Mancano dieci giorni. Dieci giorni esatti perché il piano della Pa senza carta diventi finalmente realtà.
È dal 12 agosto infatti che tutti gli enti pubblici, nessuno escluso, saranno tenuti a utilizzare solo documentazione digitale per qualunque nuova pratica.
L’obbligo è stato introdotto dall’articolo 17 comma 2 del DPCM del 13 novembre 2014 (qui il testo completo) dopo una gestazione durata quasi dieci anni, a partire dal Codice dell’Amministrazione digitale del 2005.
Cosa prevede il decreto della Pa senza carta
Di fatto, dopo 18 mesi di gestazione, alle pubbliche amministrazioni viene fatto obbligo non semplicemente di produrre tutta la documentazione in formato digitale, ma soprattutto di adeguare i processi amministrativi e adeguare tutti i sistemi di gestione alla nuova norma.
Questo significa, come logica conseguenza, anche adeguare la nuova produzione documentale alle norme vigenti in termini di protocollo informatico e di conservazione. (le linee guida sono state pubblicate dall’Agid a questo indirizzo), così che siano garantiti quei criteri di “autenticità, immodificabilità e leggibilità” che rendono il documento elettronico “informazione primaria ed originale”.
La nuova norma prevede infatti che i documenti in formato elettronico, anche quelli acquisiti digitalmente ad esempio mediante OCR o addirittura trascritti mediante digitazione del contenuto, hanno “il medesimo valore giuridico, ad ogni effetto di legge, degli originali da cui sono tratte”.
Nel caso di copie, tuttavia, è importante precisare che i documenti devono essere firmati digitalmente dal funzionario preposto.
I risparmi previsti
Il nuovo ordinamento, che va detto è già stato recepito in molti dei Comuni di più grandi dimensioni, porta evidentemente con sé significativi benefici in termini di recupero di efficienza e di risparmio economico, tanto che in occasione del recente Forum PA si è parlato di un risparmio di 3,2 miliardi di euro solo di riduzione di acquisiti di carta, grazie all’entrata in vigore di una serie di procedure digitali, di cui la Pa senza carta è solo l’ultimo anello.
Il ricorso al cloud
Tutto questo porta con sé anche un sempre più significativo ricorso al cloud: è nel cloud che risiedono i documenti ed è al cloud che sempre più spesso faranno ricorso i cittadini in una logica di amministrazione fluida e meno burocratizzata.
E questo riferimento al cloud ci porta di nuovo a Forum PA: è in quell’occasione infatti che fu annunciato un importante accordo di collaborazione tra la Corte dei Conti e Microsoft, in un’ottica di razionalizzazione dei datacenter della Pubblica Amministrazione.
In quell’occasione Simonetta Moreschini, che per Microsoft segue proprio le attività verso la PA, ci raccontò come la Pubblica Amministrazione conti qualcosa come 10.000 datacenter sul territorio. “Molti tuttavia non hanno la dignità di datacenter e il costo di adeguarli alle nuove tecnologie ma soprattutto ai nuovi criteri di salvaguardia del dato e delle informazioni sarebbero insostenibili. In questo contesto diventa forte la necessità di un percorso di razionalizzazione e di aggregazione. Con il datacenter della Corte dei Conti abbiamo deciso di dar vita a un percorso di migrazione ad Azure con virtualizzazione Hyper V e StorSimple”.
Concretamente questo significa razionalizzazione, trasferimento verso il cloud del 66 per cento delle risorse, eliminazione di centri dipartimentali.
L’obiettivo a medio termine è ancora più ambizioso: fare del datacenter della Corte dei Conti il cloud service provider all’interno della Pubblica Amministrazione.
E non c’è dubbio che la “Pa senza carta” di cloud ha davvero bisogno.
E l’articolo 68 CAD che prevedeva l’uso di software Open Source? Va tutto a farsi benedire.
Ecco dove vanno a finire molti soldi dei cittadini, nelle tasche di Microsoft!
Passare a Linux e al software Open Source che avrebbe abbattuto i costi e migliorato enormemente l’efficienza no, eh?
IL cartaceo della P.a. , non di provenienza internet/cloud ,non ha nessun valore legale ( soldi falsi e non veri) Le sanzioni sono relative a danni all’immagine dell’ente truffa allo Stato ed al cittadino e forti danni erariali.
La validita’ legale al cartaceo della P.a. oltre che dalla provenienza internet/cloud , e’ data dalla dicitura di Stato:
Dicitura di Stato
I certificati rilasciati prima del 1° gennaio 2012 non possono più essere usati perché,non riportando “Il presente certificato non può essere prodotto agli organi della pubblica amministrazione o ai privati gestori di pubblici servizi”, non sono più validi.
Secondo la Legge di stabilità 2012, infatti dal 1° gennaio di quest’anno, i
certificati rilasciati dalla pubblica amministrazione relativi a stati, qualità
personali e fatti sono validi ed utilizzabili solo nei rapporti tra privati.
il rilascio dei certificati che ne siano privi costituisce violazione dei doveri d’ufficio a carico del responsabile, per espressa previsione della lett. c-bis comma 2 dell’art. 74, del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000, introdotta dal citato articolo 15 della legge n. 183 del 2011.
In pratica la dicitura e‘ la firma,bollo e timbro su “carta” della Pubblica
Amministrazione…Un atto contrario ai doveri di ufficio,è punito con la reclusione da due a cinque anni.