C’è aria di bufera intorno all’Agenzia. L’Onu avrebbe espresso preoccupazione sulla prassi sin qui adottata per la nomina dei membri e del nuovo Presidente dell’Agcom, mentre l’Italia torna nell’elenco delle nazioni che non si prodigano abbastanza per la tutela del copyright.
Finisce quest’oggi un’era per l’AGCOM, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Con un’audizione svoltasi questa mattina, il Presidente Corrado Calabrò ha chiuso il suo mandato riassumendo le attività che sin qui sono state svolte. C’è però aria di bufera intorno ad AGCOM soprattutto in relazione alle indicazioni che sarebbero appena arrivate niente meno che dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e dagli Stati Uniti “per bocca” dello USTR (Office of the United States Trade Representative), agenzia governativa responsabile della definizione delle politiche commerciali USA.
Secondo le indiscrezioni, Frank La Rue, relatore speciale dell’Onu per la promozione e la difesa della libertà di manifestazione del pensiero, avrebbe inviato una lettera al Ministro degli Esteri italiano esprimendo preoccupazione sulla prassi che è stata sin qui adottata per la nomina dei membri e del nuovo Presidente dell’AGCOM, successore di Calabrò. Dalle Nazioni Unite sarebbe arrivato un invito al nostro Paese a rendere pubblici i nomi dei candidati e ad aprire una consultazione pubblica che coinvolga anche la società civile. Sarebbe stata addirittura manifestata l’opporunità di inviare dei delegati ONU per osservare i lavori che porteranno alla nascita della nuova AGCOM. “È un fatto grave“, ha commentato Guido Scorza, avvocato, dottore di ricerca in informatica giuridica e diritto delle nuove tecnologie oltre che presidente dell’Istituto per le politiche dell’inovazione, da lui fondato. “Esattamente quanto, in genere, accade nel corso delle consultazioni elettorali in Paesi ad alto rischio democratico. La situazione italiana preoccupa la comunità internazionale che la registra come anomala e meritevole di speciale attenzione“, ha aggiunto il legale.
“Open Media Coalition“, coalizione che raccoglie decine di associazioni, rappresentanti di centinaia di migliaia di cittadini, della quale Scorza spiega di essere membro, aveva già esortato alla pubblicazione dei candidati alla guida dell’AGCOM auspicando anche un segnale di discontinuità con il passato.
Il tema spinoso della tutela del diritto d’autore
E se l’ONU ha chiesto maggiore trasparenza, dagli Stati Uniti arrivano pressioni affinché l’AGCOM vari il più presto possibile quel provvedimento che era in discussione ormai da più di un anno e sul quale Calabrò è tornato nuovamente questa mattina. Nel precedente intervento, il Presidente dell’AGCOM aveva descritto il regolamento proposto come un eccellente strumento per tutelare i diritti di proprietà intellettuale e, di conseguenza, il settore delle attività creative. Stando a quanto precedentemente indicato, l’AGCOM si sarebbe potuta dotare di una serie di poteri addizionali con la possibilità di disporre l’immediata chiusura, ad esempio, di quei siti web che mettessero in atto violazioni dell’altrui copyright. I detrattori del provvedimento firmato AGCOM hanno sempre contestato come non debbano spettare ad un’autorità amministrativa qual è l’AGCOM i poteri di blocco o sequestro che dovrebbero competere esclusivamente ai giudici.
Calabrò, oggi, ha dichiarato che “(…) nessun diritto è senza limiti. Il diritto alla libertà di navigazione marittima non ha comportato il diritto alla pirateria“, proseguendo: “L’intesa era però che il Governo avrebbe adottato una norma di interpretazione autentica che rendesse leggibili per tutti le norme primarie che inquadrano la nostra competenza. È vero che una tale norma non è indispensabile, ma sarebbe certamente utile in una materia, qual è quella in questione, nella quale, per la sua sensibilità, è auspicabile la massima chiarezza“. Tra le righe, insomma, il Presidente afferma che il Governo, così come promesso, avrebbe dovuto emanare una disposizione con la quale sarebbe stata avallata l’attività dell’AGCOM. Nonostante ciò non sia avvenuto, sostiene Calabrò, l’AGCOM continuerà per la sua strada: “finché il Governo non adotterà questa norma, noi – almeno in questa Consiliatura – non ci sentiremo tenuti alla deliberazione del regolamento, pur così equilibrato, che abbiamo predisposto e messo a punto con ampia consultazione“.
L’avvocato Scorza, usando parole durissime nei confronti dell’operato dell’AGCOM in materia di tutela del diritto d’autore, aveva dichiarato come il regolamento potresse essere dichiarato nullo dal primo giudice amministrativo chiamato ad esprimersi sullo stesso. Il punto non è certo dare il benestare alla pirateria digitale ma combatterla in modo serio senza penalizzare coloro che operano nella legalità e senza adottare provvedimenti censori decisi senza l’intervento del Tribunale.
Frattanto, come precedentemente annunciato, sono arrivati gli strali dell’USTR (Office of the United States Trade Representative) che già si era occupato delle “beghe” di casa nostra. L’agenzia governativa americana ha nuovamente messo l’Italia nella lista dei “Paesi cattivi” ossia nell’elenco delle nazioni che non si prodigherebbero abbastanza nella lotta contro le violazioni del copyright e contro la pirateria digitale. L’Italia viene strapazzata nell’ultimo resoconto elaborato dall’USTR ed, a chiare lettere, viene chiamata in causa l’AGCOM che non si sarebbe attivata per giungere all’approvazione del contestato provvedimento anti-pirateria (l’ufficio americano aveva già fatto pressione sull’Italia, in passato, affinché il nostro Paese accendesse il semaforo verde sul documento AGCOM).
Durissimo Enzo Mazza, il presidente della FIMI, federazione delle case discografiche di Confindustria, che – di fronte alla relazione di Calabrò – spende parole taglienti: “il Presidente Calabrò oggi ha di fatto sancito la resa dell’Autorità, consegnando virtualmente la maglia dell’AGCOM agli ultras della pirateria. Bene ha fatto l’amministrazione Obama a mantenere l’Italia nella lista nera dei Paesi con scarsa tutela dei diritti di proprietà intellettuale a causa della mancata adozione del regolamento AGCOM, ampiamente promesso anche dal Presidente dell’Autorità in più occasioni“.