Le alluvioni che hanno colpito la Thailandia stanno avendo riflessi evidenti anche su alcuni comparti industriali per i quali il Paese asiatico è uno dei principali produttori di componenti.
Per una volta la colpa non dell’economia, del calo degli investimenti, dei flussi finanziari.
La colpa, se di colpa in questi è casi è poi opportuno parlare, è di un evento naturale, catastrofico, e dei suoi effetti di lungo termine.
Le alluvioni che hanno messo in ginocchio la Thailandia negli ultimi mesi si stanno riflettendo in modo pesante anche su tutto il comparto It e la prima a dichiararne pubblicamente gli effetti è Intel.
La società ha rivisto ieri al ribasso le previsioni di chiusura del trimestre in corso, a causa della mancanza di hard disk, prodotti in fabbriche tuttora sommerse sotto quattro metri di acqua lungo le coste della Thailandia.
Le inondazioni hanno causato la morte di centinaia di persone nel Paese e danni ancora oggi difficilmente calcolabili, dal momento che nelle zone più colpite le acque non si sono ancora del tutto ritirate.
Dal punto di vista economico, la situazione risulta particolarmente critica sia per l’industria It sia per il comparto automobilistico: la Thailandia è al momento uno dei maggiori produttori di componentistica.
Per quanto riguarda in modo specifico il fronte degli hard disk, la scarsità di prodotti disponibili sta portando i produttori di pc a rivedere le loro capacità produttive, con un effetto a cascata su tutta la supply chain, a partire, dunque, da Intel.
Secondo la società, tutti i principali produttori di pc, da Hp a Dell, da Lenovo ad Acer, fin dal mese di ottobre hanno iniziato a ridurre le produzioni per non intaccare stock in questo momento non ricostituibili nell’immediato: lo shortage potrebbe durare per tutto il primo trimestre del prossimo anno.
L’impatto economico per Intel è evidente: la società rivede le stime di fatturato per il triemstre in corso, portandole da 14,7 a 13,7 miliardi di dollari.
Ma non sarà la sola.
Secondo iSuppli è opportuno rivedere le stime di crescita dell’intero comparto pc.
E già si parla di un mercato in crescita del 6,8% nel 2012, invece che del 9,5% come inizialmente previsto.
Nel solo primo trimestre dell’anno mancheranno all’appello qualcosa come 3,8 milioni di pc.
Secondo Intel una possibile uscita dalla crisi potrebbe essere rappresentata da un maggiore ricorso a dischi allo stato solido, al posto dei tradizionali hard drive, oggi utilizzati prevalentbe su macchine di fascia alta e sugli ultrabook.
Nel frattempo, gli effetti di questa carenza si stanno facendo evidenti anche per gli utenti finali.
Esauriti i prodotti di fascia più bassa, sugli scaffali restano gli hard disk più costosi. E i prezzi lievitano.