L’elastic cloud nella visione di Klaus Holse Andersen Area Vice President of Western Europe and Microsoft Corporate Vice President. Il nuovo approccio, i benefici per le pmi, il ruolo di partner e sviluppatori.
“Microsoft si sta muovendo in modo molto aggressivo verso i cloud service, anzi, per essere più precisi, su tutto quanto passa dalla nuvola a piattaforme che includono pc, telefoni e tablet”.
Chi parla è Klaus Holse Andersen Area Vice President of Western Europe and Microsoft Corporate Vice President, responsabile dunque, da un paio d’anni ormai, delle vendite, della gestione e delle attività di Microsoft in 14 Paesi.
Che siamo in presenza di un paradigma nuovo, è del tutto palese: la pervasività del cloud sta interessando uno spettro sempre più ampio di ambiti applicativi, dalla collaboration ai servizi di comunicazione, all’Erp.
“Ma quel che oggi, se pur in the cloud, ancora gira prevalentemente su pc, gradualmente si sposterà verso device diversi, televisori inclusi”.
Se l’evoluzione è in corso e si prefigura di questa portata, su un punto Andersen è tassativo: “La politica del One size fits all, della taglia unica, non funziona. La cloud deve essere elastica e i servizi personalizzabili. Meglio se dall’hoster”.
Solo introducendo concetti di elasticità e personalizzazione, infatti, secondo Andersen si possono favorire gli utilizzi più evoluti.
Non sono solo le large corporation che beneficiano di questa nuova visione in the cloud.
Anzi.
”Il cloud può e deve aiutare le piccole e medie imprese a gestire la complessità. Non si tratta semplicemente di smettere di comprare, di ridurre le spese di capitale, spostando il focus sui servizi, anche se già questo rappresenta un tassello importante negli economics del nuovo approccio. Si tratta, soprattutto, di far uscire la complessità dalle aziende”.
Tutto ciò che si acquista dalla nuvola, infatti, porta integrati con sé aggiornamenti e ottimizzazione, con evidenti ritorni in termini di risparmio.
Uno dei punti sui quali fin dall’inizio Microsoft ha inisistito al momento del suo engagement nel cloud è che il nuovo approccio non penalizza in business partner.
E anche Andersen torna sul tema.
”I nostri business partner sono fortemente impegnati su questo fronte. I business partner conoscono i loro clienti e i loro clienti li coinvolgono in veste di consulenti. Non è semplicemente questione di vendere i servizi, ma di configurarli correttamente e connettervi l’intera infrastruttura aziendale. In realtà, l’approccio del partner diventa ancor più articolato, perché l’approccio in the cloud è pervasivo e dunque coinvolge molteplici piattaforme, non limitandosi semplicemente a una abilitazione pc based”.
Oltre ai business partner, secondo Andersen, il nuovo approccio in the cloud assegna un ruolo importante agli sviluppatori, il cui compito sarà quello di personalizzare i servizi residenti nei data center.
”Poco importa dove sarà il data center e chi lo ospita: lo sviluppatore interverrà sui servizi destinati ai suoi clienti, sgravandosi di attività di installazione per concentrarsi sulle attività core per lui e per i suoi clienti”.