I requisiti giusti: competenze perfetta conoscenza della normativa in materia di rifiuti, costi adeguati alla necessità di delicate operazioni di trasporto e disassemblaggio
Proprio da questo mese scatta la norma per cui non è più consentito conferire in discarica rifiuti e beni senza preventivo trattamento. Sarà quindi necessario provvedere al recupero e alla bonifica dei beni a fine vita, affidandoli a imprese specializzate. Per capire come orientarci nel momento in cui sia necessario il ritiro di apparecchiature usate, parliamo con Franco Stanca, amministratore delegato di Scrap, società specializzata in “reverse manufacturing” ovvero nel ritiro, disassemblaggio e riciclo di apparecchiature usate.
Quali sono gli obblighi per coloro che ritirano i pc usati?
“Bisogna distinguere fra i casi nei quali il proprietario dei pc usati li vende a un operatore, che più correttamente in questo caso può essere definito “broker”, da quelli nei quali invece il proprietario intende disfarsene quali
“rifiuti”.
Nel primo caso si tratta di normali transazioni commerciali di vendita con trasferimento di proprietà, soggette alle norme del diritto commerciale e tributario; quindi esse sono gravate di Iva e, poiché concorrono al-
la formazione del reddito,
di tutte le altre imposte del venditore quali Irpeg, Ilor, Irsp ecc.
Nel secondo caso, invece, si tratta di una transazione particolare soggetta a una serie di leggi e norme tese alla protezione dell’ambiente, ma che consentono al proprietario, sotto determinate condizioni, di cancellare i cespiti dai propri libri contabili senza gravami fiscali.
La condizione principale imposta al proprietario consiste nell’obbligo di avvalersi, per il ritiro, di un operatore iscritto all’Albo nazionale dei Gestori/Intermediari di rifiuti, il quale dovrà rilasciare
un certificato con i riferimenti per rintracciare tutte le aziende coinvolte nelle varie fasi dello smaltimento, trasporti inclusi, aziende che dovranno anch’esse essere tutte iscritte all’Albo nazionale Gestori rifiuti. Resta comunque a carico della proprietà la corresponsabilità di eventuali inosservanze delle norme anti inquinamento da parte di tutta la catena degli operatori coinvolti nel ciclo di smaltimento.
Per l’iscrizione all’Albo l’operatore dovrà ottenere un’autorizzazione dalla Regione/
Provincia a esercitare la specifica attività. L’autorizzazione viene concessa dopo un lungo iter tecnico-burocratico tendente ad accertare l’idoneità dell’impianto, delle attrezzature e della organizzazione aziendale. Il mantenimento dell’autorizzazione è condizionato, oltre che dal positivo esito delle ispezioni periodiche, dalla scrupolosa tenuta di registri particolari che per ogni lotto consentono di ricostruire tutto l’iter delle lavorazioni”.
Come avviene la “scomposizione” dei materiali e quanto in percentuale si riesce a recuperare?
“Tutto il ciclo di lavorazione, successivo al trasporto e stoccaggio, si basa su fasi di selezione e disassemblaggio. Una prima selezione viene effettuata per individuare e separare le apparecchiature funzionanti e vendibili su mercati dove l’obsolescenza ha qualche ciclo di ritardo rispetto al nostro. Quindi si esegue una vera e propria lavorazione industriale, ovviamente finalizzata al “disfare” più che al “fare” (reverse manufacturing). Si procede innanzitutto alla messa in sicurezza del materiale, prelevando eventuali sostanze tossico-nocive, come pile e toner. Successivamente, le apparecchiature vengono disassemblate, separando le diverse componenti riciclabili o ancora riutilizzabili, come ad esempio le parti (schede, processori, memorie, eprom ecc.) che, una volta testate, possono interessare le aziende di manutenzione.
Quindi si effettua il completo disassemblaggio separando i materiali omogenei quali plastica, ferro, alluminio, rame e le parti contenenti metalli preziosi quali oro, argento e palladio.
L’omogeneità dei materiali estratti e selezionati è l’elemento fondamentale per la loro recuperabilità: una cassa di materiale di plastica che contenga un solo elemento in Pvc passa da un discreto valore di recupero a un significativo costo per lo smaltimento presso discariche autorizzate.
L’estrazione dei metalli preziosi dalle parti che li contengono viene effettuata da industrie specializzate, come ad esempio la Chimet di Civitella in val di Chiana, in provincia di Arezzo.
I monitor presentano qualche complicazione in più per lo smaltimento, dovuta alla presenza al loro interno di cadmio, zinco, bario e piombo, ma per fortuna una loro discreta percentuale è rivendibile “as is” su altri mercati.
A causa della enorme variabilità di modelli e tipologia di apparecchiature da lavorare, le linee di disassemblaggio poco si avvalgono dell’automazione industriale; difatti la gran parte delle operazioni vengono effettuate manualmente, e la loro efficienza
è affidata alla razionalità delle sequenze operative e all’appropriato utilizzo dello spazio.
Con questi procedimenti Scrap riesce oggi a riciclare sino al 90% del peso di un computer, dando così un contributo fondamentale alla soluzione dei problemi ecologici connessi al loro smaltimento; il rimanente 10% viene avviato ad aziende specializzate nella triturazione dei rifiuti, e quindi alle discariche o agli inceneritori autorizzati”.
Quanto costano indicativamente servizi come quelli offerti dalla vostra azienda?
“I costi dei servizi sono variabili di caso in caso, perché essi dipendono da numerosi fattori, quali la concentrazione o la dispersione delle apparecchiature da ritirare, l’ubicazione, la loro tipologia e vetustà ecc. D’altronde va considerato che il costo del servizio di ritiro viene almeno in parte compensato dal valore ricavabile dal riciclo, che talvolta può addirittura superarlo. La Scrap, in caso di grandi volumi e di incertezze sulla resa del riciclo, è disponibile a gestire in piena trasparenza con il cliente il ricavo del riciclo, accreditandogli alla fine del lavoro la percentuale convenuta del netto ricavato.
E infine mai come in questo tipo di transazioni è vera l’affermazione che il cliente dà giustamente più valore alla qualità e tempestività del servizio, che non al costo. Comunque, a titolo puramente indicativo, si può considerare che per un lotto di qualche centinaio di pc completi di monitor, con vetustà di 5-8 anni, da ritirare in un unico punto, il costo del servizio si aggira intorno alle 7-800 lire a chilogrammo, che corrisponde a circa 15.000 lire per pc, con la garanzia della piena osservanza di tutte le normative fiscali e ambientali”.
Quali consigli si possono dare a chi ha il problema del ritiro di rifiuti elettronici?
“Certamente uno dei criteri di scelta dell’operatore al quale affidare lo smaltimento dei propri rifiuti tecnologici è, oltre a quello ovvio che si tratti di azienda autorizzata, la sua capacità tecnica di estrazione, perché quanto più questa è elevata, tanto più va a compensare il costo del servizio.
Per quanto riguarda l’argomento costi poi, bisogna tenere presente le variabili in gioco: innanzitutto i rischi connessi agli aspetti fiscali e poi il fatto che le responsabilità di cui la legge Ronchi fa carico, sono a carico dei proprietari dei beni avviati allo smaltimento, anche se affidati a terzi autorizzati e quindi conviene non rischiare. E ancora, la semplice tempestività e completezza del servizio, da sole talvolta valgono più del costo del servizio stesso.
Alla luce di tutte queste considerazioni se si può scherzosamente affermare che nel gioiello d’oro che avete regalato a vostra moglie ci potrebbe essere un pezzo del vostro computer, sicuramente e molto seriamente si può affermare che per lo smaltimento del vostro computer vi dovete avvalere di chi vi
fidate di più che nella scelta della vostra gioielleria”.