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Nuovi MacBook Pro M4: tre cose che ci piacciono e tre che ci convincono meno

Della sequenza di aggiornamenti dell’hardware Mac che Apple ha presentato in questo autunno 2025, probabilmente la gamma più attesa era quella dei MacBook Pro.

Anche nei laptop professionali è approdata l’ultima generazione di silicio Apple e proprio nei nuovi MacBook Pro ha fatto il suo debutto il chip della serie M4 più potente fin qui presentato: il chip M4 Max.

Non c’è stato, per i nuovi portatili, alcun sorprendente redesign, come è invece avvenuto per il Mac mini: da questo punto di vista, non c’è niente di nuovo; ciò non di meno, non sono mancati ulteriori miglioramenti – oltre ai processori – e nuove opzioni che vengono incontro alle esigenze degli utenti.

Vediamo allora cosa ci ha convinto sin da subito della nuova famiglia di MacBook Pro M4, e cosa invece ci lascia qualche dubbio.

Cosa ci piace dei nuovi MacBook Pro M4

M4Una famiglia bene assortita, per tutte le esigenze dei professionisti

Sulle prestazioni preferiamo attendere una disponibilità più ampia e diversificata di benchmark di terze parti prima di esprimerci, ma dalle prime anticipazioni che stanno emergendo, la nuova serie M4 sembra promettere bene. In ogni caso, è positiva la possibilità di scelta su tutta la gamma, che fornisce una maggiore flessibilità nel selezionare la configurazione che risponde alle proprie esigenze.

L’unico parziale vincolo è che, per i modelli da 16”, l’utente può scegliere solo tra i processori M4 Pro e M4 Max. Per il modello da 14”, invece, è disponibile l’intera serie: M4, M4 Pro e M4 Max. Ciascun professionista può quindi scegliere il livello di prestazioni che occorre per svolgere la propria attività, regolando poi eventualmente la configurazione predefinita con le modifiche alla dotazione che dovessero servire.

Fortunatamente non esistono più le configurazioni da 8 GB di memoria unificata, nemmeno nel modello base con M4. E per fortuna Apple ci risparmia, almeno nei MacBook Pro, la configurazione con l’archiviazione SSD da 256 GB; tuttavia, non si può essere soddisfatti nel vedere un computer che sfiora i 2mila euro di listino fornito con 512 GB. Su questo – e qui anticipiamo una delle cose che non ci convincono – Apple potrebbe fare di più.

Per quanto riguarda la performance, e considerando anche che nei modelli con i chip M4 Pro e M4 Max arriva anche la veloce tecnologia Thunderbolt 5, i MacBook Pro potenziati dall’ultima generazione di silicio Apple promettono di rivelarsi delle workstation di tutto rispetto, nel non inedito – ma sempre elegante e funzionale – design che ci è ormai familiare.

M424 ore senza interruzioni

In un portatile, però, la performance è solo una faccia della medaglia. Soprattutto per chi lo usa più tempo in movimento che alla propria scrivania, collegato all’alimentatore, la durata della batteria è altrettanto importante. Siamo ormai abituati alla elevata efficienza energetica della piattaforma hardware del silicio Apple: del resto, è stato uno dei fattori su cui la società di Cupertino ha focalizzato i propri sforzi, da quando ha iniziato a progettare i chip in casa.

I nuovi MacBook Pro, dichiara Apple, raggiungono: “fino a 24 ore di autonomia, la più lunga di sempre in un Mac”. Chiaramente – così come per i benchmark sulle prestazioni – sarà poi opportuno contestualizzare con test indipendenti “su strada” questi risultati dichiarati dall’azienda. Come per la performance dei processori, anche l’autonomia dipende molto dal singolo caso d’uso della macchina, e quindi la durata della batteria andrà valutata con prove reali sul campo in un ventaglio diversificato di attività.

In ogni caso – facendo riferimento alle specifiche ufficiali dell’azienda – per la generazione precedente Apple dichiarava al massimo “fino a 22 ore di riproduzione film nell’app Apple TV”, tra le varie casistiche fornite nella documentazione. Per quest’ultima generazione di MacBook Pro, viene “sfondata” la barriera delle 24 ore, con l’autonomia dichiarata “fino a 24 ore di streaming video” per il MacBook Pro 14” con chip M4 e il MacBook Pro 16” con chip M4 Pro (i valori per i vari modelli variano poi in base al task e al chip preso in considerazione).

Se i nuovi MacBook Pro dimostreranno su più tipi di utilizzo di poter garantire una maggiore autonomia, sarà un ulteriore vantaggio non da poco per gli utenti. Certo, non si tratta di un incremento epocale: ma bisogna considerare che i miglioramenti sulla durata della batteria sono ormai molto più difficili e lenti da ottenere, per i produttori; e poi che tale incremento, seppur non enorme, arriverebbe abbinato a un aumento delle prestazioni, invece che sacrificando la performance complessiva.

Un display opzionale che riduce i riflessi

Tra le novità più interessanti c’è, ad esempio, anche la nuova videocamera 12MP Center Stage, ma quella che più ci ha positivamente colpito è nel display dei nuovi MacBook Pro. E non solo perché ora il display Liquid Retina XDR raggiunge ora fino a 1000 nit di luminosità per i contenuti SDR outdoor, alla luce del sole (arrivando fino a 1600 nit di picco sui contenuti HDR). Ma perché ora c’è la possibilità, come opzione di configurazione, di scegliere il display con nanotexture.

L’opzione del vetro con nanotexture è disponibile per i monitor Apple Studio Display e Pro Display XDR, e viene offerta anche con i nuovi iMac (tranne nel modello base): ora arriva anche sui MacBook Pro. L’opzione nanotexture è utile per ridurre al minimo i riflessi, preservando l’esperienza di visualizzazione. Per chi è spesso in movimento e si trova sovente a lavorare in ambienti fortemente illuminati o in cui l’illuminazione non è ottimale per il lavoro al computer, può essere un’opzione interessante.

Quella dello schermo nanotexture è un’aggiunta opzionale che può essere fatta in fase di configurazione prima dell’acquisto e prevede un sovrapprezzo di 170 euro.

MacBook ProIn cosa “rimandiamo” i nuovi MacBook Pro M4

Niente Wi-Fi del futuro

Qui dobbiamo ripetere quanto sottolineato per i nuovi Mac mini: si fa notare l’assenza del supporto per il Wi-Fi 7, che in casa Apple ha peraltro già fatto il suo debutto con gli iPhone 16 (i quali però a loro volta non sfrutterebbero tutto il potenziale del Wi-Fi 7, ma questa è un’altra storia…).

Tale mancanza può non farsi notare tanto nell’immediato, ma se si fa un certo investimento in uno strumento di lavoro, si preferirebbe poter fare affidamento su un certo grado di longevità. A maggior ragione il mancato supporto si fa notare in un portatile, trattandosi di uno standard wireless di nuova generazione.

Upgrade salati

Partiamo da una considerazione che abbiamo fatto anche per i nuovi Mac mini. L’anno scorso di questi tempi Apple presentava i MacBook Pro con i chip della serie M3, i cui prezzi partivano da 2.049 euro per il modello base da 14″ con chip M3, da 2.599 euro per quello con chip M3 Pro e da 3.099 euro per il modello da 16″.

La nuova gamma parte da 1.949 euro per il MacBook Pro 14″ con M4, da 2.499 euro per quello con M4 Pro e da 2.999 euro per il modello da 16″. I prezzi quindi non aumentano e, anzi, presentano anche un ribasso. La premessa ci serve per sottolineare che non abbiamo intenzione di entrare nell’annosa – nonché sterile – polemica sulle politiche di pricing di Apple. Intendiamoci, in senso assoluto i costi sono importanti, non c’è dubbio. Tuttavia, è a tutti noto e ben chiaro che la società della Mela si posiziona in una fascia di mercato premium per ogni prodotto che sviluppa e commercializza. Inoltre, riteniamo che l’offerta Apple poggi su solide fondamenta di qualità dei prodotti, e che il Mac possa rappresentare un effettivo valore aggiunto in molti ambiti professionali e non, sia per le caratteristiche hardware che per la consolidata integrazione con software e servizi.

Però, a maggior ragione considerando che nei MacBook Pro – come per altri Mac – l’utente non può fare l’upgrade di componenti importanti della macchina, come la memoria e l’archiviazione interna, successivamente all’acquisto e in maniera autonoma, siamo dell’opinione che alcune dotazioni standard e opzioni di personalizzazione potrebbero essere riviste.

Tralasciamo il modello base da 14” che, come tale, punta a un posizionamento entry-level anche nel prezzo, e prendiamo come esempio il modello base da 16”: questo, a un prezzo praticamente di 3milla euro, offre un’archiviazione SSD da 512 GB; per portarla a 1 TB (che magari avremmo voluto vedere di serie) ci vogliono altri 230 euro. La stessa cifra aggiuntiva è richiesta per portare i MacBook Pro 14” da 16 GB a 24 GB di memoria unificata.

Il prezzo più basso per avere un MacBook pro con chip M2 Max è di 3.899 euro, e per questa cifra riceviamo una macchina dotata di CPU 14-core, GPU 32-core, 36 GB di memoria unificata e archiviazione SSD da 1 TB. Bene, potremmo tutto sommato ritenerci anche soddisfatti, ma se ci venisse l’idea di configurare il portatile con 2 TB di storage, ci verrebbero richiesti altri 460 euro. Passare a 2 TB di storage da un modello che di default ne offre 512 GB costa ben 690 euro: ci si compra quasi il modello base del nuovo Mac mini.

MacBook ProDesign vincente non si cambia

Quest’ultimo punto in realtà non è qualcosa che non ci convince. Più che altro, presentato il giorno dopo del nuovo Mac mini ridisegnato in maniera sorprendente, e due giorni dopo i nuovi iMac arrivati almeno con la livrea rinfrescata da un rinnovato ventaglio di colori, c’è chi potrebbe ritenere deludente il fatto che il design del nuovo MacBook Pro è rimasto lo stesso. Ed era rimasto lo stesso anche nell’aggiornamento precedente, e in quello prima ancora.

L’ultimo redesign risale al 2021 e coincide con il debutto dei chip M1 Pro e M1 Max, che hanno segnato una rivoluzione epocale per la piattaforma Mac. In fin dei conti, non è nemmeno così tanto; e poi, per uno strumento professionale, l’aspetto esteriore va in secondo piano rispetto a qualità quali le prestazioni e l’autonomia. Ma, lo sappiamo, il design non è mai un aspetto secondario quando si parla di Apple. E qualcuno potrebbe rimanere in po’ deluso dal “dover indossare” lo stesso look dell’anno scorso. In ogni caso, si tratta di un design consolidato e collaudato, elegante ed efficace; è giusto e comprensibile che Apple si prenda il suo tempo per apportare modifiche a una linea così apprezzata.

Per un nuovo design, magari ancora più sottile e ancora più leggero, dovremo attendere ancora.

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