo investendo nel padel, pratica in crescita e con una forte componente femminile per la quale forniamo, insieme all’abbigliamento, anche la racchetta”.
A eccezione delle scarpe, gli sport coperti da Macron prevedono la commercializzazione di tutto l’abbigliamento e degli accessori, pallone compreso. Mentre, per quanto riguarda la produzione vera e propria, Guizzardi specifica che “per noi coincide con la personalizzazione dell’ultimo miglio, vale a dire l’embellishment, l’aggiunta di scudetti o sponsor su un capo come la maglietta”. A tale scopo il quartier generale ha internalizzato i reparti di modellista, stile e prototipia, nonché il fotoshooting per rendere immediatamente disponibili le collezioni sugli e-commerce. Per la realizzazione vera e propria dei suoi 15 mila articoli, Macron invece ricorre a un centinaio di fabbriche conto terzi in tutto il mondo che lavorano in base alle specifiche indicate dal gruppo bolognese.
Dal magazzino alla collaborazione con SAP
Il punto di forza della sede di Valsamoggia è il magazzino centralizzato che supera i 16 mila mq, a cui entro il 2025 se ne aggiungerà un altro di dimensioni leggermente inferiori. Comprende una porzione bondend, cioè un magazzino doganale che permette di tenere una quota in sospensione doganale delle merci che vengono importate da tutto il mondo. Il che garantisce tempi di sdoganamento molto più veloci.
La gestione del magazzino è stata affidata in outsourcing all’operatore GXO che utilizza un WMS (Warehouse Management System) interfacciato con il sistema SAP.
Matteo Tassetti, CIO di Macron, sottolinea che grazie a SAP l’ottimizzazione dei processi logistici passa ad esempio dal calcolo automatico del fabbisogno e dalla capacità di riuscire a movimentare, nei periodi di picco, 80-100 mila pezzi al giorno. Ma questo non è l’unico vantaggio che l’impiego della tecnologia del vendor tedesco ha portato alla società. SAP si trova al cuore dell’architettura e delle applicazioni lato fronted e backend. Buona parte delle tecnologie di frontend sono in cloud per poter scalare in maniera globale e lo stesso ERP in precedenza on-premise adesso è stato migrato in cloud.
Oltre il modello B2B, l’approccio B2B2C
“Nel 2021 – racconta Tassetti – abbiamo avviato uno scouting con la classica vendor selection per arrivare a un progetto che ha richiesto nei primi sei mesi un importante percorso di change management. In molti casi, abbiamo dovuto riscrivere i processi, mettendo in discussione sistemi basati sul ‘si è sempre fatto così’. Questo ci ha permesso ad esempio di industrializzare gli ordini di produzione facendo evolvere il modello di business della linea teamwear dal B2B (Business-to-Business) al B2B2C (Business-to-Business-to-Consumer)”.
Per illustrare in cosa consista questo cambiamento, il CIO di Macron ricorda che nel B2B “il cliente è il club, con ordini di massa all’inizio della stagione e piccoli ordini di rifornimento durante la stagione. Con il B2B2C, invece, mentre i club agiscono come decisori, i consumatori finali sono i soci del club o, nel caso di squadre di minori, i genitori dei giocatori. Questo approccio è più complesso dal punto di vista operativo, ma offre vantaggi significativi, come il pagamento immediato, maggiori opportunità di up-selling e cross-selling e una preziosa raccolta di dati per un marketing mirato. È un approccio che garantisce anche una strategia sistematica, basata sui dati per l’analisi del mercato, la generazione di contatti e le vendite”.
Senza un’architettura tecnologica adeguata tutto questo non sarebbe possibile. E, a giudicare dall’incremento di fatturato che nel 2023 è stato pari a + del 15,7% sull’anno precedente, è evidente che il modello ha dato i suoi frutti.