Inizialmente era stato il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco a sottolineare la crescente importanza delle Fintech.
In occasione dell’assemblea dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana, aveva affermato: “In un orizzonte più ampio lo sviluppo delle tecnologie digitali è destinato ad aumentare la pressione concorrenziale e a comprimere i margini delle banche. Nell’ultimo decennio è fortemente cresciuta la disponibilità di informazioni sui comportamenti economici di famiglie e imprese, nonché la capacità di elaborarle. Nuove imprese, cosiddette Fintech, utilizzando al meglio tali informazioni stanno creando prodotti, processi e modelli di attività innovativi. Esse sono già oggi in grado di offrire servizi di finanziamento, investimento, consulenza finanziaria, pagamento al dettaglio e all’ingrosso in competizione con gli intermediari tradizionali. Alla luce di questi sviluppi e dell’incertezza sulle prospettive di crescita dei volumi di attività e dei ricavi, alle banche si richiede uno sforzo eccezionale per ridurre i costi operativi, innalzare i livelli di efficienza, riorientare le spese a favore di investimenti in innovazione. Un più ampio ricorso alle tecnologie digitali nella produzione e nella distribuzione dei servizi ha forti ripercussioni sull’organizzazione del lavoro, sulla quantità, qualità e modalità del suo Impiego”.
Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, aveva aggiunto che alla fine del 2016 poco più dellametà dei clienti era abilitata a compiere operazioni sui propri conti bancari attraverso collegamenti remoti.
“Anche gli investimenti per sfruttare le opportunità offerte dalle nuove frontiere dell’economia digitale, pur in crescita, sono riconducibili a un numero limitato di gruppi di grandi dimensioni. Appena un terzo degli intermediari italiani ha avviato progetti per sfruttare i big data interni e organizzare le informazioni sulle abitudini e le richieste potenziali della clientela. Il principale ostacolo è costituito dall’insufficiente disponibilità di risorse tecnologiche, umane e finanziarie; andrà superato per garantire la competitività della nostra industria finanziaria e la sua capacità di generare valore per l’economia italiana”.
Game of Fintech Thrones
Un’analisi impetosa seguita recentemente dalle dichiarazioni di Roberto Ferrari, chief digital e innovation officer di Mediobanca, secondo il quale “le banche si devono aprire alle partnership con le Fintech, inglobando i loro servizi all’interno di un’unica piattaforma“.
“In sei, sette anni sono stati investiti 120 miliardi di dollari, a livello mondiale, nelle startup fintech“. L’Italia è indietro, “con investimenti pari a 100 milioni di dollari“, precisa Ferrari, che definisce il prossimo futuro “Game of Fintech Thrones”, ispirandosi alla serie televisiva “Il Trono di Spade”.
È in arrivo “una battaglia che partirà dall’India, dove il governo punta a dematerializzare la moneta“, osserva Ferrari, evidenziando la rivoluzione in atto nei servizi bancari con l’arrivo dei big del web, da Google a Facebook, da Amazon ad Alibaba. Questi nuovi player “saranno facilitati” dall’entrata in vigore, il 13 gennaio 2018, della direttiva Ue Psd2, la quale “inizierà a creare un mercato unico dei pagamenti digitali“, abbattendo le barriere.
Anche così si spiega l’inaugurazione con la presenza del ministro dell’Economia Carlo Padoan del Fintech district di Milano su iniziativa di SellaLab, la piattaforma di innovazione del Gruppo Banca Sella, e di Copernico, coworking milanese.
Il distretto del Palazzo S32 in via Sassetti 32 nel quartiere Isola ospita 32 aziende fra startup e altre più affermate con nomi come Satispay, Banksealer, Blender Italia, Blockchainlab, Cisco, Conversate, Credimi, Diaman Tech, Sardex, Digital Magics e altre cheoperano in settori come crowdfunding, p2p lending, blockchain e cryptocurrencies, roboadvise.
Tre i pilastri su cui si basa l’iniziativa che punta sulla messa in comune delle conoscenze da parte delle aziende coinvolte e da quell’ecosistema fatto di società di consulenza strategica, studi commerciali e legali, agenzie di marketing, imprese e istituzioni finanziarie, che permetta il fiorire di nuove imprese. Il secondo riguarda la tecnologia con la possibilità di usufruire di strumenti tecnologici per la gestione ordinaria o abilitanti nuovi modelli di business. C’è poi il tema fondamentale dei capitali con il coinvolgimento di investitori che possono apportare finanziamenti per lo sviluppo del distretto.