La Borsa non premia l’intesa ma penalizza Yahoo. In realtà ci vorrà tempo per capire e misurare realmente i vantaggi di questa intesa, che oggi pare pendere a favore di Microsoft.
Come prevedibile, a meno di 24 ore dall’annuncio ufficiale dell’accordo raggiunto tra Microsoft e Yahoo, la palla è passata in mano agli analisti e ai commentatori, ai quali spetta il compito di valutare, indipendentemente da quelli che in futuro saranno gli esiti, l’impatto dell’intesa.
Il primo responso, inevitabilmente, è stato quello della Borsa. In poche ore il titolo Yahoo è crollato, perdendo il 12%, segno che agli investitori qualcosa non è piaciuta. Cosa? Verosimilmente non ha convinto il fatto che non vi sia alcuna transazione monetaria immediata a favore di Yahoo, e che le rassicurazioni date dalla società di un beneficio di 700 milioni di dollari annui (500 in revenue e 200 in risparmi) a partire dal ventiquattresimo mese non son sembrate sufficienti.
Qualcuno, però, guarda anche ai lati positivi.
In primo luogo il fatto che dopo un anno e mezzo di tiramolla, tutte e due le società possono finalmente concentrarsi sul proprio business. Non che Microsoft non l’abbia fatto, in questi diciotto mesi. Di certo Yahoo è sembrato, tra i due protagonisti, quello più in sofferenza.
Qualcuno parla di Microhoo, qualcuno di Bingyah, in realtà nessuna fusione c’è stata, semmai un’attenta valutazione del bilanciamento degli interessi reciproci. E che per Microsoft l’interesse stia tutto in una più efficace promozione di Bing, per poter contrastare in qualche misura Google è fuor di discussione.
Yahoo, è la sensazione, rischia di snaturarsi, trasformandosi da fornitore di tecnologie abilitanti in hub per altre attività, ma è anche vero che nessun effetto di questa intesa sarà visibile e dunque misurabile prima di qualche mese, quando i permessi degli enti regolatori saranno stati ottenuti e rilasciati e quando i passaggi tecnologici saranno effettivamente varati.
E’ anche vero che Yahoo, in questo momento, deve fronteggiare una serie di difficoltà, anche dal punto di vista economico, che rendono più efficace un approccio pragmatico come quello dimostrato in questa occasione da Carol Bartz. Addio sogni di gloria, benvenuta concretezza.
Per Microsoft la strada è comunque lunga. La distanza rispetto a Google non viene colmata con questa intesa: Microsoft e Yahoo insieme non vanno oltre il 28% delle ricerche in tutto il mondo, mentre a Google resta sempre un buon 65%.
Resta dunque da capire come AdCenter riuscirà a posizionarsi rispetto ad AdWords e, soprattutto, come la nuova alleanza saprà mostrarsi interessante per i cosiddetti premium user.