Stando al management del vendor giapponese, qualora si scatenasse, la guerra in Iraq comprometterebbe seriamente l’economia Usa (e non solo), frenando ulteriormente la fiducia dei consumatori.
8 ottobre 2002 Il Ceo di Toshiba, Tadashi
Okamura, è preoccupato. Benché le previsioni di vendita riferite al prossimo
periodo natalizio siano al rialzo, un eventuale attacco da parte degli Stati
Uniti ai danni dell’Iraq, potrebbe seriamente compromettere la domanda di
prodotti tecnologici nella prima metà del 2003. Non a caso, i vertici della
società hanno già fatto sapere che, se da qui a fine anno, le vendite di
notebook e chip utilizzati all’interno di apparecchi televisivi e lettori Dvd
sono previste al rialzo, per i primi sei mesi del prossimo anno le stime non
sembrano altrettanto positive. Tuttavia, lo stesso Okamura ha aggiunto che,
nonostante le difficoltà del primo semestre, l’intero 2003 sarà migliore
rispetto all’anno che sta per concludersi. E intanto, per il secondo
semestre dell’esercizio fiscale in corso – che per il vendor giapponese
terminerà il prossimo marzo -, Toshiba conta di riportare entrate nette per 50
miliardi di yen su vendite per 3,15 milioni di miliardi. 885mila i laptop
commercializzati dal produttore nel trimestre terminato lo scorso 30 giugno, che
ha conquistato il 12,8% dell’intero mercato globale e – secondo la società di
ricerca Gartner Dataquest – il terzo posto nella classifica produttori alle
spalle di Dell e Hewlett-Packard. In tutto questo, il mercato Usa ha pesato per
il 17% delle vendite registrate nel primo trimestre scorso, ma lo spettro della
guerra rimane. E con effetti non certo positivi sulla fiducia dei
consumatori.