Larry Ellison ha offerto 5,1 miliardi di dollari per acquistare la società che, nemmeno una settimana prima, aveva annunciato di voler rilevare Jd Edwards. Più che negativa la reazione della diretta interessata, ma la parola ora passa agli azionisti.
A brevissima distanza dallannuncio della volontà di PeopleSoft di acquisire Jd Edwards, Oracle ha risposto, lanciando unofferta pubblica di acquisto sulla stessa PeopleSoft per 5,1 miliardi di dollari. Il Ceo della società, Larry Ellison, ha esplicitato la volontà di acquisto anche con una lettera al management dellazienda nel mirino, nella quale si evidenziano i vantaggi delloperazione e si invita a un incontro per discuterne direttamente.
Secondo le prime anticipazioni operative, se la fusione avverrà, pare che sul mercato rimarrà il prodotto di Oracle, la eBusiness Suite, e non lErp di PeopleSoft, a cui sarà demandato il compito di trasferire la propria bontà tecnologica alla soluzione gestionale Oracle. Ovviamente, il tutto avverrebbe tutelando chi è oggi cliente di PeopleSoft (e di Jd Edwards), creando una mega struttura di supporto ai loro applicativi gestionali.
La notizia, dunque, sta tutta in una riga. Fa scalpore perché giunge nemmeno una settimana dopo quelle che vedevano PeopleSoft e Ssa nelle parti degli acquirenti di Jd Edwards e Baan. Ma lo scalpore non è nemmeno troppo perché ciò che accade è nella logica di un mercato, quello Erp, che sta concentrandosi, a scopo di difesa, fino a tendere allestremo rappresentato dal duopolio, con Sap a un capo e, a questo punto, Oracle allaltro. Con in mezzo i servizi di assistenza e manutenzione, il cui valore di business è ormai sempre più elevato. Tutto questo vale dal punto di vista strategico. La subitanea offerta della società californiana, però, ha anche un valore tattico. In questo modo, infatti, Oracle parrebbe voler ridurre al minimo i costi di una fusione che è scritta nel genoma strategico della società. Meglio subito, pare aver pensato Ellison, che dopo, a metabolizzazione avvenuta di Jd Edwards da parte di PeopleSoft.
Naturalmente, le reazioni in casa PeopleSoft non hanno tardato ad arrivare e sono state inequivocabilmente negative. Il Ceo della società, Craig Conway, ha definito lofferta pubblica come un "comportamento atroce da parte di una società che vanta una lunga storia di comportamenti atroci. È un palese tentativo di mandare a monte lacquisizione di Jd Edwards", ha concluso Conway, aggiungendo che il comitato direttivo è tenuto per legge a valutare ogni offerta in contanti, indipendentemente dalle reali intenzioni degli acquirenti e a trasmettere le conclusioni ai propri azionisti, comunque invitati a non intraprendere alcuna azione immediata.
Oracle ha replicato che se loperazione PeopleSoft andrà in porto sarà suo diritto decidere che cosa fare degli accordi stipulati con Jd Edwards. Larry Ellison, Ceo di Oracle ha dichiarato: "PeopleSoft farà di Oracle una azienda ancor più profittevole e competitiva". Il manager ha anche precisato che un anno fa PeopleSoft ha contattato Oracle in vista di un possibile matrimonio tra le rispettive applicazioni aziendali, ma in quella occasione non era stato raggiunto un accordo sulla possibile struttura di questa combinazione.
PeopleSoft ribatte però che i contatti non vertevano affatto su un merger tra le due società, ma sulla cessione da parte di Oracle delle attività riferibili alle applicazioni aziendali.
Altre motivazioni di carattere tattico vanno ricercate nellambito finanziario. Pare, infatti, che, se lOpa andrà a buon fine, la società di Ellison potrebbe innalzare notevolmente il proprio Ebitda, lanciando segnali di strapotenza alle comunità finanziarie, sempre più attente alle relazioni trimestrali.
Al momento i fronti sono spaccati anche sullinterpretazione delloperazione di eventuale fusione. Oracle punta, soprattutto, sullinteresse per gli azionisti, mentre il duo PeopleSoft-Jd Edwards spinge sui benefici per i clienti. Anche la casa di Denver rischia molto in questa situazione, poiché non potrebbe muoversi, essendo oggetto di trattativa e si troverebbe a fronteggiare una clientela probabilmente non intenzionata ad aspettare la risoluzione della contesa.