Nei datacenter serve una virata decisa verso il consolidamento. Ne parliamo con Sergio Esposito
Sergio Esposito, Country Leader Hardware Business Unit, Oracle Italia ammette che «censire il numero esatto di datacenter non èproprio immediato, possiamo dire comunque che sono qualche migliaia».
E chi li detiene?
Il detentore di un datacenter può essere un’azienda utente finale, tipicamente di almeno di dimensioni medio-grandi, oppure un nostro partner che eroga servizi attraverso il proprio datacenter. Se guardiamo alle innovazioni che vengono portate all’interno del datacenter, è chiaro che le grandi aziende in questo senso sono ovviamente un passo avanti e in particolare Telco, Utilities e Financial Services sono i settori più innovativi.
Come emerge dall’Oracle Next Generation Data Center Index emerge una problematica generalizzata costituita da valori bassi di conoscenza e strumenti idonei al consolidamento dei datacenter e da una scarsa propensione al cambiamento. Nonostante l’adozione di soluzioni mirate possa influire positivamente in maniera significativa, i vendor dovranno sostenere uno sforzo non indifferente per riuscire a sensibilizzare i mercati rispetto a questo bisogno di cambiamento.
Quali competenze professionali devono avere le aziende nel datacenter per fare private cloud?
Nonostante l’adozione di soluzioni mirate possa influire positivamente in maniera significativa, i vendor dovranno sostenere uno sforzo non indifferente per riuscire a sensibilizzare i mercati rispetto a questo bisogno di cambiamento e percorso verso il cloud.
Per riuscire a creare un sistema di private cloud è innanzitutto necessario estendere il modello di gestione dalla virtualizzazione dei server a tutto l’It aziendale.
La maggior parte delle imprese possiede un’architettura It molto complessa, onerosa da gestire e poco scalabile: tutti elementi che possono impedire all’It di restituire valore all’azienda.
Se non si giunge a un cambiamento molte organizzazioni continueranno a mancare dell’agilità necessaria per reagire rapidamente alle richieste del mercato. Il punto di partenza fondamentale per avviarsi a un processo di cloud privato è dunque la virtualizzazione, in cui su un server fisico vengono create più macchine virtuali; è necessaria tuttavia anche la funzionalità opposta, cioè fare in modo che più macchine fisiche vengano viste come una sola risorsa virtuale, abilitando così il concetto di pool di risorse allocabili dinamicamente alle varie applicazioni a seconda delle necessità.
Gestire un cloud significa quindi gestire tutti i cluster e le macchine virtuali, soprattutto dal punto di vista della misurazione del servizio offerto a ciascun utente, e questa complessità viene indirizzata con apposite, sofisticate soluzioni software per il cloud management.
La missione di Oracle è di abilitare la creazione di soluzioni cloud di tipo SaaS, PaaS e IaaS, prevalentemente in ottica di private cloud. Il percorso per arrivare ad un’organizzazione dell’It secondo un modello di cloud privato prevede inoltre la standardizzazione delle soluzioni, il consolidamento degli ambienti e la successiva automatizzazione dei processi di gestione dell’It.
Qual é la tecnologia o la soluzione a cui il responsabile del datacenter deve pensare a investire nel breve periodo?
Oggi le aziende clienti hanno a che fare con un numero di risorse virtuali e fisiche sempre maggiore nei loro datacenter: sicuramente la via migliore per garantire alte prestazioni al datacenter e renderlo ricettivo al cambiamento è quella di pensare alla modernizzazione e virtualizzazione dello stesso.
Sono numerose le imprese che ancora faticano ad affidarsi a tecnologie innovative nei loro datacenter e ciò si ripercuote negativamente sulla capacità di rispondere alle esigenze dei rispettivi settori di attività e di reagire rapidamente ai cambiamenti del mercato.
Si può abbinare al datacenter una misurazione di Roi?
È chiaro che investire in tecnologie di nuova generazione porta dei benefici economici non indifferenti che vanno dai costi diretti legati alla spesa energetica a quelli di gestione e manutenzione, a quelli per l’acquisto o l’affitto di spazi fisici dove installare macchine, che oggi, essendo molto più potenti e performanti sono in grado di assicurare una potenza computazionale un tempo erogata da molte piu’ macchine.
Ma esiste poi un impatto indiretto ossia la possibilità di agire in base alle esigenze del business, ciò significa avere un impatto sulle operations dell’azienda.
In questo caso entriamo nell’ambito di veri e propri modelli di Roi, quali ad esempio quelli che mette in pratica il Team Oracle Insight, un team di esperti in grado di analizzare l’infrastruttura in possesso del cliente, analizzarne il Total Cost of Ownership e ipotizzare degli scenari prendendo in considerazione diverse variabili e diverse tecnologie.
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