Perché conviene scegliere tecnologie open source in progetti di integrazione.
In questo spazio (Techne – Con parole mie) i protagonisti della tecnologia raccontano e si raccontano, portando alla luce la miscela virtuosa di tecnica ed esperienza al servizio delle esigenze dell’utenza. Parlano sulla base della conoscenza, evitando di fare riferimento alla propria produzione, bensì portando il discorso su un piano generale e fruibile da tutti.
Il software open source è già ampiamente presente presso gli ambienti It di molte grandi aziende, ed è considerato un modello innovativo e di sviluppo per le più grandi realtà internazionali. Ma ci sono vantaggi che derivano anche da tecnologie closed source, soprattutto quando queste sono parte di una più ampia strategia It. Le aziende dovrebbero tenere in considerazione una serie di parametri importanti, nel momento in cui definiscono il loro approccio:
Il software closed source è una buona scelta quando:
– Il progetto It ha requisiti mediamente standard;
– È richiesta una personalizzazione ridotta;
– Il software commerciale disponibile non è particolarmente costoso.
L’open source si rivela invece una scelta preferibile quando:
– Il progetto It ha requisiti molto differenti tra loro;
– Il progetto richiede un’importante attività di personalizzazione;
– Il software commerciale disponibile è particolarmente costoso.
Inoltre, solitamente le aziende vedono di buon occhio l’open source per:
– Abbassare il Tco (Total Cost of Ownership)
– Accelerare l’innovazione
– Avere maggiore visibilità sul codice sorgente
– Evitare il cosiddetto “vendor lock-in”
Sempre più spesso, aziende e realtà governative stanno prevedendo un uso sempre maggiore di software open source, quando disponibile, per ridurre i costi totali di gestione delle tecnologie all’interno delle organizzazioni.
Tre fattori in particolare hanno giocato un ruolo importante nell’accelerata diffusione del software di infrastruttura open source:
– La tecnologia open source sta maturando;
– Le aziende stanno offrendo indennizzi per proteggere gli utenti nel caso di dispute legate ai brevetti;
– Le aziende stanno offrendo servizi professionali e supporto su soluzioni open source.
Fino ad ora, la maggior parte dei progetti open source all’interno delle aziende sono stati mirati a trasformare in commodity tipologie di software ben note e definite, quali ad esempio sistemi operativi, application server, sistemi di database management o strumenti di sviluppo grafico.
Nel momento in cui il mercato inizia ad adottare in maniera più ampia architetture orientate ai servizi (Soa), però, i progetti open source iniziano a rivolgersi verso categorie di software che non sono così standard. Il mercato delle infrastrutture Soa è relativamente nuovo, e molti software che rientrano in questa categoria non hanno una definizione singola e univoca. Esempi di questo sono l’Enterprise Service Bus (Esb) ed il registry/repository dei servizi, nessuno dei quali si trova allo stesso grado di maturità di un application server o di un web server.
Nonostante questo, i progetti open source legati all’infrastruttura Soa non mancano (compresi Esb e registry/repository dei servizi) presso le maggiori comunità open source, quali Apache, Sun, Red Hat ed ObjectWeb. Questi progetti abbinano tipi differenti di software open source, quali sistemi di messaging, application server, Web server e sistemi di database management, a nuove componenti progettate specificamente per essere utilizzate all’interno di applicazioni basate su Soa.
Il software open source è adatto per le infrastrutture Soa perché queste rappresentano un livello di astrazione superiore ai sistemi software esistenti, permettendo ad applicazioni nuove e già esistenti di lavorare efficacemente insieme.
Nei fatti, i progetti open source all’interno delle infrastrutture Soa sono in realtà un’estensione di progetti open source già esistenti, in particolare riguardo sistemi di messaging, application server e toolkit per Web service.
(*) Sales Solution Architect, Iona Technologies Italia