Diminuire i costi e controllare meglio le spese: ecco perchè gli enti pubblici abbandoneranno i documenti cartacei. Ma ci sono ancora ritardi e ostacoli da superare
Stop alle fatture cartacee, via libera a quelle virtuali: la Pubblica amministrazione italiana vuole diventare più digitale. I benefici della fatturazione elettronica possono toccare i 65 euro netti per ogni operazione commerciale, ha spiegato in un recente convegno Alessandro Perego del Politecnico di Milano. A patto, però, che l’azienda sostituisca tutti i documenti materiali (dagli ordini ai pagamenti) con un sistema informatico in grado di gestire l’intero ciclo di fatturazione, grazie anche alla firma digitale. In caso contrario, con un sistema che può solo archiviare i dati, i benefici netti rimangono sotto la soglia dei dieci euro.
L’Agenzia delle Entrate come supervisore
È la Finanziaria 2008 a stabilire che gli enti pubblici dovranno accettare fatture esclusivamente in formato elettronico, partendo dall’amministrazione centrale (come i ministeri e gli enti previdenziali), giungendo gradualmente a regioni, province e comuni. La data prevista per l’avvio è il prossimo 31 luglio, anche se l’incertezza normativa – manca il decreto attuativo – e la complessità del provvedimento motivano la prudenza dell’Agenzia delle Entrate. All’Agenzia, come ha spiegato Antonio Nuzzolo della Direzione centrale normativa e contenzioso, spetta il compito di coordinare e smaltire tutti gli scambi di documenti digitali tra la Pa e le aziende fornitrici.
L’esempio del Lazio
Un compito gravoso: ogni impresa dovrà emettere, trasmettere e conservare i documenti in modo elettronico, eliminando completamente la carta e anche le forme ibride, come gli allegati via mail che poi devono essere stampati. La Pa non potrà più pagare i documenti tradizionali; posto che l’applicazione sarà progressiva e inizialmente ci sarà una “doppia circolazione” con fatture digitali e cartacee. Un esempio di fatturazione telematica, già funzionante, arriva dalla Regione Lazio. Ettore Sala, responsabile dei sistemi informativi per il controllo della spesa sanitaria, ha ricordato che il debito accumulato dal settore sanitario laziale aveva raggiunto i dieci miliardi di euro.
Ciò ha reso indispensabile avviare un piano per bloccare l’insolvenza e pagare i creditori. Tale piano si fonda proprio sulla gestione elettronica: c’è un accordo, già sottoscritto da venti aziende sanitarie e 950 imprese fornitrici, che prevede alcuni obblighi reciproci. Le imprese devono rinunciare al contenzioso per un anno dall’emissione della fattura, rinunciare agli interessi maturati fino al 180esimo giorno e inviare unicamente fatture digitali. La Pa, di contro, s’impegna a pagare le spettanze entro 180 giorni e liquidare i crediti entro 120 giorni. Sono già 17mila le fatture scambiate attraverso il sistema informatico regionale, per un controvalore di circa 600 milioni di euro.
Vantaggi e ostacoli
Un’esperienza di questo tipo comporta diversi vantaggi. La Pa può controllare in modo più tempestivo e rigoroso le sue spese, evitando per quanto possibile gli errori e i ritardi nei pagamenti. Non è solo questione di supervisionare i flussi finanziari, ma anche di migliorare il conto economico degli enti pubblici, perché ogni ciclo di fatturazione interamente elettronico salva denaro dalle casse statali. Anche le aziende che forniscono beni e servizi alla Pa ottengono analoghi benefici; soprattutto quelle di maggiori dimensioni con un numero elevato di fatture.
Rimangono alcuni ostacoli al crescente diffondersi di questi sitemi informatici. La barriera principale, come ha illustrato Perego, è di natura interna, perché riguarda la scarsa consapevolezza dei benefici ottenibili da parte delle aziende. La frammentazione del ciclo di fatturazione (che magari è solo in parte digitale) è un’altra causa, insieme alle difficoltà nell’accettare e introdurre un radicale cambiamento organizzativo all’interno dell’impresa. Ci sono anche barriere esterne: la confusione normativa e la mancanza di uno standard telematico.