La RAI risponde alle proteste dei giorni scorsi e, dopo un confronto con il Ministero dello Sviluppo Economico, ha ritrattato. Il canone TV è dovuto solo per i PC utilizzati in applicazioni di digital signage.
Ci son voluti tre giorni perché la protesta montasse, con un ultimo intervento, ancora nella mattinata di oggi, da parte di Confindustria Digitale che in una nota stampa stigmatizzava l’ipotesi di una richiesta di pagamento del canone RAI alle imprese in possesso di PC, tablet, videofonini e impianti di sorveglianza, definendola “un’assurda forzatura giuridica, ma soprattutto un’iniziativa fuori dal tempo e in totale contrasto con gli obiettivi dell’agenda digitale e gli sforzi che si stanno mettendo in atto per rilanciare la crescita del Paese”.
Poi, nel pomeriggio di oggi, il “fermi tutti”.
Lo ha dato con una nota pubblicata sul suo sito la stessa RAI, che informa di un confronto avvenuto in mattinata con il Ministero dello Sviluppo Economico, che dando la sua interpretazione della norma di riferimento (il Regio Decreto del 1938) ha escluso decisamente queste tipologie di prodotti dall’obbligo di pagamento.
Nella sua nota, la RAI sostiene di non aver in realtà mai presentato una richiesta di pagamento di canone alle aziende per il solo motivo di possedere PC o tablet, ma di averne fatto richiesta a quelle realtà nelle quali i PC vengono utilizzati per applicazioni di digital signage e dunque come televisori, ovvero “adatti o adattabili alla ricezione televisiva”.
Per altro, si legge sempre nella nota RAI, “il canone speciale non va corrisposto nel caso in cui tali imprese, società ed enti abbiamo già provveduto al pagamento per il possesso di uno o più’ televisori”.