L’intervista ad Alessandro di Felice di OVHcloud. A distanza di un anno dal varo a livello europeo del recovery plan, che in Italia ha portato al PNRR, 01net realizza un’inchiesta, basata su un ciclo di interviste con le principali società che operano in Italia nell’ICT sulla loro strategia per la digitalizzazione delle aziende italiane nel 2022.
Parliamo con loro di quattro temi cardine della trasformazione digitale: resilienza, cybersecurity, cloud, sostenibilità ambientale e sociale e le risposte consentono di costruire la mappa di partecipazione delle realtà ICT alla crescita del Paese in senso digitale.
E c’è un tema in più, il quinto: con spirito consulenziale, chiediamo di fornire agli imprenditori italiani un’idea in più, capace di produrre valore immediato sul piano dell’efficienza e della competitività.
Per OVHcloud ci ha risposto il Key Account Manager Alessandro di Felice.
Un anno dopo il Recovery Plan, a che punto siamo con la reale trasformazione del Paese: con quali soluzioni, competenze e servizi partecipate alle missioni del PNRR che coinvolgono il digitale?
Come OVHcloud siamo convinti che l’Italia, anche attraverso le missioni del PNRR, si stia muovendo nella giusta direzione e stia assumendo quel controllo nella sovranità sui dati di cui da tempo siamo fermamente sostenitori. Il Governo italiano, per voce del ministro Colao, ha infatti presentato un piano di cloud nazionale che si inquadra perfettamente nella vision Gaia-X e si allinea a quanto già previsto da Francia e Germania. In tal modo l’Italia assume un ruolo sempre più rilevante all’interno della strategia europea di data sovereignty.
Sicuramente molti sono ancora gli aspetti da indirizzare e le resistenze da vincere, e proprio per questo OVHCloud intende ritagliarsi un ruolo da protagonista in questa partita. Poiché siamo l’unico cloud provider europeo in grado di competere con i colossi americani e asiatici, il nostro obiettivo è supportare concretamente governi, organizzazioni e imprese nella trasformazione digitale secondo tre direttrici che riteniamo fondamentali: oltre alla già menzionata sovranità sui dati secondo Gaia-X, la sovranità tecnologica basata su OpenStack così da evitare il vendor lock-in e la sovranità operativa, per consentire ai nostri clienti di scegliere anche dove dispiegare il proprio cloud.
Il 2021 è stato l’anno in cui il tema della cybersecurity è atterrato in tutte le imprese. Quali prospettive concrete vi siete dati per il 2022?
Il 2021 è stato un anno incerto e sfidante per tutti, a causa della pandemia e dell’accelerazione della digitalizzazione. Di fatto, la maggiore sfida che dovranno affrontare fin da subito le aziende di tutte le dimensioni è legata all’impatto sul business del Covid-19. Questo chiaramente porta alla prima strategia che dovranno mettere in atto le aziende di tutte le dimensioni e settori, ovvero di affrontare le nuove ed emergenti minacce alla data security. Il secondo obiettivo è che dovranno formare il personale interno per utilizzare al meglio le nuove tecnologie.
Da questi scenari derivano tre considerazioni:
- prima di tutto la sicurezza delle soluzioni tecnologiche
- la funzionalità e le caratteristiche delle stesse
- e, infine, l’affidabilità quale elemento fondamentale.
Aziende come la nostra – che si sono dimostrate resilienti – possono sopperire a questa accelerazione di complessità di gestione dei dati che sono costantemente sotto minaccia di attacchi. Se prendiamo solo il ransomware, nell’anno in corso si sono registrati innumerevoli attacchi ai vari settori industriali. Tutto ciò che è tecnologico e digitale è altamente esposto all’azione degli hacker.
Componente fondamentale della trasformazione digitale è il cloud. Quali sono le scelte che dovranno compiere le aziende italiane nel 2022?
A nostro avviso il 2022 sarà l’anno della sovranità digitale, dell’hybrid cloud e dell’open source anche per le aziende italiane, per questo è nostra intenzione agire su più fronti per agevolare questa transizione. Da un lato offriremo la possibilità per i clienti di ospitare hardware gestito da OVHcloud nelle proprie sedi, così da avere un’infrastruttura che veda sistemi edge e on premise integrati con i sistemi di OVHcloud.
Starà al cliente decidere se e quando questi apparati siano connessi con il cloud o meno e sarà, inoltre, possibile accedere al software per installarlo sui propri sistemi e personalizzarlo nel caso in cui lo si desideri. Inoltre, prevediamo una forte accelerazione sul fronte PaaS, che garantisce soluzioni innovative ma al contempo facili da utilizzare: in questo senso OVHcloud metterà a disposizione degli utenti una piattaforma di soluzioni cloud aperte da adottare e arricchire, condividendole con tutti coloro che richiedono maggiori standard, apertura e reversibilità nel PaaS. Le nostre partnership – come per le soluzioni Database-as-a-Service con MongoDB, Aiven, e per una piattaforma di sviluppo collaborativo con Platform.sh, l’R&D (AI Notebooks o AI) e le acquisizioni vanno esattamente in questa direzione.
In generale vediamo l’approccio Open source come un driver indispensabile di crescita per noi e il nostro ecosistema: dalla collaborazione non si può prescindere per essere sempre più competitivi.
Dopo il Cop26 si è capito che la sostenibilità, sia ambientale sia sociale, oramai riguarda non solo tutti i Paesi ma anche tutte le aziende. Qual è la vostra strategia riguardo questi temi?
Il nostro impegno per la sostenibilità è chiaro ed è stato ribadito dal nostro CEO Michel Paulin anche in occasione del recente Ecosystem Experience 2021: entro il 2030 ci impegniamo a raggiungere l’obiettivo “net zero emission” per l’intera value chain. Nonostante l’obiettivo particolarmente sfidante, siamo confortati dal fatto di avere è un modello industriale completamente circolare, efficiente “by design” dal punto di vista energetico, dei consumi di acqua, grazie al monitoraggio e al miglioramento continuo (approccio lean), fino al riciclo delle componenti dei server che assembliamo.
Da sempre siamo in prima linea nel promuovere politiche di riduzione dell’impatto ambientale, e recentemente siamo stati tra i promotori del Patto per la neutralità climatica dei data center, un’iniziativa di autoregolamentazione per renderli in Europa neutri dal punto di vista climatico entro il 2030. Riguardo specificamente ai data center è necessario operare su diversi fronti: il raffreddamento rappresenta una delle principali voci di costo energetico, e l’utilizzo di quello ad acqua in luogo dell’elettricità permette di ridurre la richiesta energetica in aggiunta a quella del server a circa il 10% contro il 40-100% di maggiori consumi di una data center tradizionale. Ma non ci fermiamo a quanto già raggiunto: stiamo infatti testando un prototipo di raffreddamento a immersione in cui si combinano tecnologie di raffreddamento a immersione con quelle di raffreddamento ad acqua che OVHcloud utilizza da quasi 18 anni.
L’idea ICT del 2022
Se doveste proporre un unico investimento (prodotto, soluzione, metodologia) a un’azienda italiana, una scelta capace di produrre da subito un beneficio a livello di efficienza e competitività, su cosa verterebbe il vostro consiglio?
Il nostro suggerimento è farsi guidare dagli standard open e indirizzare le proprie scelte tecnologiche verso soluzioni cloud dedicate.