Il Politecnico di Milano stima ottocento hot spot a marzo di quest’anno ma le previsioni parlavano di 1.400. Per fine anno si dovrebbe arrivare a quota 2.600
26 aprile 2004 A quasi un anno di distanza dal varo del decreto
ministeriale il Wi-fi pubblico in Italia vale circa ottocento hot spot con gli
operatori che, secondo l’osservatorio del Politecnico di Milano, si dividono in
due macrocategorie. La prima è quella dei grandi Isp e operatori telecom fise
mobili, i top player multicanale, mentre la seconda è quella
degli operatori minori che comprende piccoli Isp, start up e
altre aziende entrate nel comparto del Wi-fi pubblico come system integrator e
technology provider.
Un’altra differenziazione viene fatta in base ai modelli di business che
comprendono Wisp retail che hanno un’offerta diretta all’utente
finale di servizi di connettività Wi-fi pubblici attraverso una propria rete di
hot spot e di quella di altri operatori, Wisp wholesale
specializzati nella vendita all’ingrosso degli accessi sulla propria rete di hot
spot ad altri operatori, Public lan service provider il cui
obiettivo è di abilitare il gestore di una location ad attivare un proprio hot
spot e hot spot aggregator che svolgono il ruolo di operatore
virtuale integrando le reti Wi-fi di vari Isp. La maggior parte degli operatori,
osserva l’indagine, si rifà al modello dei Wisp retail. Per quanto riguarda gli
hot spot fra i top player multicanale alcuni stanno sviluppano una propria rete
di punti di accesso mentre altri cercano di seguire la strada degli accordi con
altri operatori. Gli operatori minori stanno sviluppando una propria rete anche
se modesta come numero e qualità dei siti.
Nel settembre 2003 gli hot spot erano 450 e a fine anno avevano raggiunto
quota 650 per poi arrivare a ottocento nel marzo di quest’anno. Le
previsioni, però parlavano di 1400 hot spot per la fine dello scorso
anno. Una stima frutto delle dichiarazioni degli operatori che era figlia di un
entusiasmo eccessivo almeno nella prima fase del debutto del wireless fidelity.
Nonostante il rallentamento rispetto alle previsioni gli operatori pensano che
entro fine anno potrebbe essere raggiunta la cifra di 2600 hot spot presenti in
Italia. Nonostante si tratti un mercato nella sua fase iniziale la
concentrazione nella proprietà dei punti di accesso è elevata. I primi tre
operatori detengono infatti il 75% degli hot spot e i primi sei il 93%.
Hotel e centri congressi ospitano il 46% dei punti di accesso,
aeroporti e stazioni il 5%, pubblici esercizi il 12%, retailer il 20% e altri
siti il 17%. La Lombardia è la regione più popolata di punti di accesso con 195
hot spot seguita dal Lazio con 109 e dalla Sicilia con 80, un dato influenzato
dalla forte impegno di un Wisp locale.
Il 2% dei punti di accesso sono a pagamento e il 38% gratuiti. Chi non ha
ancora introdotto il servizio a pagamento lo ha fatto perché non ha ancora
terminato la messa a punto tecnica del servizio o perché deve ancora definire
una strategia commerciale o ancora perché preferisce attendere di avere una
maggiore copertura dei punti di accesso. Per la tariffazione, fatta eccezione
per due offerte lanciate da Telecom, tutte le altre tariffe si basano su
carte prepagate che possono essere acquistate tramite scratch
card e vendute presso la location oppure online. La prima modalità di acquisto è
la più diffusa.