È l’ora della maturità digitale.
Lo dicono i manager europei interpellati nella ricerca “Maturità digitale: la competizione per raggiungere la vetta” commissionata da Ricoh Europe e condotta da Coleman Parkes, secondo cui il “digital working” rappresenta sempre più una leva a disposizione delle aziende per recuperare efficienza e aumentare il proprio vantaggio competitivo.
La meta pare vicina, se è vero che il 34% dei 1.245 dirigenti aziendali interpellati lo scorso luglio nella survey online afferma che occorreranno da uno a due anni per raggiungere la maturità digitale, mentre il 37% pensa che ci vorranno dai 3 ai 5 anni.
Attivo in aziende che hanno come riferimento settori di mercato che vanno dall’istruzione alle utilities, dalla Pa al retail, dalla produzione ai servizi finanziari, fino all’ambito legale, il 73% del campione ritiene, inoltre, che il raggiungimento della maturità digitale porterebbe a un aumento diretto dei profitti e il 62% afferma che la maturità aumenterebbe l’attrattiva dell’organizzazione nei confronti di potenziali investitori e di nuovi eventuali proprietari.
Tra i reparti maggiormente avvantaggiati dalle tecnologie e dall’ottimizzazione dei processi spiccherebbero, poi, le operation, seguite da marketing, customer service, vendite e finance, mentre gli ostacoli che frenano in misura maggiore le aziende europee di medie e grandi dimensioni, rispetto a quelle più piccole, non riguardano soli i costi.
Piccole imprese con meno pensieri
Pur rappresentando la preoccupazione principale per ben il 68% dei rispondenti, a fare compagnia a quest’ultimi ci pensano la comprensione da parte delle linee di business dei vantaggi dell’era digitale (51%), la necessità di cambiare le modalità di lavoro per stare al passo con le nuove tecnologie (50%) e, nella medesima percentuale, l’allineamento di tecnologie, processi e modalità di lavoro.
Come se non bastasse, rispetto alle piccole aziende, quelle di grandi dimensioni sono maggiormente preoccupate in relazione all’integrazione dei sistemi legacy con le nuove tecnologie e alla complessità dei processi da gestire evidenziati, rispettivamente dal 53 e dal 41% delle grandi aziende rientrate nel campione.
In merito all’ambito dei processi appena citato, ben il 79% dei dirigenti delle piccole imprese ritiene che la propria azienda sia avvantaggiata nell’implementazione delle tecnologie rispetto alle grandi aziende grazie alla possibilità di ottimizzare i workflow più rapidamente.
Medie e grandi organizzazioni più consapevoli dei vantaggi
Ma nonostante le piccole imprese si sentano in una posizione favorevole rispetto alla maturità digitale, grazie alla capacità citata dal 64% del campione di implementare velocemente le nuove tecnologie, a mancare sarebbe la consapevolezza dei vantaggi che derivano dal nuovo contesto digitale.
Non a caso, la semplificazione dell’accesso alle informazioni è citata dal 79% delle piccole realtà contro il 93% portato all’attenzione dai dirigenti delle grandi organizzazioni. Allo stesso modo con cui il miglioramento dei processi di business conta il 79% delle piccole, contro il 90% delle grandi e la velocizzazione delle attività è riportata dal 74% del campione aziendale di dimensioni ridotte contro un 86% dei manager operanti in grandi aziende pronti a sottolineare il rafforzamento del vantaggio competitivo che l’avvento della maturità digitale potrebbe generare.
Ciò detto, e a prescindere dalle dimensioni, le aziende che riusciranno a modificare il loro modo di lavorare grazie alle tecnologie digitali saranno le prime a entrare nell’era della maturità digitale.
Ne è convinta Ricoh, secondo cui, la maturità digitale è destinata a diventare la “nuova normalità”, a patto che le aziende siano disposte a ripensare e rinnovare le proprie modalità operative.
Non senza l’ausilio di partner esterni di cui già si avvalgono, rispettivamente, il 53 e il 59% dei manager delle piccole e delle grandi imprese interpellati nella survey nel cammino intrapreso per raggiungere la maturità digitale.