Il nuovo formato consente di avere una qualità sonora simile a quella di un Cd e file di dimensioni dimezzate rispetto ai tradizionali Mp3. Ma rimane il fatto che non dispone di nessun sistema di protezione da copia
Nel momento in cui il formato Mp3 ha virtualmente assunto al ruolo di
standard per la diffusione e la commercializzazione della musica, i suoi
creatori, ovvero Thompson Multimedia e Fraunhofer Institute, hanno reso
disponibile quello che potrebbe essere definito come il suo successore, l’Mp3Pro
(l’encoder e il decoder sono già scaricabili dal sito www.rca.com).
Quasi inutile dirlo, ma gli
ideatori del nuovo formato sostengono che non ci sia paragone rispetto alla
qualità audio ottenibile con l’Mp3 tradizionale, il quale, sempre secondo le
affermazioni dei responsabili Thompson, dà un suono simile a quello di
un’adiocassetta e non di un Cd. Questo perché nella codifica vengono eliminate
alcune frequenze nella gamma più alta. Con l’Mp3Pro ciò non accade in quanto il
risultato dell’encoding sono due file: uno è il tradizionale Mp3 e l’altro
contiene l’insieme delle alte frequenze eliminate. In questo modo si ottengono
due risultati: in primo luogo, se si usa un player specifico per l’Mp3Pro, viene
riprodotto un suono simile a quello di un Cd, in secondo luogo si mantiene la
compatibilità con il tradizionale Mp3 e quindi i nuovi riproduttori possono
riprodurre i vecchi file.
Un altro vantaggio offerto dall’Mp3Pro è un maggior
fattore di compressione. Se si usa una codifica a 64 Kbps si ottengono file con
dimensione paragonabile a quella fornita dal nuovo formato Windows Audio e che è
circa la metà dell’Mp3. Se invece si vuole il massimo livello in termini di
qualità audio, e quindi l’encoding è fatto a 128 Kbps, si ottiene un file in cui
due minuti di musica occupano circa 1 MB, contro il megabyte a minuto
dell’Mp3.
C’è un altro elemento che offre la continuità con il passato: al
contrario di quanto accade nel formato Windows Audio, l’Mp3Pro continua a non
offrire nessun sistema di protezione da copia. Gli sviluppatori giustificano
questo aspetto dicendo che al momento non esiste la necessità di avere alcuna
protezione in quanto le major non hanno ancore deciso che strada seguire.
D’altra parte se si rivelasse strategico protegger i file, dicono i progettisti,
non ci vuole poi molto a inserire nel software un sistema specifico. L’interesse
attorno al nuovo formato è grande e assicurano in Thompson Multimedia di essere
vicini a chiudere diversi contratti con i produttori di player hardware, ma
ancora non esiste alcun accordo definitivo. A onor di cronaca, la licenza per
poter utilizzare il nuovo standard all’interno di un dispositivo costa 7,5
dollari.