In un recente sondaggio di Gartner sugli utenti di cloud pubblico, l’81% degli intervistati ha dichiarato di lavorare con due o più provider, ha sottolineato Google Cloud che ha anche affermato di aver notato come le implementazioni multicloud di successo possano portare vantaggi sia per gli sviluppatori che per gli operatori.
Secondo Google Cloud, sono tre i fattori chiave necessari per fare bene il multicloud: stabilire una forte “ancora” a un singolo fornitore di cloud, creare una operator experience coerente; standardizzare il deployment del software per gli sviluppatori.
Google ha recentemente rilasciato Anthos 1.7, la piattaforma Kubernetes run-anywhere connessa a Google Cloud, offrendo una serie di funzionalità che rendono il multicloud più accessibile e sostenibile.
Secondo Google, l’ultima release di Anthos è in grado di supportare un’implementazione multicloud di successo.
Riguardo al primo punto, che il viaggio nel multicloud dovrebbe essere ancorato a un unico cloud, Google Cloud ritiene che, invece di ricreare comportamenti fondamentali in ogni cloud, sia meglio definire le caratteristiche dello stato desiderato in una location e utilizzare tali prassi ovunque.
Nello specifico di Google Cloud, Cloud Logging è il servizio scalabile e ad alte prestazioni di Google per i log dell’infrastruttura e delle applicazioni. Oltre all’invio di log dagli ambienti Anthos on-premise, ora è possibile inviare log e metriche da Anthos su AWS a Cloud Logging e Cloud Monitoring. Questo consente di utilizzare un potente sistema di log che alimenta tutti gli ambienti e di mandare in pensione l’infrastruttura di log on-premise.
Per ciò che concerne il secondo punto, creare un’esperienza coerente per gli operatori, secondo Google Cloud nessuna soluzione multicloud può eliminare tutta la gestione per-cloud per i team operativi. Ci sarà sempre un certo livello di gestione diretta di ogni cloud. È però possibile ridurne la quantità in modo che i team operativi non perdano così tanto tempo con configurazioni su misura.
Google ritiene che Anthos normalizzi una parte significativa dello sforzo operativo, indipendentemente da dove risieda il cluster Kubernetes dell’azienda. E Google sta lavorando per portare sempre più coerenza all’esperienza Anthos su ogni piattaforma di destinazione: questo aiuta gli operatori a imparare qualcosa una volta sola e ad applicarla ovunque.
In Anthos 1.7, Google ha aggiunto il supporto per i container di Windows per gli ambienti vSphere, così come il supporto per il suo Container-Optimized OS. E ha anche reso disponibile il driver CSI per vSphere, dando ai cluster on-premise la stessa esperienza con i volumi di storage dei clienti di Google Cloud.
Poi c’è Anthos Config Management (ACM), che offre un modo potente e dichiarativo per definire lo stato desiderato e mantenere il proprio ambiente in quello stato. Ciò significa definire e distribuire le policy di sicurezza, i dati di riferimento e gli agent necessari con file di configurazione controllati alla fonte.
In Anthos 1.7 Google estende ACM ad una gamma più ampia di tipi di cluster supportati (oltre a GKE) tra cui EKS 1.19, AKS 1.19, OpenShift 4.6, KIND 0.10 e Rancher 1.2.4. Che l’azienda stia implementando cluster GKE con Anthos, o che stia collegando i propri cluster Kubernetes esistenti in esecuzione in altri ambienti, componenti come ACM e Connect gateway offrono un’esperienza operativa coerente.
Il terzo punto riguarda lo stabilire un target di deployment sicuro e familiare per gli sviluppatori.
Secondo Google Cloud, i principali beneficiari del multicloud sono gli sviluppatori e, per estensione, gli utenti finali del software che gli sviluppatori creano. Con il multicloud, gli sviluppatori possono usare i migliori servizi di ogni cloud ed eseguire ogni carico di lavoro nel posto giusto.
La parte difficile è creare un certo livello di ripetibilità in tutti questi ambienti. L’obiettivo è quindi quello di normalizzare un po’ le cose creando un’esperienza di sviluppo coerente per il ciclo interno e un’API di distribuzione standard per ogni ambiente.
A tal fine, il team di Google Cloud Code ha aggiunto delle estensioni per gli IDE preferiti per rendere più facile la build di YAML da utilizzare in qualsiasi ambiente Anthos. E con gli emulatori locali per cose come Kubernetes e Cloud Run, è possibile costruire e testare localmente prima di impacchettare il software per la distribuzione su Anthos.
Parlando di build, con il nuovo gateway Connect è possibile creare definizioni di Cloud Build da distribuire a qualsiasi cluster collegato ad Anthos. Cloud Build è un servizio potente per il packaging e il deployment del software, e la possibilità di utilizzarlo per il deployment ovunque è un’utile opzione.
Secondo Google, gli sviluppatori dovrebbero accedere in modo sicuro ai servizi cloud dalle loro app ma non è preferibile avere un qualcosa di unico per ogni ambiente. In Google Cloud, Workload Identity viene utilizzato per mappare gli account dei servizi Kubernetes agli account IAM.
Con Anthos 1.7, Google ha reso disponibile la funzionalità di Workload Identity in locale e in AWS. Basta costruire le app, ed esse in fase di runtime possono parlare in modo sicuro con i servizi gestiti e con le autorizzazioni appropriate.