Capacità elaborativa e ottimo rapporto costi/benefici le virtù più convincenti. I risultati di un’analisi commissionata da Computer Associates.
Secondo un recente studio commissionato da Ca le grandi realtà aziendali continuano a investire in Linux su mainframe sia per creare maggiore valore aggiunto, sia per contenere i costi informatici.
Il campione
Per realizzare l’indagine riguardo l’uso di Linux su mainframe Ibm, TheInfoPro ha sentito 100 dirigenti e It manager di aziende nordamericane, australiane, tedesche, inglesi e francesi, con fatturato superiore ai 2 miliardi di dollari. Tutti i partecipanti all’indagine erano già utilizzatori o avevano in progetto di utilizzare nel giro di 18 mesi Linux sui mainframe di produzione.
È risultato che il 93% degli intervistati ritiene che l’utilizzo del processore specializzato per mainframe Ifl (Integrated Facility for Linux) di Ibm crescerà o al limite rimarrà invariato nel corso dei prossimi due anni.
I perché di Linux sui mainframe
I due principali motivi addotti per spiegare la diffusione di Linux sui mainframe sono stati il desiderio di sfruttare la capacità elaborativa disponibile sui processori centrali del mainframe, e la constatazione che Linux su mainframe vanta un miglior rapporto costo/benefici rispetto alle altre piattaforme. Gli intervistati hanno anche affermato di utilizzare Linux su mainframe per sostenere le iniziative di green It e le strategie di consolidamento dell’infrastruttura.
L’indagine prevedeva inoltre che gli intervistati valutassero alcuni aspetti caratteristici di Linux sul mainframe come criticità o vantaggio. Le prime hanno prevalso sui vantaggi, ma quattro aspetti sono stati giudicati fortemente positivi: il backup, restore & disaster recovery, la scalabilità su più macchine virtuali, la sicurezza e l’alta disponibilità delle applicazioni. Di queste, la scalabilità è quella che ha ricevuto il giudizio più alto in assoluto.