Nel restore non scordatevi delle virtual machine

Consolidare tutti i tool in un’unica soluzione, in grado di gestire macchine fisiche e virtuali e ambienti open source e non, non solo semplifica il controllo centralizzato e automatizzato, ma rende anche più semplice, affidabile e trasparente il processo di ripristino.

Riguardo la virtualizzazione la conversazione oggi si è fatta  concreta e si concentra su progetti reali, oltre che sullo scambio di esperienze e suggerimenti.
I vantaggi degli ambienti virtuali sono sempre in primo piano: l’utilizzo ottimale delle risorse esistenti, la velocità e la flessibilità d’impiego, i risparmi sui costi hardware.
Ma nonostante la virtualizzazione sia ormai così diffusa, in termini di protezione dei dati negli ambienti virtuali sussistono ancora lacune.
Lo pensa Mauro Papini, country manager di Acronis Italia, per il quale non c’è infatti tra i dati conservati in ambienti fisici o virtuali: se si verifica una situazione d’emergenza, ad esempio il guasto di un computer, i dati perduti devono essere nuovamente accessibili e in pochissimo tempo.

Uno studio mondiale di Acronis ha rivelato però che solo il 37% delle società che hanno installato macchine virtuali ne eseguono il backup quotidianamente o con una frequenza maggiore.
Il 33% degli interpellati ha indicato che il backup delle proprie macchine virtuali viene eseguito con una frequenza inferiore rispetto alle macchine fisiche.

Risultato comprensibile per Papini: molte aziende, con budget ridotti e costrette a diminuire il personale e le risorse IT si trovano sopraffatte da tecnologie complesse, oppure, più semplicemente, non comprendono quanto sia necessario poter prevedere un’eventuale emergenza, se non ne hanno mai riscontrata alcuna.

In molti casi l’ostacolo è rappresentato dalla coesistenza di diverse soluzioni di backup per server e workstation fisiche da un lato e per macchine virtuali dall’altro. Con tre o più prodotti di backup, l’elaborazione di un piano di business continuity deve diventare imperativo.

Una delle possibile vie d’uscita, per Papini, è una soluzione unificata, che consenta, ad esempio, la gestione centralizzata di server, workstation e laptop Windows e Linux, ambienti virtuali e cloud storage, capace magari di combinare al tempo stesso backup, ripristino d’emergenza e protezione dei dati. Consolidare tutti gli strumenti in un’unica soluzione non solo semplifica il controllo centralizzato e automatizzato, limitandolo a una console per tutti gli ambienti, ma rende anche più semplice, affidabile, trasparente e di conseguenza meno esigente in termini di tempo il processo di ripristino nelle situazioni d’emergenza. I costi e i rischi del piano di business continuity possono essere stimati e previsti con maggiore coerenza, e si riduce anche il rischio di downtime.

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