In un primo tempo, il Master Data Management (Mdm) era integrato in applicazioni verticali, basate sul catalogo dei prodotti, soprattutto nel mercato della distribuzione, dove il Cio agiva da sponsor. I clienti si sono però presto resi conto che i dati fondamentali dell’azienda sono legati tra di loro e per governarli occorreva adottare un approccio globale. Questa osservazione guida le esigenze di un’organizzazione verso il cosiddetto “Mdm multidominio”.
Dopo i repository di prodotto, l’Mdm si è così gradualmente applicato ai repository dei clienti. Le organizzazioni mettono in discussione il governo dei propri database originali, dall’Erp al Crm. Con la crescita delle tecnologie digitali, sta nascendo una nuova sfida per le aziende: i nuovi parametri di governo dei dati richiedono che rivedano la propria organizzazione.
Tra frenate e accelerazioni
“L’avvento dei Big Data – afferma Christophe Barriolade, Senior Vice President & General Manager Ebx, Tibco Software – ha paradossalmente rallentato lo sviluppo delle soluzioni Mdm, in particolare a causa del tacito messaggio associato ‘raccogli, riempi e ci occuperemo del valore in seguito’, cosa che non ha giocato molto a loro favore. Un altro ostacolo è la mancanza di dizionari o dei ruoli poco definiti riguardo ai dati che hanno causato il fallimento di molti progetti Mdm“.
Ma è la sempre maggiore importanza delle questioni legate ai regolamenti (come BCBS 239 e Solvency 2) che, cambiando il quadro di riferimento, diventa un acceleratore delle iniziative Mdm. Questi nuovi regolamenti mettono ancora più in evidenza la questione del governo dei dati (Data Governance) e incoraggiano la ricerca di nuovi modi per rendere la catena del valore maggiormente affidabile, il che rappresenta il campo di gioco ideale per l’Mdm.
Inoltre, il Gdpr contribuisce a una tendenza più recente: l’estensione dell’Mdm a tutti i dati condivisi, quali i master data, i reference data e altri metadati. Infatti, la Gdpr richiede che questi ultimi vengano gestiti in modo efficace da soluzioni dedicate. A causa di tale necessità, le aziende devono prendere in considerazione l’esigenza di collegare questi tipi di dati tra loro, cosa che spesso richiede una nuova organizzazione dedicata. Per esempio, è fondamentale classificare i dati relativi ai propri clienti secondo il consenso ottenuto, requisito che impone che i dati stessi siano collegati ai codici di classificazione che definiscono i consensi.
Le iniziative Mdm sono inseparabili da Analytics e Ai
“Le aziende – aggiunge Barriolade – man mano che si affacciano all’economia digitale e cercano di incrementare la propria agilità, investono molto per capitalizzare i propri dati ed essere in grado di esplorarli, manipolarli e visualizzarli. L’Mdm a supporto della mappatura e dello sfruttamento dei famosi Data Lake, essenziali per l’analisi dei Big Data, fornisce le proprie capacità di costruire cataloghi ed evitare la creazione di un vero data pool”.
“Qualsiasi attività analitica – precisa Barriolade – dev’essere basata su dati affidabili per assicurare un livello elevato di sicurezza. In questo senso, i Master Data offrono le dimensioni per l’analisi, mentre i Reference Data consentono di creare gerarchie e i Metadata alimentano un catalogo per l’accesso alle sorgenti dati di un’azienda. La visualizzazione, la Data Science e il Machine Learning condividono così un repository comune. La qualità dei dati fa la differenza, fornendo un ambiente di apprendimento affidabile e controllato pe Ai”.
I nuovi campi Mdm
Anche se normalmente un’organizzazione, in seguito ad acquisizioni successive, può trovarsi con informazioni organizzate in silos, la proliferazione di soluzioni cloud, acclamate dalla comunità business, ha a sua volta, contro ogni aspettativa, creato nuovi silos che separano le informazioni all’interno dell’azienda. “Il risultato – sostiene Barriolade – è l’insorgere di problemi di consistenza dei dati, che finiscono per danneggiare i processi interni. Più che mai l’MDM si dimostra essenziale per i Cio che vogliano riconquistare il controllo della consistenza dei propri dati. Tra gli altri campi in cui operano le soluzioni Mdm, e che sono recentemente emersi alla ribalta del mercato, segnaliamo le iniziative per estendere Mdm a tutti i dati condivisi, come nelle società petrolifere, dove i dati sottostanti sono essenziali per una supervisione e gestione efficace di tutte le attività attraverso dashboard. L’associazione tra strumenti e dati diventa così un modo per creare valore”.
Un’altra tendenza è quella della creazione di Customer Hub o Customer Data Platform (Ccp), nuove architetture dedicate ai dati dei clienti. Questi ambienti, fondandosi in particolare sulla virtualizzazione dei dati per creare visualizzazioni a 360°, sono basati sull’Mdm che agisce come un indice e offre intelligence. La sua capacità di operare in tempo reale con una piattaforma d’integrazione ad alte prestazioni si rivela un asset potente.
“Mentre le questioni legate alla compliance ai regolamenti hanno aiutato e riportare alla ribalta il tema della qualità dei dati – conclude Barriolade –, molte aziende non stanno più lavorando per rendere i propri dati affidabili per necessità. Offrendo loro un asset verificato che consenta di condividere dati affidabili e consistenti in tutte le applicazioni aziendali, i deployment Mdm sono diventati una leva d’innovazione nel cuore delle promettenti tecnologie di Ai o di iniziative di virtualizzazione dei dati”.
Se i progressi in efficienza operativa e il ruolo da protagonista nel deployment delle soluzioni analitiche dimostreranno la maturità dell’Mdm, quest’ultimo resterà al centro dell’attenzione ancora per molto tempo. In un momento in cui all’ombra della concorrenza tra giganti digitali assistiamo alla convergenza di guerre economiche e tecnologiche, le soluzioni Mdm potrebbero rivelarsi la migliore garanzia per le aziende europee di mantenere la sovranità sui propri dati e la propria libertà di innovare.