Settemila cinquecento posti di lavoro e 3,6 miliardi di euro in più: tanto si genererebbe in Italia riducendo la pirateria di dieci punti percentuali. Lo dice Idc insieme a Bsa.
A volte è una questione di prospettiva. Per questo, soprattutto in tempi di crisi, più che evidenziare quali sono i costi occulti o evidenti di un fenomeno, vale la pena provare a ragionare in termini di benefici e opportunità.
E’ quello che ha in sostanza fatto Bsa, coadiuvata da Idc, parlando di pirateria informatica.
Non è questo il momento di ripetere una volta ancora che la pirateria provoca perdite sia in termini di fatturato per le imprese del mondo It sia in termini di posti di lavoro.
È arrivato invece il momento di ragionare in termini positivi, domandandosi quali possono essere le ricadute in termini di fatturato e occupazione di una riduzione del fenomeno della pirateria It.
I risultati dello studio, che si intitola ”The Economic Benefits of Reducing Software Piracy”, sono più che mai incoraggianti.
Per il nostro Paese, ad esempio, una riduzione del 10% del tasso di pirateria, oggi attestato al 49%, nell’arco di due anni rappresenterebbe un impulso sia per il sistema economico complessivo sia per l’Erario pari al 37%.
Più spesa It, più occupazione, maggiori entrate fiscali: questo è l’assioma, che Bsa prova a tradurre in cifre concrete.
Supponiamo che questa riduzione possa avvenire in un lasso di tempo di quattro anni. Il risultato sarebbe la creazione di 7.538 nuovi posti nell’It, 3,6 miliardi di euro in nuovi volumi d’affari sviluppati 1,2 miliardi di euro in nuove entrate fiscali entro il 2013, di cui l’80% rimarrebbe all’interno dell’economia nazionale.
In sostanza, la ricerca enfatizza come i benefici si rifletterebbero sull’intero sistema Paese, a partire dai software vendor via via estendendosi ai distributori, ai service provider, lungo tutta la filiera.
Se la stessa riduzione del 10% del tasso di pirateria si riuscisse ad applicare nello stesso arco di tempo in 42 Paesi, si tradurrebbe in 100 miliardi di euro in attività economiche incrementali, in 500.000 nuovi posti di lavoro ad elevata qualificazione e in oltre 22 miliardi di euro di nuove entrate per i sistemi fiscali delle rispettive nazioni interessate.