Quanto vale l’acquisizione annunciata in settimana? Cosa compra davvero Microsoft? E Cisco dove sta?
Se l’acquisizione di Skype, così come era nei disegni iniziali, fosse passata per una Opa, sarebbe partita da una base di circa 1 miliardo di dollari.
Poi sono arrivate le proposte di Google e Facebook. Non ufficiali, ma secondo gli analisti posizionate su valori compresi tra i 4 e i 6 miliardi di dollari.
Infine, quasi in surplace, il colpo finale lo ha sferrato Microsoft, aggiudicandosi gli asset della società per 8,5 miliardi di dollari.
Tanti.
Tanti anche per Microsoft, che di fatto si lancia nell’acquisizione più importante fin qui intrapresa.
Inevitabili le code di commento.
Nonostante le rassicurazioni di Steve Ballmer, che fin dall’inizio ha tenuto a precisare che verrà garantito il prosieguo del supporto anche per le piattaforme non-Microsoft, per gli utenti finali la preoccupazione più palese è sul destino di un servizio divenuto indispensabile per molti, e non solo a fini ludici, una volta integrato nel mare magnum di Redmond. E per capire il “mood”, basta dare un’occhiata ai 67 commenti che accompagnano la notizia sul sito del Corriere della Sera.
Ancora più interessanti sono le valutazioni degli analisti.
Perché se è fuor di dubbio che Microsoft non ha problemi di liquidità, con quei 50 miliardi di dollari di cassa fin qui accantonati, qualcuno si domanda se il prezzo pagato sia davvero giusto.
Forse, limitandosi alle mere valutazioni economiche, è eccessivo.
In realtà il tutto sta nel capire cosa Microsoft si prepara a mettere in casa.
Un servizio, certo.
Un servizio, però, che vale 663 milioni di utenti iscritti, 170 milioni di utenti unici al mese, ciascuno dei quali effettua comunicazioni per 100 minuti, 600.000 nuovi utenti sempre su base mensile, e un tasso annuo di crescita nell’ordine del 20%.
E che si presta a essere integrato in altri servizi chiave di Microsoft, da Live a Messenger, fino ad approdare alla telefonia mobile dritto dritto sull’asse Microsoft-Nokia.
Una potenzialità non da poco, alla quale in molti plaudono.
Soprattutto quei molti che guardano con favore alla nuova politica delle strategic alliances di Microsoft, confrontandola con quella più appannata di una Cisco che sembra aver perso un po’ di allure e che confrontano la “new age” di Steve Ballmer con un John Chambers apparentemente meno capace di quelle acquisizioni che per oltre 10 anni sono state il suo marchio di fabbrica.