Il ceo della casa di Java ammette gli errori del passato, ma ribadisce di sentirsi sempre sulla strada maestra dell’It.
In un’intervista rilasciata alla stampa statunitense il ceo di Sun, Scott McNealy, ha ammesso le proprie colpe.
Lo ha fatto, certo, non abbandonando quella dose di ego che lo contraddistingue. Anzi, si può dire che l’ammissione sia frutto della capacità di analisi critica che solo chi ha personalità sa mettere in azione.
Di certo le rivelazioni non sono eclatanti, ma comunque un peso ce l’hanno.
La colpa principale che il capo di Sun si ascrive è quella di non aver saputo gestire con mani sapienti (cosa che invece ci si sarebbe dovuto aspettare) il periodo del post-boom di Internet.
La conseguenza è sotto gli occhi di tutti: messa mano alla squadra di management (riassumibile, simbolicamente, con l’elezione a numero due dello “javista” Jonathan Schwartz), pace con Microsoft e revisione della filosofia di business, con passaggio a Fujitsu del design sistemico e appoggio di Amd.
Revisione, beninteso, non abiura.
Quello che ha detto McNealy suona come una strategia che ora sta guidando le tattiche attuali. Ovvero, si naviga non tanto a vista, piuttosto con un fiuto, un intuito naturale che sta dietro e che porta verso una rotta già scritta.
Quando? Nel 1982 (cioè l’anno di nascita di Sun), è la risposta del ceo di Sun, sia che si parli di network, di Unix e di opensource. L’anno di Bill Joy (cofondatore della società), insomma, è sempre l’anno attuale.
L’idea che Solaris aperto, sostiene McNealy, ci fosse già nel 1982, e ora che, Bill Joy a parte, in società cominciano a farsi vedere facce note, come Andreas Bechtolsheim (in seguito all’acquisizione di Kealia) prende corpo e sostanza, a prescindere da tutte le posizioni prese nel periodo di mezzo, come quella, di chiusura, di tre anni fa.
Ma quello che conta, e che è sempre contato nell’idea di McNealy, è prefigurare il futuro tecnologico.
Il ceo californiano ci vede lo spazio per un nuovo sistema fisico end-to-end e, infatti, Sun ci sta lavorando. Motivo: «sappiamo farlo meglio di chiunque altro, dato che conosciamo e comprendiamo il software, sappiamo parecchio di architetture di gestione della memoria, così come di latenze di rete e di ampiezze di banda. Per questo motivo noi costruiremo un sistema migliore di quelli attualmente in uso».
Ecco servito il ritorno del cavallo di razza.