Maurizio Giunco, ex editore di Antenna Tre e attuale presidente di Frt Tv Locali, ha fondato Pangea. Entro il 2010 punta a 10 milioni di euro di fatturato
Da editore televisivo locale a provider tecnologico, dal vecchio analogico alla nuova terra promessa del digitale. La carriera di Maurizio Giunco subisce un ulteriore scatto in avanti. Se nel passato è stato uno dei più forti editori televisivi lombardi con Antenna Tre Lombardia (ceduta poi al gruppo Alerion di Giuseppe Garofalo), se nel presente ricopre una delle cariche più importanti e rappresentative del mondo al quale appartiene – presidente della Frt Tv locali (carica che scadrà a maggio 2008) – , per il futuro Maurizio Giunco ha voluto riservarsi un ruolo tutto nuovo, quello di provider tecnologico per il digitale terrestre. Certo, sulle sponde del lago di Como Giunco controlla ancora l’emittente televisiva Etv e l’omonimo quotidiano locale “Il Corriere di Como”, ma come spiega nel corso dell’intervista che ha rilasciato in esclusiva a Millecanali, il suo interesse è ora interamente monopolizzato da un nome dalle risonanze mitologiche, Pangea, che altro non è che una nuova piattaforma per il digitale terrestre.
Quindi, Giunco, lei ha deciso di lanciarsi nella DTT come provider tecnologico.
Sì, diciamo che torno con un progetto imprenditoriale differente dal passato, cioè da quanto ho sempre fatto. Con Pangea non sono interessato a propormi come fornitore di contenuti e quindi come editore, bensì come fornitore di servizi ad accesso condizionato.
Quale ragionamento si nasconde dietro questa decisione?
Il discorso nasce da un’analisi assolutamente elementare, ovvero che la tecnologia digitale, nonostante tutti i ritardi, i cantieri aperti e le critiche che si porta dietro, si sta ormai configurando come un aspetto ineludibile del futuro della comunicazione. Sono altresì convinto che il vantaggio competitivo del digitale sull’analogico si riassuma nella possibilità di offrire l’accesso condizionato. L’idea che in questi anni si è propagandata nel nostro Paese, e cioè che il digitale potesse portare ad un numero maggiore di canali e quindi ad un allargamento del pluralismo, non è la sostanza. Il digitale arriverà, come io penso, perché consente di far decollare un nuovo business. Tutto il resto è colore.
Da qui è nato il progetto di Pangea…
Sì, questa è stata la convinzione di base, dopo di che, come sappiamo, sul mercato oggi esistono due piattaforme di Tv digitale terrestre, peraltro proprietarie; parlo di Telecom e Mediaset. Ho pensato quindi che ci poteva essere spazio per una terza piattaforma multioperatore, in grado di offrire libero accesso a tutti coloro che non dispongono né dei mezzi, né della tecnologia necessaria per giocarsi la partita della DTT.
Cosa offre Pangea al mercato?
Come le ho detto, intendo propormi come fornitore di servizi ad accesso condizionato. Per questo ho costruito una piattaforma che si basa sullo sviluppo del software Nagravision, realizzato da Nagra, una delle due più grandi società specializzate nell’accesso condizionato assieme a Irdeto. Ricordo che la piattaforma Nagra viene utilizzata da Mediaset Premium, mentre il sistema Irdeto è stato fatto proprio da Telecom con La 7.
Perché si è rivolto a Nagra?
Perché ritengo che il suo sistema sia più flessibile e adatto alle mie esigenze. Abbiamo lavorato quattro anni per predisporre l’apposito software, perché se vuoi offrire una piattaforma sicura e affidabile, essa deve essere riconosciuta dai decoder presenti sul mercato. Il che vuol dire sostanzialmente avere l’approvazione dei produttori di decoder, che devono rilasciare le specifiche dei loro software.
A chi dovrebbe rivolgersi Pangea?
È una piattaforma a disposizione di tutti i fornitori di contenuti, nel senso più ampio possibile. Per quanto riguarda quelli televisivi, io offro la produzione della card che consentono l’accesso condizionato, a seconda delle esigenze degli editori. Posso offrire card che lavorano con un sistema pay-tv, oppure pay per view o ancora pay per time, dopodiché offro il criptaggio e il decriptaggio del segnale. L’editore deve solo occuparsi della messa in onda del segnale sulle sue frequenze.
Ma alla Tv digitale possono essere interessati altri soggetti.
Infatti, a fianco del classico fornitore di contenuti televisivi, c’è tutta una serie di altri soggetti che probabilmente andranno a formare un nuovo mercato che, aprendosi alla tecnologia digitale, punterà su nuovi servizi di comunicazione. Penso al settore della Formazione, dove molte grandi aziende investono cifre considerevoli. Non solo le aziende del settore industriale si avvicineranno, ma anche quelle dei servizi e i Ministeri stessi.
Lei quindi è convinto che il digitale terrestre sarà un veicolo estremamente economico e funzionale per il mondo dell’economia?
Sì, immaginiamo che io debba formare 20.000 persone su un nuovo prodotto che viene posizionato sul mercato. Oggi sono costretto a organizzarmi con una struttura sul territorio, questo significa prenotare alberghi, aule per convegni, ecc. Domani invece basterà dotarsi di 20.000 card e utilizzare un segnale dedicato.
Attraverso l’uso degli applicativi sarà anche possibile dialogare con tutte queste persone in tempo reale. Pangea ha già qualche cliente? E se sì, di chi si tratta?
Per il settore della Formazione abbiamo realizzato una card per un progetto che ha richiesto circa sei mesi di sviluppo. Oggi la card è pronta, è stata studiata per una società romana chiamata “Interattiva”, che attraverso la sua divisione “For Me” si sta occupando di Formazione collaborando con il canale Rai Utile. Interattiva ha capito che lo sviluppo del settore deve passare dall’accesso condizionato e quindi si è rivolta a noi. Tra gennaio e febbraio partiranno le prime applicazioni.
Ma qualche editore televisivo si è rivolto a lei?
Sul fronte della Televisione, la prima azienda a muoversi verso di noi è stata Rete 7 Piemonte, la stazione controllata da Piero Manera, che, approfittando degli spazi offerta dalla nuova area ‘all digital’ della Valle D’Aosta, ha pensato di partire con un’offerta a pagamento sugli sport minori. Per quanto ci riguarda, il progetto è stato terminato. Credo che Rete 7 Piemonte sia in grado di partire entro il primo trimestre del 2008.
Lei si pone come provider tecnologico, mentre gli editori interessati dovranno occuparsi di reperire le frequenze necessarie per trasmettere i programmi. Non trova che in Italia esista un problema di frequenze sul digitale terrestre?
Sì, ma non è vero che non ci siano le frequenze, il problema è che oggi costano troppo, le cifre richieste sono fuori mercato. Solo Telecom Italia vanta una disponibilità di frequenze sui suoi due multiplex tale da poter accontentare la domanda che si sta creando. Non dimentichiamo poi che sia Mediaset che Rai nel momento in cui il regolamento dell’Authority entrerà in vigore, dovranno mettere sul mercato il 40% della capacità dei propri multiplex.
Che obiettivi di ricavo si è dato nei prossimi due-tre anni?
Ritengo che Pangea possa toccare fatturati interessanti, diciamo tra i sei e i dieci milioni di euro. Tra due anni saremo vicini al 2010, cioè a metà strada rispetto alla scadenza dello switch-off, programmato nel 2012. Immagino quindi che la domanda sarà, come dire, più sostenuta. Di conseguenza, Pangea potrebbe anche fare meglio delle stime che le ho offerto. Io ovviamente non pongo limiti alla Provvidenza…