Netbook: prove pratiche di conversione

Svanito lo scetticismo iniziale, oggi i principali player It li hanno a listino. E il segmento cresce, insieme alla domanda degli utenti.

Quando alla fine dello scorso anno i primi netbook (ma allora nessuno li chiamava ancora così) fecero la loro comparsa sui mercati mondiali non era facile prevedere lo sviluppo che il segmento avrebbe conosciuto.

Non proprio un vezzo di Asus, la Johnny Machine – come la definì Fortune -, ma quasi. Un pc-meno-di-un-pc, che qualcuno guardava con sospetto e con quel po’ di scetticismo che sempre fa gioco in questi casi. Qualcuno preconizzava le immancabili delusioni, quando l’utente poco accorto si fosse finalmente reso conto che quella macchina, acquistata a così poco prezzo, non era certo in grado di offrire tutte le mirabolanti funzionalità di un dual-core full functional. Ed evocava addirittura possibili ricorsi all’Adconsum da parte di acquirenti furiosi.

E invece.
E invece a dodici mesi di distanza il segmento dei netbook, o mini-note, è più che mai in salute. I dati diffusi ieri da Display Search parlano di 14 milioni di pezzi venduti in un anno e soprattutto mostrano una lista di produttori tra i quali accanto alle Asus e alle Acer, che per prime hanno creduto all’idea, figurano nomi come Hp, Dell, Lenovo, Toshiba.
Già, anche Toshiba, che fino alla scorsa primavera difendeva strenuamente la necessità del piccolo-ma-dotato-di-tutto, ha deciso di buttarsi nell’agone.
In effetti i numeri danno ragione ai due primi player, premiati sia per la convinzione con la quale hanno aggredito il mercato, sia per alcune scelte commerciali particolarmente felici: allearsi ai provider, per fornire all’utente dispositivo e connessione in un unico pacchetto è stata la mossa più azzeccata.

Ma non è solo questione di prezzo, diciamola tutta. Gli utenti sembrano aver capito di cosa hanno davvero bisogno ed evitano il surplus. In fondo sembra di essere tornati indietro nel tempo. Una volta la prima macchina era il desktop di casa, la seconda il notebook, che serviva in mobilità e come backup.
Oggi la prima macchina è probabilmente il superaccessoriato notebook, mentre per le attività correnti, dalla stesura di un testo alla lettura di una email, dalla navigazione alla chat, basta un netbook. Costa poco, pesa meno, si porta ovunque. E il backup? Si fa in rete. Il paradigma del software as a service è anche questo.

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