NetAsq porta la sicurezza nella virtualizzazione

La nuova gamma V va ad affiancarsi alla tradizionale offerta di appliance fisiche. L’offerta, proposta con modello a canone annuo, è differenziata per Pmi, grandi imprese e virtualizzazione di gruppi di server.

Sulla sicurezza perimetrale Netasq ha costruito la propria storia aziendale, arricchendo negli anni la propria offerta Utm (Unified threat management) essenzialmente in direzione delle appliance dedicate. Ora l’azienda francese ha deciso di estendere il proprio raggio d’azione agli ambienti virtualizzati delle aziende, provando a cavalcare un trend certamente in crescita, almeno se si crede alle stime di Gartner, in base alle quali l’85% delle imprese nel mondo ha in essere un piano per la virtualizzazione dei server nell’arco dei prossimi dodici mesi: «In Italia la percentuale scende al 59% in diciotto mesi – precisa Alberto Brera, country manager della filiale nazionale di Netasq – perché si sa che da noi tutte le scelte vengono effettuate in modo più cauto. C’è comunque un ampio mercato di riferimento, composto dalle aziende che hanno iniziato o stanno pianificando strategie di virtualizzazione».

A motivare la scelta di Netasq troviamo anche ragioni più squisitamente tecniche. L’offerta di sistemi fisici, infatti, si adatta a infrastrutture della stessa natura, mentre non si può dire altrettanto per quelle virtualizzate, dato che non esiste il concetto di perimetro fisico (fatto di cavi, prese e quant’altro) e al suo posto troviamo solo link software, sostanzialmente non raggiungibili da un firewall fisico. La nuova gamma “V”, differenziata per le esigenze delle grandi aziende, di quelle piccole-medie e di chi vuole concentrarsi sui server, possiede comunque tutte le caratteristiche (firewall, antispam e antispyware, intrusion prevention e così via) presenti negli Utm fisici. «Con le nostre soluzioni, è possibile mettere in sicurezza singolarmente ogni applicazione ospitata sui server virtuali, condividendo un medesimo indirizzo Ip sulla rete», aggiunge Brera.

Nel dettaglio, l’offerta comprende la virtual appliance Vu (dove la u sta per “unlimited”) per le grandi imprese, una serie di modelli (V50, 100, 200 e 500) per le Pmi (con un numero di Ip protetti variabile da 50 a 500), mentre i Vs5 e 10 sono pensati per la protezione su uno specifico numero di server virtuali (da 5 a 10). Tutte queste soluzioni vengono proposte con formula a canone annuo, senza costi iniziali di licenza e sono compatibili con Vmware vSphere e Citrix SenServer (non con Hyper-V di Microsoft, per il momento).

Poiché queste nuove soluzioni si affiancano alla tradizionale gamma di appliance fisiche, si potrebbe configurare il rischio di una cannibalizzazione: «Senz’altro nel breve periodo non c’è pericolo di sovrapposizione – smentisce Brera –. Per Netasq questa è solo un’opportunità di ampliamento dell’offerta. Anzi, la nostra suite di gestione dei parchi firewall può gestire infrastrutture ibride». In Italia, la gamma V sarà proposta dalla rete di partner esistente, composta da tre distributori e circa 120 partner certificati, ovviamente privilegiando quelli che già spingono sugli ambienti virtualizzati.

Si attende ora la prossima tappa dello sviluppo di Netasq, che dovrebbe essere rappresentata dalla protezione dei thin client per la mobilità, con una soluzione attesa entro la fine dell’anno.

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